"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



sabato 17 dicembre 2011

LA SHIA CREDE IN UN CORANO DIFFERENTE? SI!


La disposizione del Corano e la Shia Duodecimana.
Nel contesto delle discussioni che gli Ahl As-Sunna hanno con la Shia Duodecimana, un argomento che a volte non riceve l’attenzione che meriterebbe è il Sacro Corano. In particolare la differente convinzione riguardo la disposizione dei versetti all’interno delle Sure del Corano, e di come la posizione sciita conduca ad una profonda contraddizione dottrinale, privando di logica le basi della loro religione.

Riguardo le Genti della Via Approvata (Ahlu’s Sunna Wa Jama’ah), la nostra convinzione è che la disposizione dei versetti all’interno di qualsiasi Sura del Corano è quella impostata su ordine del Profeta Muhammad (S) ai suoi compagni. I dettagli di questa credenza possono essere approfonditi con uno studioso che ha raggiunto l’Ijazah nelle scienze del Corano. Quanto deve essere detto riguardo la nostra convinzione è che essa fornisce una solida base per gli Usool (Fondamenti) della nostra religione. Noi crediamo che il testo del Corano e la sua suddivisione interna siano stati decretati divinamente e questo fornisce un solido fondamento all’Islam. L’Aqida (Credo), il Fiq (Giurisprudenza), l’autenticità delle tradizioni ed altro, hanno una solida ed indiscutibile base di partenza.
Invece gli sciiti affermano il contrario, sostengono che la disposizione interna dei versetti del Corano di oggi non è quella voluta da Allah ed il Suo Profeta.
Ad esempio, il grande studioso sciita Ali Milani, interrogato risponde:
“Domanda: Noi crediamo che Uthman dispose certi versetti come imponeva la situazione politica del suo tempo, ad esempio egli giocò un ruolo nel mettere il versetto della purificazione nel bel mezzo di versetti riguardanti le mogli del Profeta, in Sura Al-Ahzab?
Risposta: Si, noi crediamo che la collocazione del versetto della purificazione, così come il versetto “Oggi ho completato la vostra religione...” ed altri simili siano stati manomessi da queste persone.
Per il versetto della purificazione, ad esempio, ci sono chiare narrazioni nel Sahih Muslim ed altri testi che affermano che sia stato rivelato riguardo un determinato specifico argomento, e non ha nessun collegamento con le mogli del Profeta ed i versetti che le riguardano.” (1)

Questa stessa opinione è condivisa da Mullah Baqir Majlisi nel rinomato ed importante testo sciita Bihar Al-Anwar, dove si menziona:

“Ed allo stesso modo il versetto della purificazione è stato probabilmente collocato in base ad un significato che essi pensavano gli fosse pertinente, o lo hanno inserito tra i versetti che parlano delle mogli, per loro desiderio delle cose mondane.
E’ chiaro, dalle narrazioni, la mancanza di pertinenza con la loro storia, quindi noi siamo certi che l’organizzazione e disposizione (e lo vediamo) è evidentemente totalmente errata. Ed anche se il cambio di disposizione non fosse avvenuto, diciamo: porteremo numerose narrazioni che dimostrano che molti dei versetti del Corano sono stati rimossi, quindi potrebbe essere ciò che precedeva o veniva dopo questa Ayah ad essere stato rimosso; che se era ancora lì, l’evidente collegamento tra loro (le Ayah) non sarebbe stato interrotto”. (2)

Tenendo presente le risposte date qui sopra, vorremmo porre agli sciiti duodecimani una serie di domande su come possano pensare che i loro Usul (fondamenti religiosi) ed il modo in cui viene formulata la loro religione, si possano definire in qualche modo coerenti:


1) Si sostiene che le frasi del Corano siano state spostate, quindi il significato del Corano è andato perduto. Gli esempi riportano le Ayah 05:03 e 33:33, ma in realtà viene affermato che tutte le frasi del Corano possono essere state spostate, per errore, negligenza o dolo.
Dal momento che gli sciiti sostengono che il testo del Corano è di tipo probabilistico e non certo, allora come possono pretendere la certezza di qualcosa nella loro religione?
Come possono sostenere che Muhammad (S) è veramente il profeta di Allah?
Secondo la loro teoria del dislocamento, può essere che il termine “Muhammad” sia stato accostato erroneamente con la frase “Rasul Allah” in Ayah 49:29. O forse può essere che la frase “Qul Huwa Allahu Ahad” è l’errata combinazione di queste quattro parole, mentre in realtà esse avrebbero dovuto essere separate, sempre applicando la logica conseguenza della loro teoria.
Mentre gli sciiti duodecimani possono negare che questo sia il caso dei due esempi sopra indicati, in base alla loro teoria non c’è modo con cui possano provare che questa corruzione non abbia avuto luogo. La ragione di questo è che essi affermando la possibilità generica di corruzione interna di tutte le parole e frasi del Corano, in alcuni casi indicandone le Ayah, come per 05:03 e 33:33.

2) Poiché per la Shia Duodecimana il testo del Corano e di conseguenza il suo significato, sono di tipo probabilistico, allora come possono stabilire se una narrazione del Profeta (S) o loro “infallibile imam” sia vera o falsa, dal momento che è impossibile raggiungere la certezza quando si verificano, confrontandole, due fonti con autenticità e significato incerti?

3) Se immaginiamo che da adesso il significato del Corano non sia certo e non ci sia modo di verificare la credibilità di qualsiasi narrazione testuale, allora come un qualsiasi punto di Aqida o Fiq della Shia Duodecimana può poter mai essere formulato e definito corretto, quando le basi dei loro principali testi sono intrinsecamente incerte?

Ora, affermare che “nel loro credo gli sciiti duodecimani ritengono il Corano corrotto”, è una semplificazione dell’argomento ed è meglio per noi essere più precisi nelle affermazioni.

Tuttavia, ciò che si può facilmente notare è come nella Shia Duodecimana non è necessario credere, come parte essenziale della religione, che il Corano che la gente oggi legge sia il vero Corano, Rivelazione di Allah. (3)
Loro accolgono senza problemi l’opinione secondo la quale è possibile che la disposizione del testo del Corano sia stato manomesso da chi lo ha raccolto, e che versetti e parole siano stati posti in un ordine errato.
Se una persona imparziale riflette su quanto affermato qui sopra, si accorge immediatamente che la religione della Shia Duodecimana manca di fondamenti su cui reggersi. Una volta che una religione dichiara dubbia l’origine e forma delle sue fonti primarie, tutto ciò che si suppone derivare da queste fonti è anch’esso dubbio, e nulla può mai essere definito sicuramente vero o falso! Pertanto non possono garantire che quello che essi definiscono legale od illegale lo sia realmente. Non possono rivendicare certezze riguardo le storie dei Profeti precedenti, del Giorno del Giudizio, dell’esistenza degli Angeli ecc...
Come scritto in precedenza, non possono neanche dire che Muhammad (S) è con certezza il Messaggero di Allah.
Se ammettiamo, come premessa generale, che è possibile che la collocazione delle parole del Corano sia stata modificata, allora come sappiamo che la frase “Muhammad è il Messaggero di Allah” è corretta, o se è questo un caso in cui le parole componenti la frase sono state spostate per negligenza o dolo?
Quindi, notiamo come siano i loro stessi studiosi ad inficiare la validità delle basi della loro religione.

Se facciamo un analogia con un racconto normale o una poesia, in cui veniamo a sapere che frasi, parole e paragrafi sono fuori posto, realizziamo di conseguenza che il reale significato è perduto, e potremmo leggere in sequenza parole senza nessun collegamento o concetti errati, tutti gli animi sensibili capiscono questo concetto, e non c’è alcun motivo per addentrarsi a provarlo ulteriormente.
Quando tutto questo viene applicato a ciò che è destinato ad essere la Parola di Allah, prima fonte da cui derivano tutte le credenze, si ottiene una conclusione catastrofica.
E’ ovvio che non essendoci modo di conoscere con certezza, la religione diviene un ideologia senza fondamento, così la posizione trasmessa dagli sciiti è da scartare immediatamente, ed ai suoi propagatori va ricordato che ciò a cui chiamano non è una religione divinamente ispirata, ma un debole intruglio delle loro menti che non ha nessuna solida base.



Tra gli sciiti duodecimani vi sono coloro che sostengono che la disposizione del Corano doveva avvenire secondo l’ordine di rivelazione, che questo Corano è quello che raccolse Ali e conservano gli “infallibili imam”. Tuttavia, come gli sciiti duodecimani sottolineano, non c’è nessun problema a recitare il Corano come lo troviamo oggi, dato che gli “imam infallibili” e gli studiosi moderni sollecitano i fedeli duodecimani a leggere il Corano che troviamo tra la gente.

Noi rispondiamo che questa è una riaffermazione delle posizioni presentate prima.
Ricordiamo che non stiamo cercando di dimostrare che gli sciiti duodecimani non leggano il Corano o che leggano un testo diverso, ma stiamo dimostrando che la religione della Shia Duodecimana sia intimamente incoerente, su basi, norme e principi.
Se ammettiamo che la corretta disposizione del Corano sia stata effettuata e conservata dall’”imam infallibile”, piuttosto che il testo che abbiamo ora tutti noi tra le mani, allora:

1) Il significato di tutto il Corano è perduto ed il testo del Corano che tutti noi conosciamo è un guazzabuglio senza speranza di frasi indipendenti accorpate; tutta la Religione perduta per sempre; non vi è modo di distinguere il giusto dallo sbagliato né separare la certezza dal dubbio. Aggiungendo al quadro della situazione gli “imam infallibili” non risolve nessun problema, perché il Corano corretto è solo con loro e le masse sciite non hanno accesso a questo testo.


2) Poiché per loro non vi è altro mezzo da cui partire per discernere tra narrazioni corrette ed errate, in quanto il loro attuale “imam infallibile” non vive apertamente tra loro, né pubblica documenti o contatta i loro studiosi, allora si evidenziano i problemi descritti al punto primo, e l’unico metodo che hanno riguardo la Aqida ed il Fiq è ricorrere al ragionamento attraverso congetture e probabilità.

Di fronte a questi problemi, ci sono altri sciiti duodecimani che replicano sostenendo che non condividono questa visione, che non è una via certa, e che appartiene ad una minoranza di religiosi sciiti. A questa obiezione noi replichiamo che tale visione, che mette in dubbio la disposizione interna dei versetti del Corano, è parte integrante del dibattito interno alla Shia Duodecimana.
E questo è il motivo per cui una tale prospettiva è stata apertamente enunciata da studiosi del calibro di Majlisi, Milani, Tabrizi ed altri, senza che debbano minimamente giustificare o scusare le loro posizioni.
E’ noto che tali “semplici punti di vista” fanno parte della discussione scolastica negli ambienti sciiti duodecimani, e sappiamo che tutto questo può avvenire perché deriva da una mentalità necessariamente corrotta che non può mai essere legata all’incontaminata religione Islamica.

In conclusione, la sola presentazione della questione da parte della Shia Duodecimana, dimostra la loro posizione insostenibile e logicamente incoerente, che pregiudica la credibilità e coerenza interna del loro credo.

L’unica soluzione per gli sciiti duodecimani è allontanarsi e dissociarsi completamente da queste convinzioni, da coloro che le hanno formulate e da coloro che le hanno tollerate.
L’altra soluzione è il restare intrappolati entro i confini di uno dei sistemi religiosi imperfetti attualmente maggioritari, sistemi da cui preghiamo che l’umanità venga liberata dalla Misericordia di Allah l’Altissimo.

Note:

1) http://www.alquran-network.net/masael1.htm
L’Ayatollah Ali Al-Husseini Al-Milani, attualmente insegnante nella Hawza di Qom nelle materie di Fiqh, Kalam ed Usul.

Ha studiato tra gli altri dai seguenti Grandi Ayatollah e Marja’a Taqlid (fonti di imitazione): Muhammad Al-Kalbaikani, Hussain Al-Khurasani, Muhammad Al-Ruhani, Muhammad Al-Tabrizi e Murtadha Al-Haeri.

2) http://www.yasoob.com/books/htm1/m013/13/no1314.html

3) Per maggiori dettagli vedere anche l’articolo: Fatal flaw in the basis of Twelver Shiaism

Tradotto da Studiamo la Shia: http://www.defending-islam.com/page10.html

Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/


domenica 20 novembre 2011

GHADIR KHUM

-Pellegrini sciiti si bagnano nell'acqua "benedetta" di Ghadir Khum-

Il primo passo ed il più importante nell’analizzare in maniera precisa e scientifica l’evento di Ghadir Khum, è quello di leggere le narrazioni ed i testi storici riconosciuti dalle rispettive parti (Sunna e Shia). Il passo successivo è quello di conoscere gli eventi che hanno accompagnato queste narrazioni, vale a dire la cause ed i fattori allora verificatesi.

VERSIONE SCIITA
Tra le varie versioni sciite riportiamo quelle classica di Sheik Nasir Makarem Shirazi, dal suo tafsir in persiano (Tafsir Namunah, vol.5, pag.8-12), ed arabo (Al-Amtal Fi Tafsir Kitab Allah Al-Munazzal, vol.4, pag.88-93):
“Nell’ultimo anno di vita, il Profeta (S) compì il suo ultimo Pellegrinaggio, con i musulmani che erano moltissimi ed erano molto contenti di aver partecipato con lui e di aver ottenuto questo onore... Il sole emanava i suoi cocenti raggi su valli e pianure...Quasi all’ora di mezzogiorno, la grande carovana si stava avvicinando alla terra di Juhfa, da dove appare la zona arida di Khum. La zona infatti, si trovava all’incrocio di quattro piste, dove i pellegrini si dividevano per differenti destinazioni. Improvvisamente il Profeta (S) ordinò di fermarsi, così i musulmani che erano andati oltre vennero richiamati indietro, mentre quelli che erano indietro vennero attesi, fino a quando raggiunsero la folla adunata. Poi, il Muezzin, salì in alto per chiamare alla preghiera del Dhor. Il vento era secco e cocente, e costrinse certi a mettere una parte del mantello sotto i piedi e l’altra sulla testa, per proteggersi dal calore della sabbia e del sole... Compiuta la preghiera, i pellegrini si affrettarono per posare delle piccole tende che avevano con loro, per proteggersi dal calore del mezzogiorno. Tuttavia il Profeta (S) li informò che dovevano essere pronti ad ascoltare un nuovo messaggio divino contenuto in un suo sermone. Certi erano lontani tanto da non riuscire a vederlo, quindi gli venne creato un Minbar con le selle dei cammelli, quindi salì e dopo aver lodato ed esaltato Allah, si rivolse alla gente nel seguente modo: “Avete pensato a come trattare le due cose pesanti dopo di me?”. Ed uno gridò: “Che cosa sono le due cose pesanti, o profeta di Dio?”. Egli rispose: “Il peso maggiore è il Libro di Allah e l’altro più piccolo è la mia famiglia”. All’improvviso la gente vide il Profeta (S) guardarsi intorno, finché vide Ali, si piegò (lo fece salire), prese la sua mano e la alzò fino a che si vide il bianco delle loro ascelle. E dopo che la gente ebbe riconosciuto Ali, il Profeta (S) disse: “O gente, chi ha più autorità sui credenti che loro stessi?”. Loro dissero: “Allah ed il Suo messaggero ne sanno di più”. Il Profeta (S) disse: “Allah è il mio mawla e io sono il mawla dei credenti, ed io ho più autorità sui credenti di essi su loro stessi. Chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla”. Poi guardò verso il cielo ed invocò Allah dicendo: “O Allah, sta vicino a chi gli sta vicino, avversa colui che lo avversa, ama colui che lo ama, odia colui che lo odia, dai vittoria a colui che lo aiuta a vincere, deludi colui che lo delude e fai che la verità stia con lui ovunque vada”. Quando si concluse il sermone del Profeta (S), la gente non si disperse fino a quando scese Jibril con il versetto “Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam” (5:3). (1)
Allora il Profeta (S) disse: “Allah è il più Grande, perché ha reso perfetta la religione, ha completato la grazia ed è rimasto soddisfatto per il mio mandato e per la wilaya di Ali dopo di me”.
Inoltre nel libro Al-Kafi (vol.1,pag.289,num.4) possiamo leggere:
Bin Ibrahim narra da suo padre, da Ibn Abi’Amir, da Omar Bin Udaina, da Zurara e Al-Fudayl Bin Jasar e Bakir Bin ‘Ayan e Muhammad Bin Muslim e Barid Bin Muhawia e Abi Al-jarud, che Abu Jafar disse: “Allah ha ordinato al Profeta (S) di informare la gente sulla wilaya di Ali, quindi ha fatto scendere su di lui la Ayah “In verità i vostri alleati sono Allah ed il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all’orazione e pagano la decima, prosternandosi con umiltà” (5:55). Ma la gente non ha compreso cosa fosse la wilaya, così Allah ha ordinato al Profeta (S) di spiegarla nel modo in cui spiegava la Salat, la Zakat, il Sawm ed il Hajj. Quando giunse questo ordine il Profeta (S) si rattristò perché ebbe paura (2) che la gente lasciasse la religione Islamica, che non gli avrebbero creduto, così chiese dei chiarimenti ed a questo punto Allah gli rivelò: “O Messaggero, comunica quello che è sceso su di te da parte del tuo Signore. Che se non lo facessi non assolveresti alla tua missione. Allah ti proteggerà dalla gente” (5:67). Di conseguenza il Profeta (S) informò la gente a Ghadir Khum riguardo la wilaya di Ali dopo di lui, ad alta voce dopo la chiamata alla preghiera e chiese ai presenti di informare gli assenti.”
VERSIONE SUNNITA
Riportiamo la versione sunnita maggiormente approvata, contenuta nel Sahih Muslim, Kitab Al-Fadail n.2401. 
In una narrazione riportante un dialogo tra Hasin e Zayd Bin Arqam, quest’ultimo disse: “ Un giorno il Profeta (S) si alzò in piedi per recitare un sermone in una località conosciuta come Ghadir Khum, che si trova tra Mecca e Medina. Dopo aver predicato, ricordato, lodato ed esaltato Allah alla gente, disse: “O gente, io sono un essere umano, sto per ricevere il messaggero del mio Signore e dovrò rispondere alla chiamata (alla morte); lascerò tra voi due cose pesanti: la prima è il Libro di Allah ove c’è la buona guida e luce, tenetevi stretti al Libro di Allah; e dopo le raccomandazioni sul Corano disse: “E la gente della mia casa, vi ricordo Allah riguardo la gente di casa mia, vi ricordo Allah riguardo la gente di casa mia”. Hasin chiese a Zayd: “E chi sono la gente di casa sua? Le sue mogli fanno parte della gente di casa sua?”. Zayd rispose: “Si (ne fanno parte), e la gente di casa sua sono coloro per i quali l’accettazione dell’elemosina è stata proibita”. Hasin disse: “E chi sono?”, Zayd rispose: “Sono la famiglia di Ali, la famiglia di Aqil, la famiglia di Ja’far e la famiglia di Abbas”. Hasin allora disse: “Sono questi coloro per i quali l’accettazione dell’elemosina è vietata?, Zayd disse: “Si”.

ANALISI
Una della più importanti prove, secondo gli sciiti, per confermare che Ali sarebbe colui che avrebbe dovuto essere il primo Califfo dopo il Profeta (S), e quello che accadde a Ghadir Khum, e non è un caso che hanno scritto un libro in 11 volumi chiamato Kitab Al-Ghadir. L’evento di Ghadir è riportato dai sunniti in Sahih Muslim come nella traduzione di prima, l’aggiunta della frase “chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla” è riportata da Tirmidi, Ahmed, Nasai ed Al-Hakim con catene di trasmissione da taluni ritenute affidabili (3), mentre riguardo altre frasi come: “O Allah, sta vicino a chi gli sta vicino, avversa colui che lo avversa...” alcuni sapienti hanno cercato di trovare delle catene di trasmissione affidabili, ma la posizione più veritiera e condivisa è la loro inaffidabilità; ed in ultimo la frase “dai vittoria a colui che lo aiuta a vincere, deludi colui che lo delude e fai che la verità stia con lui ovunque vada” è ritenuta un aggiunta fabbricata sul Profeta (S), che non ha fonti di trasmissione, quindi non la prendiamo in considerazione nel discorso.
Il punto focale di questo hadith è la frase “chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla”, usata dagli sciiti per dimostrare che Ali è il legittimo Califfo dopo il Profeta (S), appoggiandosi sul significato dell’espressione “mawla”, ed il fatto che il Profeta (S) abbia fatto sostare la gente sotto il sole in numero maggiore di centomila non solo per informarli che amava Ali, ma per nominarlo come suo successore.
Ma prima indaghiamo le ragioni per cui il Profeta (S) ha tenuto questo discorso a Ghadir Khum, e le circostanze che lo hanno accompagnato.

Ragioni e Circostanze
1) Buraida Bin Al-Hasib narra che Khalid Bin Al-Walid inviò un messaggero al Profeta (S) chiedendogli di inviare qualcuno (nello Yemen) a raccogliere il Khums. Venne inviato Ali, raccolse il Khums e da questo si scelse una schiava. Buraida disse: “ Quando vidi Ali che aveva compiuto il ghusl, odiai questa cosa e dissi a Khalid: “Non lo vedi?!”. Quando raggiungemmo il Profeta (S) gli raccontammo questo fatto ed il Profeta (S) disse: “O Buraida, tu odi Ali?”, io risposi: “Si”, allora il Profeta (S) disse: “Non odiarlo poiché egli merita dal Khums, più di questo”.
(Sahih Bukhari, Kitab Al-Maghasi, Bab Ba’t Ali wa Khalid Ila Yaman, n.4350)
In questo caso Buraida non critica Ali perché geloso della schiava, ma per il fatto che secondo lui, Ali avrebbe commesso un irregolarità prendendo subito la sua parte del Khums, mentre in altre occasioni avrebbe negato questo diritto ad altri.
Solitamente gli sciiti negano che Ali in Yemen avesse preso una schiava dalla sua parte del Khums, ma l’episodio è riportato anche in autorevoli fonti sciite, tra cui Kitab Al-Irshad, di Shaykh Mufid, da loro chiamato “Shaikh Al-Ta’ifa” (lo Shaikh della setta).
2) Al-Baihaki narra da Abu Said che Ali impedì di cavalcare i cammelli della sadaqa, ed incaricò su di loro un responsabile. Poi andò via, tornando dal Profeta (S), e quando (i cammelli) lo raggiunsero e vide che il responsabile da lui incaricato aveva permesso che venissero cavalcati, si arrabbiò e lamentò molto con lui (in un altra narrazione si racconta anche di vestiti che Ali impedì loro di indossare, prima del loro arrivo).
Abu Said disse che: “Quando incontrammo il Profeta (S) gli parlammo della durezza di Ali verso di noi” il Profeta (S) rispose: “O, Sa’ad Bin Malik (Abu Said), non dire certe cose su tuo fratello. Giuro su Allah che egli non ha fatto che il meglio per Allah”.
Anche Ibn Al-Kathir scrive che, quando l’esercito cominciò a parlare troppo su Ali, sul fatto che impedì di usare i cammelli della sadaqa e riprese i vestiti che il suo incaricato aveva permesso di indossare (ed Allah è il più Sapiente), allora il Profeta, dopo i riti del Pellegrinaggio quando stava tornando a Medina, si fermò a Ghadir Khum per fare un sermone per discolparlo, onorarlo e ribadire alla gente alcune sue qualità, così da rimuovere ciò che era nei cuori delle persone contro di lui.
(Al-Bidaya wa Nihaya, 5:95)
Queste furono le circostanze che indussero il Profeta (S) a parlare di Ali e della sua famiglia in quel luogo. Per fermare sul nascere invidie ed incomprensioni, che se lasciate maturare, potevano minare l’unità dei musulmani. E dal momento che questi malumori erano sorti tra alcuni compagni di Medina, e non interessavano a tutti i musulmani, egli attese di essere con loro sulla via del ritorno.

ANALIZZIAMO MEGLIO 
- Ghadir Khum è a 173 Km a nord di Mecca, come poteva essere il luogo di separazione dei pellegrini?

Ghadir Khum è situato a circa 4 Km dalla località al tempo chiamata Al-Juhfa, ora Rabigh.
Tenendo conto che la distanza tra Mecca e Medina è di circa 340 km e la distanza tra Rabigh e Mecca è di 173 Km, diventa difficile sostenere, come fanno Makarem Shirazi e gli sciiti, che quello fosse il luogo in cui le carovane dei pellegrini si separavano dopo il Pellegrinaggio. Come non era sicuramente la prima sosta che faceva una carovana di ritorno a Medina.
Ma era Mecca il luogo di raduno e di separazione dei pellegrini dopo il Hajj; quelli di Taif andavano ad est, i meccani restavano in città, gli yemeniti andavano a sud, i medinesi verso nord, ed altri ancora verso le rispettive destinazioni. Un semplice sguardo alla mappa dei luoghi ci fa capire che i pellegrini che erano con il Profeta (S) erano quelli sulla strada per Medina, e respinge l’idea che Ghadir Khum, a 173 Km a nord di Mecca, fosse il luogo della separazione delle carovane.

- Perché non durante gli importanti sermoni del Pellegrinaggio?
Il Profeta (S) ha aspettato a tenere il suo discorso, fino a quando si è trovato in viaggio con la gente di Medina, perché essendo stati loro a lamentarsi con lui di Ali, solo a loro era indirizzato.
Ma se lui avesse inteso nominare Ali quale suo successore, come intendono gli sciiti, lo avrebbe fatto durante i più importanti sermoni del Hajj, ad Arafa e Mina, alla presenza di tutti i pellegrini e capi tribù.
Nell’ultimo sermone del Hajj, il Profeta (S), ha parlato alle genti riguardo questioni importanti e sensibili dell’Islam, come quella sociale e politica, come mai allora non ha fatto alcun riferimento riguardo il suo successore e che quest’ultimo sarebbe stato nominato da Allah? E di più, non ha citato proprio Ali, in nessun modo, come Imam o Khalifa?
Se un argomento come quello della successione del Profeta (S) è importante e, come pensa la Shia, legato alla sopravvivenza stessa dell’Islam, allora come mai il Profeta (S) lo avrebbe dichiarato pubblicamente una sola volta a Ghadir Khum, e non lo ha più ribadito una volta tornato a Medina?
Inoltre gli sciiti, per dare ulteriore importanza all’avvenimento esagerano sul numero dei presenti, parlano di centomila persone a Ghadir Khum, quando in realtà quello forse era il numero totale dei pellegrini a Mecca, non di quelli di ritorno a Medina; ma indipendentemente dal numero, il senso non cambia.

- Definizione della parola “mawla”.
Gli sciiti usano la parola mawla, nel hadith di Ghadir Khum, per provare che Ali è stato nominato successore del Profeta (S). Ma una tale prova deve essere esplicita e chiara, ed un vocabolo non deve avere altri sensi ed interpretazioni, altrimenti non può rappresentare una prova valida.
In realtà la parola “mawla”, come altre nella lingua araba, ha più significati.
Basta aprire un dizionario arabo per vedere le varie definizioni di questo vocabolo, Ibn Al-Atheer nel suo dizionario, alla parola mawla indica: signore, proprietario, benefattore, liberatore, colui che fa vincere, amante, alleato, cugino, genero, schiavo, ecc... (Gharib Al-Hadith,5-221)
Ad esempio Zayd Ibn Haritha era chiamato Mawla An-Nabi (servo del Profeta), e Salim era chiamato Mawla Abi Hudayfa perché era il servo di Abu Hudayfa.
Il questo hadith, la parola “mawla” non può significare “successore” o “imam”, ma piuttosto la miglior traduzione è “intimo amico”, e questo in base a diversi motivi.
“Mawla” deriva da “wilaya” che vuol dire “amore, amicizia”, invece “waly” che deriva da “walaya” indica leadership, ma il Profeta (S) ha utilizzato “mawla” e non “waly”.
Il Profeta (S) ha utilizzato “mawla” non solo per definire Ali come “intimo amico”, ma anche riferito ad altri. Ad esempio nel Sahih Bukhari leggiamo che disse: “Le tribù dei Quraish, Ansar, Juhaina, Muzaina, Aslam e Ghifar sono i miei amati (mawaly: plurale di mawla) e non hanno alcun protettore tranne Allah ed il Suo Apostolo”. (Sahih Bukhari, vol.4, libro 56, n.715)

- Il Sacro Corano mai cita la parola “mawla” con riferimento al califfato, imamato o successione.
Vediamo degli esempi:
“Quest'oggi non sarà accettato riscatto né da voi, né da coloro che non credettero. Vostro rifugio sarà il Fuoco: questo è il vostro inseparabile compagno (mawlakom). Qual triste rifugio!” (57:15)
Il fuoco dell’Inferno viene definito come “mawlakom”, cioè il “vostro mawla” per i miscredenti, a causa della loro estrema vicinanza, ed è questa la definizione intesa nell’hadith di Ghadir Khum, cioè l’estrema vicinanza, di Ali, al Profeta (S) ed ai credenti.
“Date loro il nome dei loro padri: ciò è più giusto davanti ad Allah. Ma se non conoscete i loro padri siano allora vostri fratelli nella religione e vostri protetti (mawalikom).” (33:5)
“In verità i vostri alleati (waliyokom) sono Allah e il Suo Messaggero e i credenti che assolvono all'orazione e pagano la decima, prosternandosi con umiltà. E colui che sceglie per alleati Allah e il Suo Messaggero e i credenti, in verità è il partito di Allah che avrà la vittoria.” (5:55-56)
In questi versetti Allah si riferisce a tutti i credenti come a dei “waly” (alleati), come possono allora, in questi versetti, gli sciiti definire “waly” come “califfo” od “imam”? A meno che tutti i credenti diventino improvvisamente “califfi” od “imam”?!
Gli sciiti hanno la pretesa scandalosa di riferire “i credenti” (mu’minin) questi versetti al solo Ali, nonostante il fatto che si riferiscano ai credenti al plurale.
Senza dubbio Ali, come molti altri credenti, era incluso in questi versetti, ma non possono riferirsi esclusivamente a lui essendo al plurale. In effetti la parola “waliiyokom” qui utilizzata per i credenti si riferisce all’amore, vicinanza ed aiuto.
“Ciò in quanto Allah è il Patrono (mawla) dei credenti, mentre i miscredenti non hanno patrono (mawla) alcuno.” (47:11)
Questo versetto non si riferisce al Califfo od all’Imam, ma piuttosto ad un intima protezione, in caso contrario non avrebbe senso.
Se invece traducessimo “mawla” come inteso dagli sciiti, significherebbe che i miscredenti non hanno alcun leader, mentre naturalmente i miscredenti hanno i loro leader, ed Allah ce lo conferma:
“Ne facemmo guide che invitano al Fuoco e, nel Giorno della Resurrezione, non saranno soccorsi.” (28:41)
“E se dopo il patto mancano ai loro giuramenti e vi attaccano [a causa del]la vostra religione, combattete i capi della miscredenza. Non ci sono giuramenti [validi] per loro: forse così desisteranno.” (9:12)
Quindi quando Allah ci dice che “i miscredenti non hanno patrono (mawla) alcuno”, si riferisce ad un protettore, non certo ad un Califfo od Imam.
“Il Giorno in cui nessun alleato (mawla) darà rifugio al suo alleato (mawla) in alcunché e non saranno soccorsi, eccetto chi avrà la misericordia di Allah. In verità Egli è l'Eccelso, il Misericordioso.” (44:41-42)
Questo significa che nel Giorno del Giudizio nessun leader, imam, darà rifugio al suo ulteriore leader od imam? Questo non ha senso, piuttosto in questi versetti Allah si riferisce a persone che nella vita sono state alleate, non capi od imam l’uno dell’altro.
L’hadith di Ghadir Khum va interpretato come i versetti del Sacro Corano, che si riferiscono ad alleanza, amore, aiuto ed intima amicizia. Il Profeta (S) in seguito ad alcune polemiche, ha raccomandato alla gente di Medina di essere vicina ad Ali, di amarlo e rispettarlo per il suo rango e meriti. Ed è esattamente questo quello che Abu Bakr, Omar, Uthman, hanno fatto durante i loro califfati, lavorando e governando con Ali.

- Il Sacro Corano non ne parla.
Se il sermone del Profeta (S) a Ghadir Khum avesse inteso stabilire un patto tra i musulmani ed Ali per nominarlo suo successore, scelto divinamente, allora perché il Sacro Corano non ha subito registrato questo evento ed in modo esplicito?
Essendo, per gli sciiti, l’imamato il pilastro essenziale della fede nell’Islam, è strano che il Corano non ne parli ed invece citi altri episodi di minore importanza, tra cui citiamo, “Bai’at Al-Ridwan” (il giuramento sotto l’albero) e “Bai’at An-Nisaa”(giuramento delle donne):
“Già Allah si è compiaciuto dei credenti quando ti giurarono [fedeltà] sotto l'albero. Sapeva quello che c'era nei loro cuori e fece scendere su di loro la Pace: li ha ricompensati con un'imminente vittoria .” (48:18)
“O Profeta, quando vengono a te le credenti a stringere il patto, [giurando] che non assoceranno ad Allah alcunché, che non ruberanno, che non fornicheranno, che non uccideranno i loro figli, che non commetteranno infamie con le loro mani o con i loro piedi e che non ti disobbediranno in quel che è reputato conveniente, stringi il patto con loro e implora Allah di perdonarle. Allah è perdonatore, misericordioso.” (60:12)

- Perché tutti non compresero?
I compagni del Profeta (S) che erano di lingua araba, credevano nella sua profezia, ed ascoltarono direttamente da lui questo sermone, non hanno inteso “mawla” come “autorità” o “successore”, ma come “amore e lealtà verso Ali”.
E’ possibile che non ci fosse una persona, su alcune migliaia di pellegrini, tra cui sapienti e credenti elevati intellettualmente, che hanno frequentato assiduamente il Profeta (S), che comprese nel modo corretto il termine “mawla”?
E’ anche da notare che il Profeta (S) nel suo discorso non disse “chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla, dopo di me, proprio allo scopo di non lasciare intendere una guida politica e spirituale dopo di lui, e nemmeno a lui alternativa durante la sua vita.
I sapienti sciiti rispondono a questa domanda, dicendo che i compagni del Profeta (S) non hanno compreso il reale significato a Ghadir Khum, o meglio non hanno voluto comprenderlo, a causa del loro eccessivo amore per la dunia (la vita terrena) e per l’orgoglio che gli ha fatto ignorare coscientemente il chiaro ordine del Profeta (S).
Per sostenete questa posizione essi hanno considerato, dopo la morte del Profeta (S), musulmani solo tre compagni: Salman, Abu Dhar e Al-Miqdad Bin Al-Aswad, secondo altri hadith anche Ammar Bin Yasser. Questo in base alla loro fonte più autorevole, Al-Kafi:
“Abu Jafar disse: La gente ha lasciato l’Islam, dopo la morte del Profeta, tranne tre. Ho detto: E chi sono questi? Lui disse: Al-Miqdad Bin Aswad, Abu Dhar Al-Ghifari e Salman Al-Farsi”. (Al-Kafi, Kitab Al-Rawda, pag.115).

Ma questa conclusione della Shia pone una serie di questioni e considerazioni:
- Quale fondamento dell’Islam hanno negato i compagni per essere considerati degli apostati?
- Sostenere che la gente ha abbandonato l’Islam dopo la morte del Profeta (S), significa dire che il suo faticoso e coraggioso lavoro durato 23 anni per invitare la gente all’Islam, non ha dato frutti tranne che per questi tre veri musulmani, i quali hanno portato nel mondo l’ultima Rivelazione di Allah.
- Manca un documento attendibile che dimostri che queste tre persone, abbiano mai sostenuto l’idea dell’imamato di Ali e la sua successione dopo il Profeta (S).
- Coma mai Ali non ha utilizzato questo avvenimento per convincere i musulmani, dopo la morte del Profeta (S), della sua autorità spirituale e temporale e diritto alla successione come imam dei musulmani?
- Se è vero che i compagni del Profeta (S), dopo la sua morte, si sono dimostrati degli ipocriti, schiavi dell’amore della dunia, in tal caso come possiamo fidarci del Sacro Corano che essi ci hanno trasmesso e che leggiamo fino ad ora?
E’ da notare che il Profeta (S) nel sermone a Ghadi Khum non ha detto “chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla, dopo di me”, allo scopo di non lasciare intendere una guida politica e spirituale dopo di lui, e nemmeno durante la sua vita.

CHI HA SBAGLIATO?
Applicando il ragionamento logico alla tesi della Shia, qualche elemento di questa storia non ha agito correttamente, o per distrazione o criminalmente, compromettendo definitivamente l’autentico messaggio dell’Islam.
Chiediamo agli sciiti, secondo voi chi ha sbagliato?
- Allah l’Onnipotente (astagfiruLlah)? Che non ha rivelato al Suo Profeta la Ayah “O Messaggero, comunica quello che è sceso su di te da parte del tuo Signore. Che se non lo facessi non assolveresti alla tua missione. Allah ti proteggerà dalla gente” (5:67), durante i riti del Pellegrinaggio, quando tutti erano presenti (più di 100.000), ma l’ha rivelata dopo che buona parte dei pellegrini erano ormai diretti a casa. Quindi non mettendo tutti a conoscenza di un così fondamentale pilastro dell’Islam.
- Il Profeta Muhammad (S)? Che non ha comunicato in modo esplicito l’ordine divino, facendo cadere la sua Umma nel dubbio e nelle divisioni. Non spiegando bene il senso ed il termine della sua dichiarazione, inoltre davanti ad un pubblico ridotto?
- I Compagni del Profeta? Che corrotti nell’animo dall’amore delle cose terrene, per passione, in migliaia hanno mal interpretato il discorso del Profeta (S), come invece hanno correttamente fatto ,diverso tempo dopo, i “distaccati ed imparziali” sapienti sciiti.


A colui che cerca la Verità, il giudizio finale.


Articolo scritto da “Studiamo La Shia” , principali fonti consultate:
http://www.schiiten.com/backup/AhlelBayt.com/ahlelbayt.com/index.html
Hiqba Mina Al-Tariqh, di Uthman Al-Khamis
Al-Manhaj Al-Qurani Al-Fasil Bayna Usul Al-Haqq wa Usul Al-Batyl, di Taha Ad-Daylami
Nazaryiatu Al-Imama fi Mizan Al-Naqd, di Hujjatullah Niquyi

NOTE:

1) Secondo le fonti di Ahl As-Sunna approvate, questa ayah (5:3) che è l’ultima rivelata del Sacro Corano, è scesa sul Profeta (S) di venerdì, dopo Salat Al-Asr, il giorno di Arafa, durante il suo ultimo Pellegrinaggio. Nel Sahih Bukhari è narrato da Al-Hasan Bin Sabaha, nel Sahih Muslim è narrato da Abd Bin Hamid, Tafsir Ibn Khathir, vol.3, pag.26,Tafsir Al-Qurtuby, vol.6, pag.29, Al-Wahidy, Asbab Al-Nusul, pag.98, ...ed altre ancora.
2)Quando giunse questo ordine il Profeta (S) si rattristò perché ebbe paura..” : al solito, delle tradizioni sciite.
3) Il testo “Hiqba Mina Al-Tariqh” di Uthman Al-Khamis, fornisce le seguenti note:
- Jami’a At-Tirmidi, Kitab al-Manakib, Bab Manakib Ali, hadith 3713
- Ahmed nel Musnad, 5-347
- An-Nasai nel Khasais Ali, pag.96 num.79
- Al-Hakim, nel Mustadrak 3-110
Per maggiori approfondimenti sui testi in arabo:
Sunan di An-Nasai Al-Kubra: http://islamport.com/d/1/mtn/1/61/2209.html
Musnad di Ahmed Bin Hanbal: http://islamport.com/d/1/mtn/1/89/3511.html
Al-Mustadrak di Al-Hakim: http://islamport.com/d/1/mtn/1/22/480.html
Sunan di At-Tirmidi: http://hadith.al-islam.com/Page.aspx?pageid=192&BookID=26&PID=3646



Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 30 ottobre 2011

PRESENTAZIONE DI STUDIAMO LA SHIA

Bismillahi r-Rahmani r-Rahim

Abbiamo pensato di utilizzare come presentazione di questo nostro modesto blog la traduzione dell’articolo di presentazione di “Lies of Answering-Ansar”( www.sunnidefense.com ).
Con lo scopo di contribuire a far conoscere l’ottimo lavoro di questo sito, i suoi contenuti e scopi, da noi totalmente condivisi.
Assalam Aleikum wa RahmatuLlahi wa Barakatuh

“..quelli certamente giurano: “Non abbiamo cercato altro che il bene!”. Allah testimonia che sono dei bugiardi.” (9:107)


A PROPOSITO DI “LIES OF ANSWERING-ANSAR

Ogni setta, religione o scuola di pensiero ha un proprio modo di propagandare le sue credenze.
I metodi possono essere molto diversi tra loro, ma tutti sono concordi quando si tratta di dire la verità e rinunciare alla falsità. Non vi è scuola nota che abbia permesso genericamente di mentire, figurarsi considerarlo ammissibile in materia di propaganda religiosa.
Tra le diverse scuole di pensiero che sostengono di seguire il sentiero stabilito dall’ultimo dei profeti Muhammad Al-Mustafa (S), c’è la scuola Imamiya Ithna Ashary, al giorno d’oggi genericamente conosciuta come la Shia.
Questa scuola, pur mantenendo una visione perennemente negativa sulla maggioranza dei musulmani, i sunniti, si è concentrata esclusivamente su di loro per la sua propaganda religiosa.
Tuttavia il loro metodo di propaganda è unico, consiste per prima cosa nel dissimulare le proprie convinzioni per creare nelle masse musulmane un’atmosfera di tolleranza religiosa ed unità tra Shia e Sunna, per successivamente gradatamente introdurre malevole credenze anti Sunna tra le genti sprovvedute ed ignoranti.
Per raggiungere il successo in questo metodo di propaganda, lo strumento principale è stato quello della disonestà. Libri voluminosi ed epistole sono stati scritti da studiosi sciiti, al fine di sollevare obiezioni contro la maggioranza dei musulmani, nel tentativo di far mettere in discussione dalle masse sunnite i loro grandi studiosi e gli insegnamenti del Profeta (S) da loro onestamente trasmessi.
L’eminente studioso sunnita Abd Al-Aziz Ibn Wali Allah Al-Dihlani (morto nel 1239 E.), considerato un esperto in teologia sciita, a tal proposito ha dichiarato:
“Gli studiosi sciiti hanno compilato libri ed epistole semplicemente per amore dell’esecrazione e condanna degli studiosi dell’Ahl As-Sunna, criticando i loro predecessori: i compagni del nobile Profeta (S) ed i loro grandi successori. Ed in quelle compilazioni hanno intenzionalmente sostenuto diffamazioni, menzogne e calunnie a tal punto che, al confronto, anche l’anima di Musaylima il bugiardo sarebbe nella beatitudine!.
Tra di loro i più importanti sono Murtada Ibn Mutahhar Al-Hilli, suo figlio -conosciuto con il titolo di muhaqqiq (ricercatore)- Muhammad Ibn Hasan Al-Tusi, suo nipote materno -conosciuto come Ibn Tawus- ed Ibn Shahraahub Al-Sarawi Al-Mazandarani.
Comunque Ibn Mutahhar Al-Hilli li ha superati tutti.
Le persone che vennero maggiormente attirate da questo inganno sono coloro che erano inconsapevoli od ignoravano il livello dei loro predecessori. Essi, credendo a queste calunnie, divennero corrotti nella fede ed avversari della propria scuola, ed infine approdarono nei loro lidi”.
Thufa Ithna Ashariyya (persiano), Abd Al-Aziz Al-Dihlawi, pag.84 (Istambul)


LA METODOLOGIA E LA SUA FONDAZIONE

Nel corso della storia gli studiosi sciiti da Ibn Tawus Al-Husayni ed Ibn Mutahhar Al-Hilli fino ad Ali Al-Milani ed Abd Al-Karim Mushtaq, hanno ingannato numerose persone ignoranti utilizzando la menzogna come strumento per diffondere il loro credo, come ha sottolineato Al-Dihlawi.
Questo metodo costante di propagazione ha servito il principale obbiettivo di fuorviare gli sprovveduti di Ahl Al-Sunna wa Ahl Al-Jama’a.
Tuttavia, questa ideologia della dissimulazione non è qualcosa derivante da una visione secolare, ma piuttosto il suo fondamento è nella conoscenza di ciò a cui gli “infallibili imam” aderiscono, che è stato trasmesso ai credenti sciiti dai loro predecessori nella fede.
Questi insegnamenti narrati, che vengono trasmessi e conservati nei testi sciiti autentici, predicano la dissimulazione e l’inganno verso i sunniti, e si può arditamente affermare che questo è quello che agisce come motivazione principale del loro metodo di propaganda.
(Leggi anche nostro articolo” Taqiyya”: http://studiamolashia.blogspot.com/2010/08/taqiyya.html)

Una di questa narrazioni riferisce che il loro quinto “infallibile imam”, Muhammad Al-Baqir, abbia detto: “La taqiyya viene dalla mia religione e dalla religione dei miei padri; chi non ha taqiyya non ha iman (fede)”.
(Al Kafi, Abu Jafar Al-Kulayni, cap. Taqiyya, vol.2, pag 219- Teheran)
Narrazione dichiarata rigorosamente autentica (sahih) da Muhammad Baqir Al-Majlisi nel suo Mir’at Al-Uqul Fi Sharh Akhbar Al-Rasul, vol.9, pag.179- Teheran.

Ed un’altra narrazione attribuita al loro sesto “infallibile imam”, Jafar As-Sadiq avrebbe detto: “Di dieci parti del din (religione), nove parti dipendono dalla taqiyya”.
(Al Kafi, Abu Jafar Al-Kulayni, vol.2,pag. 217, Kitaabul Imaan wal Kufr, Babut taqiyya, linea.5)
Narrazione definita rigorosamente autentica (sahih) da Murtada Al-Ansari nel suo Kitab Al-Tahara, vol.2, pag.219-Qum.

Come studiosi sciiti essi si sono attenuti a quello che è stato loro trasmesso dai loro predecessori nella fede, quindi tendono a mettere in pratica coerentemente questi insegnamenti.
Ma quello che oggi non dovrebbe essere ignorato è che non sono solo gli studiosi sciiti ad utilizzare questo metodo ingannevole di propaganda, ma essi permettono anche ai loro studenti ed a chiunque di adottarlo, oltrepassando quel confine che separa uno studioso dal comune individuo religioso.

E’ sufficiente come esempio e prova il seguente verdetto religioso del rinomato studioso sciita gran ayatollah Al-Sayyid Abu Al-Qasim Al-Khui (morto nel 1412 E.) :
“Domanda 1245: E’ permissibile mentire ad un innovatore o promotore di devianza, mentre si argomenta contro di lui? Se detta menzogna è usata per confutare la sua prova e vanificare la sua false pretese?”
Al-Khui risponde: “Se la risposta ferma la sua falsità, è ammissibile”.
(Sirat Al-Najat Fi Ajwibat Al-Istiftah, vol.1, pag 447-Qum).


LE QUINTUPLICI MENZOGNE DELLA SHIA
Queste deliberate menzogne usate contro i sunniti, generalmente appartengono almeno ad una delle seguenti cinque categorie:
1) False citazioni: riferimenti disonesti ed incompleti o citazioni fuori contesto. Comprese citazioni da libri, che se verificate, risultano introvabili.
2) False attribuzioni: copie da libri che non sono stimati o riconosciuti dai sunniti, come testi autorevoli di Ahl As-Sunna.
3) Errori di traduzione: chiari errori di traduzione di passaggi e parole che hanno significati diversi, per ingannare coloro che non hanno buona conoscenza del linguaggio.
4) Distorsioni: completa alterazione di testi e significati. Citando uno studioso e sostenendo di farlo letteralmente, mentre lettere e parole vengono aggiunte o sottratte dal testo originale, al fine di ingannare il lettore.
5) Menzogne evidenti: chiari tagli o dichiarazioni lontane dalla verità. Come menzionare false credenze o punti di vista di studiosi, dichiarando il loro consenso su di esse, con una mistura di tutto quanto sopra.


UN ESTRATTO DELLA PROPAGANDA INGANNEVOLE

Come molte persone hanno differenti approcci verso la Shia e la sua propaganda, ci sono alcuni che credono che l’intera idea di questa propaganda ingannevole sia una fantasia.
Anche se non si deve andare lontani per assistere a questo fenomeno, ma solo obbiettivamente sfogliare i primi lavori ed i contemporanei tra i propagandisti sciiti.
Ibn Mutahhar Al-Hilli (morto nel 726 E.) che non è stato solo un famoso studioso sciita, ma un uomo da loro considerato il restauratore della fede nel suo secolo, ha stipato le sue opere di tali inganni.
Nella sua epistola intitolata Minhaj Al-Karama, per esempio, egli afferma: “Ahmad ha narrato nel suo Musnad, da Ibn Abbas che ha detto: Quando (il versetto) “Dì: non vi chiedo alcuna ricompensa, oltre all’amore per i parenti” è stato rivelato, hanno chiesto: “O, Messaggero di Allah! Chi sono i tuoi parenti, verso i quali per noi l’amore è stato reso obbligatorio?”. Egli (vale a dire i Profeta) rispose:” Ali, Fatima ed i loro figli”. Ed è così in Tafsir Al-Tha’labi e similmente nei due Sahih””.
(Minhaj Al-Karama Fi Ma’rifat Al-Imama, di Ibn Mutahhar Al-Hilli, pag.122-Qum)

Quello che Al-Hilli cerca di dimostrare al lettore, è che questa narrazione sia presente nelle opere autentiche dei sunniti da lui citate, e che questa prova che il versetto citato sia stato rivelato specificatamente riguardo tali parenti del Profeta (S), dimostrando l’autenticità delle sue convinzioni e la malafede dei sunniti.
Per un lettore ignorante, questa è una evidente prova della Shia contro la Sunna, dal momento che Al-Hilli ha citato fondamentali ed affidabili opere sunnite come:
1. Sahih Bukhari
2. Sahih Muslim
3. Musnad di Ahmad Bin Hanbal

Tuttavia, per un musulmano ricercatore imparziale, questa non è altro che una ingannevole menzogna che dimostra la disonestà del suo autore, visto che tale narrazione non si trova in nessuna parte dei libri menzionati.
Ci si potrebbe riferire a qualsiasi edizione di stampa o manoscritto, ma non si riesce a trovare il racconto citato da Al-Hilli.
Anzi negli stessi libri si possono trovare narrazioni che esplicitamente contrastano la narrazione inventata da Al-Hilli.
E questo fatto non è conosciuto solo dagli studiosi contemporanei, ma è stato rilevato anche all’epoca di Al-Hilli.
Ibn Taymiyya Al-Harrani (morto nel 728 E.), uno studioso sunnita contemporaneo di Al-Hilli, ha confutato questo inganno con queste parole: “La sua affermazione, che Ahmad nel suo Musnad abbia narrato questo, è una palese bugia! Il Musnad di Ahmad è presente con molti manoscritti- lode ad Allah- e questa narrazione non si trova in essi. Ed evidente menzogna maggiore di questa è la sua affermazione che si trovi nei due Sahih. Questo non c’è nei due Sahih! In realtà ciò che la smentisce è quello che si trova nei due Sahih e nel Musnad”.
(Minhaj Al-Sunna Al-Nabawiyya Fi Naqd Kalam Al-Shia Al-Qadariyya, di Ibn Tamiyya Al-Harrani, vol 7, pag.95-96- Cairo)

La narrazione che smentisce questa menzogna, citata da Ibn Tamiyya, si trova con le seguenti parole nel Sahih Bukhari: “Ibn Abbas venne interrogato su le Sue parole “Tranne l’amore per i parenti”. Sa’id Ibn Jubayr disse: “Sono i parenti di Muhammad”.
Così Ibn Abbas disse: “Sei stato affrettato! Non vi è nessun ramo dei Quraish dove i Profeta non abbia parenti. Egli (il Profeta) disse: “Io solo voglio mantenere buoni rapporti con i miei parenti”.
(Sahih Bukhari, vol.6, pag.37-Beirut)
Questa narrazione contenuta nel Sahih Bukhari, cambia completamente il quadro che Al-Hilli ha cercato di illustrare. La parte sorprendente però, è che questa palese menzogna non si sia fermata con Al-Hilli ma continui tuttora.

L’ayatollah Al-Sayyid Al-Abhari Ibrahim Al-Zanjani, un contemporaneo dei principali studiosi sciiti, scomparso da pochi anni, ha avuto l’audacia di affermare nel suo Aqa’id Al-Imamiyya Al-Ithni Ashariyya:
“ (Nono) la dichiarazione di esaltazione: “Di': “Non vi chiedo alcuna ricompensa, oltre all'amore per i parenti”.
Le maggiori fonti si trovano nei due Sahih, il Musnad di Ahmad Bin Hanbal e nel Tafsir di Al-Tha’labi, da Ibn Abbas che disse: “Quando questo versetto venne rivelato , chiesero : “O, messaggero di Allah! Chi sono i tuoi parenti, verso i quali è stato reso obbligatorio l’amore?” Egli rispose: “Ali, Fatima ed i loro figli”.”
(Aqa’id Al-Imamiyya Al-Ithni Ashariyya, di Al-Sayyid Ibrahim Al-Zanjani, vol.1, pag.86-Qum)

Tutto questo può essere definito altro che mentire? Una persona sana di mente non direbbe diversamente.

 
ANSWERING-ANSAR: IL NUOVO FENOMENO

Ora, come la Shia Imamiyya Ithna Ashariyya si è evoluta nei secoli, così hanno fatto i loro mezzi di propaganda. Dai semplici dibattiti verbali e libri, questo ingannevole metodo di propaganda ha infine trovato spazio nel web. Uno di siti web che giocano un ruolo fondamentale nel conservare questo dominio della menzogna è Answering-ansar (www.answering-ansar.org).
Le eccezionali rappresentazioni di Answering-ansar nell’utilizzare questo metodo di propaganda, gli hanno fatto guadagnare popolarità sia tra i sapienti che tra gli ignoranti.
Secondo un autorevole sito web sciita come Shia News (www.shianews.org): “Answering-ansar.org in breve tempo ha conquistato una posizione rispettabile nelle pubblicazioni sciite. Il segreto di tale notorietà, per divenire uno dei luoghi di ricerca più affidabili, è nella qualità degli articoli che forniscono la smentita alla propaganda wahabita, ed il suo stile di scrittura coadiuvato dalle immagini digitalizzate delle referenze che forniscono”.
Altri importanti siti web amano promuovere i lavori di Answering-ansar, ma ciò che è stupefacente è che tali scritti sono un misto di ignoranza e disonestà, che a volte lascia il sorriso sulle labbra degli individui consapevoli.
Tuttavia, Answering-ansar segue i suoi predecessori nel diffondere la propaganda ingannevole, con l’aiuto dei cinque punti menzionati prima, ed è quindi necessario che le loro menzogne vengano presentate all’uomo comune.
“Lies of Answering-Ansar” (Le Bugie di Answering-ansar) è un piccolo passo dedicato a questo scopo. Non è un tentativo di confutazione della loro affermazioni, ma è un semplice sforzo per dimostrare che Answering-ansar non è altro che un ennesimo tentativo di propagazione delle spregevoli ed ingannevoli credenze sciite.

E’ solo Allah che dà il successo, e le benedizioni e la pace siano sul Sigillo dei Profeti, la sua pura progenie ed i suoi compagni.


http://www.sunnidefense.com/exp/content/about-%E2%80%9Clies-answering-ansar%E2%80%9D

domenica 11 settembre 2011

I PRESUNTI RAPPRESENTANTI DELL’IMAM NASCOSTO

Introduzione

La Shia sostiene che il proprio dodicesimo imam sia andato a nascondersi; l’Occultazione Minore e l’Occultazione Maggiore.
E’ interessante vedere cosa è accaduto dopo che l’imam è andato a nascondersi, vale a dire chi ha preso il suo posto durante la sua assenza.
Quando il dodicesimo imam, presumibilmente, andò in occultazione minore, varie persone si presentarono come rappresentanti dell’imam, a gestire il controllo di una rete di persone che ricopriva gran parte del mondo islamico, allo scopo di raccogliere denaro in nome dell’imam nascosto.
Il primo capo di questa rete era un uomo, auto nominatosi collettore del Khums , ed il suo nome era Uthman Ibn Said Al-Amri.

Tutti i seguaci degli imam sono tenuti a versare un quinto del loro guadagno ai rappresentanti dell’imam. Questa tassa è chiamata Khums, ed è un obbligo (wajibat) della fede sciita.
(Questa pratica del Khums continua fino ad oggi e gli sciiti versano questa tassa religiosa che finisce nelle tasche dei loro ayatollah).

Morte dell’undicesimo imam
La situazione al tempo fu che l’undicesimo imam, Hasan Al-Askhari, morì senza una discendenza.
Uthman Ibn Said risolse questa situazione in modo interessante: dichiarò che Hasan Al-Askhari, prima di morire, aveva lasciato un figlio. Questo bambino aveva presumibilmente quattro anni e si chiamava Muhammad. Secondo Uthman Ibn Said, questo bambino era l’Imam che era andato in occultazione a nessuno tranne lui poteva avere con lui contatti. E da quel momento in poi, Uthman Ibn Said avrebbe agito come wakil (rappresentante) dell’imam nascosto e raccolto fondi in suo nome.

La verità è che Hasan Al-Askhari non ebbe nessun figlio e ci sono una sovrabbondanza di prove storiche per dimostrarlo. Tutti gli storici secolari attestano questo fatto, e anzi, molte sette sciite affermano che Hasan Al-Askhari non ebbe figli. E’ solo la Shia Ithna Ashari ed alcuni altri rami che credono in questo figlio misterioso.
La famiglia di Hasan Al-Askhari era completamente all’oscuro dell’esistenza di qualsiasi suo bambino e la sua proprietà venne divisa tra suo fratello Jafar e sua madre (invece di qualsiasi figlio).
Se Hasan Al-Askhari ebbe un figlio, allora perché la sua famiglia non gli assegnò una parte dell’eredità?
Per far fronte a questa discrepanza Uthman Ibn Said ed i suoi risposero denunciando Jafar, il fratello dell’imam Hasan Al-Askhari, definendolo Al-Kaddab (il bugiardo).
Moojan Momen scrive in “An introduction to Shi’i Islam” (Londra, 1985, pag.162) : “Jafar rimase incrollabile nella sua affermazione che il fratello (Hasan Al-Askhari) non aveva progenie”.
Per questo la Shia accusa Jafar di essere un ladro che vuole sottrarle l’imam nascosto.
Va fatto notare che Jafar, secondo il credo sciita, sarebbe parte dell’Ahl Al-Bayt, ma gli Ithna Ashari preferirono abbandonare Jafar per seguire Uthman Ibn Said.

Uthman Ibn Said diffuse questa straordinaria favola di un figlio nato ad Hasan Al-Askhari.
A tempo debito venne messa in circolazione una storia fantastica circa l’unione di Hasan Al-Askhari ed una schiava bizantina, chiamata variabilmente Malika,Narjis, Sawsan o Mulaykah.
Lei viene menzionata come figlia di Yoshua, figlio dell’imperatore di Bisanzio, la cui madre era diretta discendente dell’apostolo Simon Pietro.
(L’imperatore di Bisanzio a quel tempo era Basilio I e non risulta che avesse un figlio con un nome simile a Yoshua o che parte della sua discendenza avesse il sangue di Simon Pietro. Vedi anche : http://it.wikipedia.org/wiki/Basilio_I_di_Bisanzio#Matrimoni_e_discendenza)
La storia continua a raccontare di come la principessa bizantina venne catturata e fatta schiava dall’esercito musulmano, di come in fine venne venduta ad Hasan Al-Askhari, della sua gravidanza straordinaria e la soprannaturale nascita di un figlio segreto, del quale nessuno, a parte Uthman Ibn Said e la sua cerchia sapeva nulla. Tutto quello che riguarda questo bambino è avvolto in una nube densa ed impenetrabile di mistero.

I quattro rappresentanti
Uthman Ibn Said rimase il “rappresentante dell’imam nascosto” per un certo numero di anni. In tutto quel tempo era l’unico legame che gli sciiti avevano con il loro imam. Durante questo periodo egli fornì alla comunità sciita, attraverso tawqi’at (comunicazioni scritte con firma autografa), ciò che egli sosteneva fossero messaggi per la comunità da parte dell’imam nascosto.
Molte di queste comunicazioni, ancora conservate in libri come Kitab Al-Ghaybah di At-Tusi, riguardano la denuncia di altri pretendenti alla carica di rappresentante dell’imam.
In realtà, molte persone avevano realizzato quanto fosse lucrativa la posizione che Uthman Ibn Said si era creato, ma lui bloccò i loro sforzi con tawqi’at che li definivano bugiardi ed imbroglioni.
La letteratura sciita che si occupa di Uthman Ibn Said come delegato dell’imam, è colma di riferimenti al denaro raccolto presso i seguaci sciiti.
Quando Uthman Ibn Said morì, suo figlio Abu Jafar Muhammad presentò una comunicazione scritta dell’imam nascosto secondo la quale egli stesso veniva nominato secondo rappresentante, una posizione che mantenne per circa cinquant’anni.
Anche lui, come il padre, dovette confrontarsi con diversi rivali pretendenti la sua posizione, ma le tawqi’at che prontamente presentò per denunciarli e rafforzare la propria posizione, gli consentirono di rimuovere tutti gli ostacoli e godere del sostegno del popolo credulone sciita.
Abu Jafar Muhammad venne seguito in questa posizione da Abul Qasim Ibn Rawh An-Nawbakhti, un rampollo di questa influente e potente famiglia di Baghdad.
Prima di succedere ad Abu Jafar Muhammad, Abul Qasim era il suo aiutante, capo della raccolta delle imposte del Khums sciita.
Come i suoi due predecessori, anche lui ebbe a che fare con pretendenti rivali, uno dei quali, Muhammad Ibn Ali Ash-Shalmaghani, abituato ad essere suo complice.
E’ riportato nel libro di At-Tusi, Kitab Al-Ghaybah, che abbia dichiarato: “Sapevamo esattamente cosa facevamo con Abul Qasim Ibn Rawh. Eravamo abituati a lottare come cani su questa materia (la rappresentanza)”.
Quando nel 326 E. Abul Qasim An-Nawbakhti morì, assunse la sua posizione di rappresentante Abul Hasan As-Samarri. Considerato che i primi tre rappresentanti sono stati astuti manipolatori, Abul Hasan As-Samarri dimostrò di essere una persona più coscienziosa. Durante i suoi tre anni come rappresentante, ci fu un improvviso calo di tawqi’at.
Al suo letto di morte, gli vene chiesto chi sarebbe stato il suo successore, e lui rispose che Allah avrebbe adempiuto alla questione.
Ci domandiamo, questo potrebbe essere visto come un suo rifiuto di perpetrare un inganno che era andato avanti per troppo tempo?
Abul Hasan As-Samarri ha anche presentato una tawqi’at, in cui l’imam dichiara che da quel giorno fino al giorno della sua ricomparsa egli non sarà mai più visto, e che chiunque nel frattempo pretenda di vederlo è un bugiardo.
Così, dopo più o meno 70 anni, la “porta di contatto” con l’ultimo imam si chiuse.
Gli sciiti duodecimani definiscono il periodo, in cui avvenne il contatto tra l’imam ed i suoi rappresentanti-esattori delle imposte, come Occultazione Minore (Al-Ghaybah As-Sughra), mentre dalla morte dell’ultimo rappresentante ad oggi la Grande Occultazione (Al-Ghaybah Al-Kubar).
L’Occultazione maggiore dura da più di mille anni.

Conclusione
Quando si analizza la letteratura classica sciita, in cui sono illustrate le attività dei quattro rappresentanti, si è colpiti dal tema ricorrente del denaro. I rappresentanti dell’imam nascosto, sono quasi sempre citati in relazione alla ricezione e raccolta di “soldi dell’imam” dai suoi fedeli seguaci.
Vi è una scioccante mancanza di qualsiasi attività di tipo accademico o spirituale. Non uno solo dei quattro ha il merito di aver raccolto un libro, nonostante la comunione esclusiva con “l’ultimo imam, unico depositario dell’eredità del Profeta”, secondo la credenza sciita.
La comunità sciita non ha mai avuto il privilegio di vedere o incontrare la persona che credevano essere l’autore delle tawqi’at. La loro esperienza si è limitata nel ricevere ciò che il rappresentante presentava loro.
Anche l’argomento della grafia coerente in tutte le varie tawqi’at è il più malconcio da portare
come prova.
Non c’è nulla oltre al fatto che l’esistenza dell’imam nascosto poggia sull’accettazione della parole di questi quattro rappresentanti.
Questo concetto, di qualcuno nascosto che scrive comunicati, non ha nessun fondamento nell’Islam.
Se c’era bisogno di questo, allora perché non poteva essere il Profeta ad inviare delle tawqi’at?
Ed in ogni caso, mai il Profeta Muhammad (S) ha fatto una cosa del genere.

Questa convinzione è una convinzione mushrik (di associazione di divinità) adottata dal concetto cristiano di Spirito Santo.
Proprio come i cristiani affermano di entrare in contatto con lo Spirito Santo, allo stesso modo gli sciiti sostengono questo per il loro l’imam nascosto.
Molti seguaci sciiti oggi pregano l’imam Mahdi per ricevere aiuto, proprio come i cristiani con lo Spirito Santo.
Durante una riunione religiosa l’imam nascosto può presumibilmente presenziare insieme ai fedeli, esattamente come per i cristiani che invocano la presenza dello Spirito Santo (spesso adottando la medesima gestualità ed emotività spinta).
E proprio come la Chiesa Cattolica si arricchisce con le donazioni dei suoi seguaci, così anche i rappresentanti dell’imam si arricchiscono con le tasse dei loro seguaci sciiti.
Oggi in Iran e non solo, gli ayatollah sciiti sono multi milionari ed anche miliardari. Essi sfruttano al religione per soldi, prestigio e potere. Questi ayatollah pretendono di essere rappresentanti dell’imam nascosto, Al-Mahdi, e di amministrare i soldi in suo nome.
Forse la più grande frode di rappresentanza dell’imam nascosto è stata ideata dall’imam Khomeini, che ha ingannato l’intera comunità sciita.
Khomeini ha sostenuto la Wilayat Ul-Faqih e si faceva chiamare Wilayat Ul-Mutqala, nel senso che egli aveva assoluta autorità da parte di Allah come “rappresentante” dell’imam in sua assenza.
Come i quattro rappresentanti durante l’Occultazione Minore che condannavano i pretendenti rivali, così anche Khomeini mise agli arresti domiciliari molti altri ayatollah, che si interrogavano sulla sua posizione di rappresentante dell’imam. Questi ayatollah rivali hanno denunciato la Wilayat Ul-Faqih come una frode, ma Khomeini ha azzittito ogni minaccia dopo la sua ascesa al potere.

In effetti la ragione di fondo per cui gli ayatollah sciiti predicano il concetto degli “imam infallibili”, non è nel timore dei loro dodici imam, ma piuttosto il reale obbiettivo è garantire la propria posizione di potere come rappresentanti di questi defunti “imam infallibili”.

Articolo scritto da Ibn Al-Hashimi
Fonti: http://www.schiiten.com/backup/AhlelBayt.com/www.ahlelbayt.com/articles/imamah/fraud.html
http://www.imamreza.net/eng/imamreza.php?id=6519

Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 14 agosto 2011

AL-KAFI E LA SHIA

In ambito sciita la raccolta di tradizioni Al-Kafi di Muhammad Yakub Al-Kulayni, è considerata il testo più affidabile su cui appoggiarsi.

(Al-Kafi è composto da 8 volumi e 16.000 hadith di cui solo 92 attribuiti al Profeta Muhammad (S), leggi anche nostro articolo: LE NARRAZIONI DI AHL AL-BAYT NEI LIBRI SCIITI E SUNNITI.)

I più grandi sapienti sciiti hanno confermato la validità ed esattezza dei tutto ciò che contiene Al-Kafi, fino al punto che in Iraq, nelle hawza, sciite è famigliare sentire che “Il libro del Kafi è sahih dall’inizio alla fine” (Al-Kafi sahih min al-jild ila al-jild).
Riportiamo alcune dichiarazioni di importanti sapienti sciiti in proposito:
Al-Kulayni stesso: “Il libro Al-Kafi contiene tutti i rami della religione che possono bastare allo studioso, è una fonte da cui attingere la scienza della religione e le narrazioni esatte (sahih) dai sinceri, per colui che cerca la guida” (Muqaddimat Al-Kafi Pag.26)
Al-Sheik Al-Mufid: “Al-Kafi è il libro più stimato ed utile tra i libri sciiti” (Min Al-Mukaddima‘an Tashih Al-I’tikad, Pag.26).
Nuri At-Tubrusi: “Al-Kafi tra i quattro libri è come il sole tra le stelle” (Mustadrak Al-Wasail, Vol.3, Pag.532).
Abdul Husain Sharaf Ad-Din Al-Musawi: “Al-Kafi, Al-Istibsar, At-Tahdib, Man La-Yahdoruhu Al-Faqih, sono mutawatir, ed il contenuto dei loro testi è sicuramente affidabile. E tra loro Al-Kafi è considerato il più antico, il più grande, il migliore e quello fatto meglio”. (Al-Muraja’at, num.110, pag.335)
Abbas Al-Qummi: “Uno dei libri islamici più onorati, uno dei libri più grandi degli imamiti, e per loro non è mai stato fatto un libro cosi” (Al-Kunaa wal Al-Kab,Vol.3, Pag.98).
Molti sapienti sciiti pensano che il libro sia stato presentato all’imam Mahdi e che egli abbia sentenziato: ”Al-Kafi è abbastanza per la nostra Shia” (Rawdat Al-Jannat, Pag.553, “Al–Shia” di Muhammad Sadiq As-Sadr, Pag-122).

Dopo questa breve introduzione, pare strano che quando ad uno sciita viene presentato come prova un hadith preso da Al-Kafi, in molti casi egli risponda con “Al-Kafi non è tutto sahih” o “L’hadith in questione rientra nei deboli”.
Questa non è una risposta scientifica ma di tipo vago che non fa avvicinare a nessuna verità, il più delle volte utile solo agli sciiti per togliersi dall’imbarazzo.
Invece una risposta scientifica e logica richiederebbe che i sapienti sciiti si trovino d’accordo nel dividere ed analizzare Al-Kafi secondo la scienza degli hadith, e definire queste narrazioni come sahih, daif, mawduh... (sicure, deboli, fabbricate...).
Allora, da quel momento noi potremmo prendere come prova solo ciò che i sapienti sciiti stabiliscono essere valido, ma purtroppo questa iniziativa non è mai stata realizzata, o meglio non si è mai voluto realizzarla, in tutta la storia della Shia.
Fanno eccezione alcuni singoli e personali tentativi, come quello di Al-Majlisi nell’antichità e quello di Muhammad Bakir Al-Bahbudi in epoca recente, che tra l’altro non vengono tenuti in considerazione sia perché esprimono un opinione personale sia perché non concordano nel valutare la validità delle narrazioni. Ad esempio, Al-Majlisi nel suo Mir’at Al-Ukul definisce debole quasi due terzi delle narrazioni di Al-Kafi, invece Al-Bahbudi ne indebolisce ancora di più, fino a comporne il singolo volume “Sahih Al-Kafi “.
Inoltre nessuno dei due presenta il metodo cui si è appoggiato per giudicare la validità o meno delle narrazioni, ed Al-Majlisi inventa dei parametri di giudizio inediti che non hanno validità nel campo della scienza degli hadith, come “affidabile come un sahih”( mawtuq kassahih), “sconosciuto come un sahih”(majhul kassahih) o “debole in generale, considerato buono da me” (daif alalmashhur mu’tabarun indi).
Ma lo stesso Al-Majlisi, che ha definito deboli migliaia di hadith, nel suo libro Mir’at Al-Ukul (Vol.1, Pag.3) dichiara che “ Il libro Al-Kafi è il più preciso, completo ed buono tra le opere della setta” !

Tutto questo dimostra che gli sciiti non conoscono cosa sia indagare le catene di trasmissione delle narrazioni (asanid), ed ulteriore prova appare sfogliando i loro libri dove si vede che la divisione e valutazione degli hadith, proviene dal loro contatto stretto e confronto con i sunniti, non da una esigenza dottrinale.
Come scrive Al-Hurr Al-Amili in Wasail As-Shia (vol.20, pag.100): “Questo nuovo termine -la divisione degli hadith (taqsim al hadith)- va in accordo con il credo degli Ahl As-Sunna ed i loro termini, anzi è preso dai loro libri, come si vede dalle indagini”.
Ed egli sempre nello stesso libro ci spiega come mai queste iniziative non hanno avuto successo in campo sciita: “Questa divisione risulta un imitazione sciita dei sunniti, che se applicata alle nostre narrazioni ed uomini porterebbe a delle brutte conseguenze sul credo sciita. Perché porterebbe alla revisione di tutti i fondamenti sciiti, dal tempo degli imam fino all’occultamento, e quindi a rifiutare tutte le loro narrazioni. Oltre al dover respingere certi trasmettitori che gli stessi imam hanno giudicato come affidabili”.
Anche Yusuf Al-Bahrani nel suo libro dice: “Bisogna prendere queste narrazioni così come le hanno prese i nostri sapienti pii, o cercare un altra religione e legge più completa” (Al-Hadaik An-Nadirah Vol-1, Pag. 15-16)

Possiamo notare che in Al-Kafi la maggior parte delle narrazioni inizia con “an’iddathin min ashabina”(raccontano certi nostri compagni), e la scienza degli hadith porta a rifiutare tali narrazioni che non hanno una catena di trasmissione conosciuta, dove vengono identificati i narratori.

Indagando sulle evidenti contraddizioni tra le narrazioni, si arriva al solito punto fermo di tutta la storia e dottrina della Shia cioè la taqiyya (dissimulazione delle opinioni od atti).
Al-Bahraini dice: “Il motivo delle contraddizioni nelle nostre narrazioni è la taqiyya e non la fabbricazione di menzogne”.
Se prendiamo questo per vero allora come possono gli sciiti distinguere con certezza dove si tratti di taqiyya e dove no? Sempre ammesso che ne abbiano realmente la volontà e l’interesse.
O per uscire dall’imbarazzo dicono “Tutto ciò che è in accordo con i sunniti è taqiyya, mentre tutto il resto è da seguire!?”.
Notiamo anche che in molti scritti (anche in italiano) dove gli sciiti, tentando di insinuare il dubbio tra i musulmani ingenui, “analizzando” le fonti sunnite, oltre al giungere ad importanti conclusioni storiche e soprattutto dottrinali senza prove e l’uso della logica, essi addirittura ammoniscono gli Ahl Al-Sunna riguardo la “scienza degli hadith”.
Citando Shaikh Gibril Haddad “Uno sciita che protesta riguardo “l’esame critico” degli hadith e la corretta “interpretazione” del Corano assomiglia ad un vegetariano che propone di esaltare le qualità dell’arrosto”.



Autore: Studiamo La Shia
Fonti consultate:
Siyaha Fi Kitab Al-Kafi di Uthman Al-Khamis
Akhbar As-Shia Wa Ahwal Ruwatiha di As-Sayyed Mahmud Shukry Al-Alusi
Mulahada Sunniya Dimashqiyya hawla Kitab Al-Kafi di Abdur-Rahman Ad-Dimashkiyya

Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/



domenica 3 luglio 2011

AL-MAHDI, L’ATTUALE IMAM, COME GUIDA LA SHIA?

Dopo la morte del Profeta Muhammad (S), Abu Bakr venne eletto dalla shura (consultazione reciproca), a Califfo della ummah.

Gli sciiti rifiutano l’elezione di Abu Bakr ed affermano che solo Dio può decretare la guida della ummah. Sostengono inoltre, con molta enfasi, che non è conforme alla Giustizia di Dio il lasciarci senza alcuna guida divina e che questa guida divina è l’imam infallibile.
Per enfatizzare ulteriormente l’argomento, gli sciiti chiedono alle genti della Sunna: “Come è possibile che Allah abbia lasciato la sua ummah senza una guida?”.
E rispondono categoricamente che non sarebbe dunque possibile per Allah, abbandonare senza guida la ummah, dopo la morte del Profeta (S).
Superficialmente, questi sembrano argomenti validi.
Supponiamo per un momento che le Genti della Sunna accettino il presupposto fallace che abbiamo necessità di un imam infallibile che ci guidi, e che non ci sarebbe Giustizia Divina senza il lascito di una guida divina.
Se le genti della Sunna accettassero questo, allora sarebbe legittimo porre la domanda successiva che è: “Dove è ora questa guida divina?”, “Dove si trova oggi l’imam infallibile?”.
A questo gli sciiti rispondono. “Oh, è rimasto nascosto per più di 1.000 anni ed uscirà verso la fine del mondo”.
Splendido!
Ciò significa che la teoria della Giustizia Divina riguardo la guida infallibile ha funzionato per circa 300 anni!
Infatti se gli sciiti vogliono sostenere che non c’è modo che la ummah possa essere abbandonata senza guida, dopo la morte del Profeta Muhammad (S), allora perché Allah lascia la Sua ummah senza una guida dopo la morte dell’undicesimo imam e l’improvvisa scomparsa del dodicesimo?
Imam significa “guida”, come può una persona essere guidata quando la guida non è reperibile ed accessibile?
Nessuno ha avuto contatto diretto con l’imam Mahdi durante la sua occultazione maggiore, che dura da oltre 1.000 anni.
Quindi quale è il senso di tutto questo dibattito?
Gli sciiti dell’imamato accusano i sunniti di non avere alcuna guida; bene, alla resa dei conti, siamo tutti finiti allo stesso punto, no?
Gli sciiti non avevano nessun organizzazione di leadership fino alla rivoluzione iraniana, ed il sistema iraniano della “Wilayatul faqih”, attualmente in vigore in Iran, non è altro che un sistema artificiale in cui gli “esperti” si riuniscono in una shura (consultazione reciproca), per eleggere il loro leader.
Beh, questo è esattamente quello che è accaduto a Saqifa, dopo la morte del Profeta (S), quando le persone hanno eletto Abu Bakr, quindi cosa è tutto questo trambusto?
Se gli sciiti sono disposti ad accettare l’ayatollah Komeini come guida della ummah, allora perché non Abu Bakr?
Perché trovano corretto per Khomeini essere addirittura il rappresentante eletto dell’imam nascosto, ma non trovano accettabile che Abu Bakr venga eletto rappresentante della comunità Islamica?
Il pilastro principale della Shia è la necessità di un imam divino e che la guida dei musulmani sia decretata divinamente. Senza questo pilastro e fondamento, l’intera fede sciita collassa su se stessa.
Ci domandiamo ancora, perché gli sciiti possono seguire Khomeini, ma non Abu Bakr?
La verità è che l’ayatollah Khomeini è stato eletto da uomini, e quindi decade l’intero argomento secondo il quale non ci sarebbe Giustizia Divina se Allah ci lasciasse senza una guida divina.
Khomeini non è stato certamente una guida divina, e la maggioranza degli sciiti su questo è d’accordo.
Alcuni musulmani hanno eletto a loro guida Osama Bin Laden; Khomeini ha qualche raccomandazione divina più di Osama?
Il punto è che se gli sciiti avevano un imam vivo, apparentemente infallibile con un accesso straordinario alla conoscenza, allora non avremmo avuto bisogno di questo dialogo.
Invece di tutti questi dibattiti, avremmo domandato agli sciiti di guidarci al loro imam infallibile, e là sicuramente l’imam ci avrebbe dimostrato il suo diritto con la sua straordinaria conoscenza, carattere e comportamento.
Questo non è il caso di adesso.
Se qualcuno di questi tempi diviene sciita, in termini di guida per lui nulla sarà cambiato.
Egli combina le preghiere, partecipa alle celebrazioni di ashura, paga il khums ai religiosi... ma nulla riguardo l’essere guidato da un imam divino.
Allora che cosa è esattamente il senso di questo dibattito?
Gli sciiti dicono che è obbligatorio conoscere l’imam del proprio tempo, ma del così detto imam del loro tempo cosa sanno?
Qualcosa di più di un nome e del fatto che egli non uscirà fino verso la fine del mondo?
Quindi tutto sta nel sapere un nome, piuttosto che avere una reale guida?
Ma siamo in lotta per un non problema: l’imam infallibile neppure esiste.
L’occultazione dell’imam è totalmente in contrasto con le basi della ragione per cui gli sciiti sostengono che abbiamo bisogno di un imam.
La credenza sciita, di fatto, è inconsistente.
Da un lato, la vere ragione per cui abbiamo bisogno di un imam è per esserne guidati, ma ora l’imam è in occultazione, quindi quali benefici ci da ora?
Il fondamento dello sciismo è la necessità di un imam, dopo la morte del Profeta (S), e che non ha senso per Allah non nominare un successore al Profeta (S).
Ora cosa diciamo riguardo al presente? Perché gli sciiti vivono senza un imam da oltre 1.000 anni?
Perché Allah avrebbe lasciato la ummah senza una guida per più di 1.000 anni?
Per rispondere a questa domanda, gli sciiti diranno che l’imam nascosto li guida ancora, mentre è in occultazione, ma la nostra domanda è: se l’imam nascosto (Al-Mahdi) può guidare gli sciiti senza vivere con loro fisicamente, perché non poteva in nostro Profeta Muhammad (S), guidarci senza essere presente con noi fisicamente?
Così gli sciiti semplicemente provano che il loro credo (aqida) nei dodici imam è in tutto superiore al nostro Profeta Muhammad (S).
Così, ancora una volta chiediamo a bruciapelo agli sciiti: come l’imam guida la Shia?
Non vi sono sostanziali risposte a questa domanda, ma solo semi risposte.

Prima risposta della Shia:
La guida dell’imam non si limita ad una guida diretta. Ci sono altre funzioni dell’imamato, che noi non possiamo comprendere appieno, eccetto che la sua esistenza è indispensabile per l’universo.

Confutazione:
Questo è solo un argomento filosofico (derivante de convinzioni preislamiche), che non trova nessun sostegno nel Corano e negli hadith.
Ci è stato detto che alcuni angeli organizzano alcune cose nell’universo, ma non abbiamo sentito nulla di una tale straordinaria affermazione per cui gli imam sono necessari per l’esistenza dell’universo.
Se l’esistenza dell’universo fosse stata realmente legata agli imam, allora dove è questa menzione nel Corano?
Se dovessimo credere che il mondo per esistere avesse bisogno di un imam, allora chi è stato l’imam immediatamente precedente al Profeta (S)? Il Profeta (S) l’ha mai incontrato?
E perché abbiamo bisogno di qualcuno che vive sulla terra per compiere questo lavoro?
L’imam Reza, l’ottavo imam per gli sciiti, ha fatto un osservazione molto interessante:
Se Allah voleva prolungare la vita di uno dei Suoi servi per il bisogno che la gente ha di lui, avrebbe prolungato la vita del Suo Profeta” (Kashi, Marifah Al Rijal, p.379).
Quindi, dalla risposta di qui sopra, in pratica, viene meno il loro principale argomento, per cui in ogni tempo vi sarebbe la necessità di un imam per guidare la gente (una guida diretta, materiale, non di tipo filosofico).
Infatti, gli studiosi classici sciiti dicevano che non c’è bisogno di dimostrare che abbiamo bisogno di un imam divino, dal momento che è “evidente” che Allah avrebbe concesso ad ogni popolo una tale guida. Motivavano che era semplicemente logico. E si facevano beffe degli Ahl Al Sunna, per la loro mancanza di una guida tangibile.
Esaminiamo uno degli argomenti sull’esistenza dell’imamato.
Sheik Mufid, uno dei classici studiosi sciiti, ha detto: “...la razionalità ci dice che sicuramente ci dovrebbe essere una guida infallibile in ogni tempo, che non fa affidamento sulle persone in materia religiosa..perché è impossibile che le genti vivano in un tempo in cui non ci siano guide che li avvicinano al bene e li allontanano dal male. Ogni umano incompleto ha bisogno di qualcuno che lo consigli ed ogni oppressore ha bisogno di qualcuno che lo controlli..e ci vorrebbe qualcuno che insegni a coloro che non sanno, solleva dall’ignoranza, consiglia gli sviati ed esegua gli hudud (punizioni della sharia)..e risolva i conflitti di opinione, nomini i governatori, difenda i confini e protegga le proprietà..e riunisca le persone per gli ‘Id e le preghiere comunitarie”.
(Al Irshad, sez.36)
Come possiamo vedere, questo studioso, uno dei padri della teologia e dottrina sciita, dice chiaramente che ci deve essere sempre un imam infallibile, in ogni epoca, in modo da poter in pratica dirigere e governare la gente.
Per generazioni, dopo la morte del Profeta (S), gli sciiti hanno criticato i sunniti a cui mancava tale “guida divina”, e la letteratura sciita è piena di argomentazioni che sostengono sia impossibile per Allah lasciare la sua ummah senza tale guida divina.
Questo naturalmente avveniva prima che l’imam andasse improvvisamente in occultazione e sparisse per mille anni, annullando completamente tutta la teoria secondo la quale Allah avrebbe sempre dato una guida fisica, teoria che è “naturalmente auto evidente”, come indicano i classici studiosi sciiti.
Come si può conciliare la posizione classica sciita con l’attuale?

Seconda risposta della Shia:
Il beneficio dell’imam in occultazione è come il beneficio del sole quando si trova dietro una nuvola.

Confutazione:
Questa non è altro che una giustificazione poetica al problema.
Che cosa si intende esattamente con il sole dietro le nuvole?
Il sole dietro le nuvole fornisce molti benefici, troppi da elencare. Fornisce ancora molta luce, agli umani, alle piante per la fotosintesi e per il riscaldamento del pianeta. Queste sono solo alcune funzioni del sole dietro le nuvole.
Quali sono allora i vantaggi dell’imam in occultazione?
Quale è stato il beneficio che ha portato l’imam da quando è sparito?
Ha in qualche modo aiutato nella scelta della guida politica e religiosa dell’Iran?
Oggi in Iran ci sono molte questioni controverse ed i religiosi sono ai ferri corti. Alcune di queste questioni includono i limiti della wilayat ul faqih, il modernismo, i mezzi di informazione, la libertà di espressione e molti altri problemi urgenti. Ci sono anche alcuni grossi studiosi sciiti (mujtahidun) agli arresti domiciliari, perché in contrasto con le attuali politiche e guida.
Ci sono state lettere, voci od e-mail dell’imam Mahdi, per chiarire queste controversie?
Quali di questi studiosi sciiti in forte disaccordo tra di loro sono diretti e guidati dall’imam Mahdi?
Come pensa il popolo sciita di risolvere questi problemi?
Quali sono i benefici che giungono dal “sole dietro le nuvole”?
Come possiamo vedere c’è grande differenza tra una favola e la realtà, e speriamo sinceramente che gli sciiti se ne rendano conto.
La risposta che l’imam è come “il sole dietro le nuvole” è adatta solo per quei giovani a cui bastano le risposte poetiche e romantiche. Ma per la gente che vuole significato e sostanza, questa risposta non vale nulla. Naturalmente, se una persona desidera essere ingannata, allora forse questa sarà una spiegazione esaustiva. Forse anche la sciocca ed infantile immagine che l’imam è come il sole dietro le nuvole, varrà per coloro che non amano pensare da se stessi, o meglio, per chi vuole aggrapparsi alla sua fede, non importa quale.

Terza risposta della Shia:
Ecco un estratto dal sito sciita Al-Islam.org:
Il seguente hadith, conferma quello che cerchiamo di stabilire, e cioè che la vera ragione dell’occultazione non è stata spiegata al popolo, e che fatta eccezione per gli imam, nessuno sapeva nulla su si essa”.
(Da fonte sciita) l’imam Sadiq, riferendosi al Mahdi, ha detto: “Colui a cui è affidato il comando deve necessariamente vivere una vita invisibile...”, io chiesi all’imam la ragione. Lui rispose: “ Non mi è permesso rivelarne la ragione”. (Kamal ud’Din wa Tamamu An Njama, As Saduq, vol.1, pag. 127-153)

Confutazione:
Infine, gli sciiti ammettono di non sapere il motivo per cui il loro imam si è nascosto o quale vantaggio porti l’imam in occultazione.
Chiaramente questa è una mancanza di risposta.



Articolo scritto da Owais Muhammad, pubblicato da Ibn al-Hashimi, www.ahlelbayt.com
Fonte: http://www.schiiten.com/backup/AhlelBayt.com/www.ahlelbayt.com/articles/imamah/how-does-the-current-imam-lead-the-shia.html

Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 5 giugno 2011

20 FAMOSE DOMANDE DELLA SHIA CHE HANNO CONVERTITO UN ERUDITO SUNNITA!

17) Domanda: se non credere in Aisha è un atto di miscredenza, che opinione dovremmo avere riguardo al suo assassino?


Risposta: qui chi pone la domanda tenta di inserire la credenza sciita che Muhawia abbia ucciso Aisha.
Facendo riferimento a Tarikhul Islam vol 2 di Najeefabadi, abbiamo scoperto che non c’è narrazione che dichiari che Muhawiya abbia ucciso Aisha.
Si dice solo che Aisha è morta di morte naturale ed è stata sepolta nel Jannat’ul Baqi.
Qui ora possiamo vedere a che livello di disonestà arrivino gli sciiti nel fabbricare calunnie ed utilizzare l’inganno.
Questa questione e le eventuali risposte non hanno nulla a che fare con la prova che la Shia dei 12 imam sia la giusta versione dell’Islam.


18) Domanda: comunemente si ritiene che i sahabah siano stati coraggiosi, generosi, sapienti e che passassero il tempo nell’adorazione di Allah. Se vogliamo determinare il loro coraggio, dobbiamo indagarne la storia. Quanti miscredenti ha ucciso il famoso sahabah Omar durante le battaglie di Badr, Uhud, Khandaq, Khaybar ed Hunain? Come, quanti ne ha uccisi durante il suo califfato?
Se dovessimo determinare chi fosse saldo contro i miscredenti allora non può certo essere quella persona che rifiutò di andare dai kuffar prima del trattato di Hudaybiyah in ragione di non avere amici [tra loro] e suggerì invece che andasse Uthman in virtù del suo legame con il clan Ummayah, contro l'obbligo stabilito su di lui da un comando diretto del Santo Profeta (S)

Risposta: quanti ne hanno uccisi Salman ed Abu Dhar? Quanti ne hanno uccisi Ibn Abbas e Miqdad? Domanda sciocca! Forse chi la pone è troppo influenzato dalla dittatura del suo paese.
Il Profeta (S) non ha mai incoraggiato la gente ad obbedire ciecamente quando chiedeva qual’cosa.
Ha usato ascoltare le opinioni degli altri e molte volte le ha accettate.
Non ho letto la storia cui è stato fatto riferimento nella domanda ma per me è completamente sensata. Era la Sunna degli arabi quella di appoggiare i loro parenti; lo stesso Profeta (S) utilizzò tale "Sunna" molte volte.


19) Domanda: i Saha Sitta (i 6 libri sunniti) hanno tradizioni in cui il Profeta (S) predisse la venuta di dodici califfi dopo di lui. Chi sono? Noi asseriamo che sono i dodici imam dell’Ahl al-Bayt. Mulla Ali Qari, mentre parla della aqida Hanafi, dichiara che il sesto califfo fù Yazid Ibn Muhawiya. Il Profeta (S) si riferiva ad un uomo del genere? Quando noi abbiamo hadith che dichiarano: “Colui che muore senza dare la baya ad un imam muore della morte di un appartenente ai giorni della jahiliyya”, allora è imperativo che noi identifichiamo chi sono questi dodici califfi.

Risposta: l’hadith è wahid (narrato da una sola persona), ed il narratore era un ragazzino quando lo ha udito. Nessuno può basare tutta la sua religione su un hadith wahid.
A parte questo, l’hadith non pone alcun obbligo ai musulmani. Non ordina qualcosa, segnala qualcosa. L’hadith si riferisce a degli emiri (in alcune versioni a dei califfi), gli imam sciiti, tranne Ali ed in parte Hasan, non sono diventati emiri o califfi. L’imam Zayn al-Abidin rifiutò il califfato quando la situazione gli era molto favorevole. Anche i Banu Ummaya ed i siriani erano pronti a dargli la baya, ma lui rifiutò.
Lo stesso fece Jafar as-Sadiq, in uno scenario in cui gli alawiti ed i Bau Abbas avevano sradicato i Banu Ummaya ed un gran numero di persone erano disposte a dargli la baya.
Inoltre sono gli Ithna Ashari credono all’esistenza del dodicesimo imam.
Secondo altri, non è mai esistito e ci sono molti altri hadith che danno differenti profezie sul futuro dei musulmani. Uno dovrebbe guardare ed esaminare tutti i narratori per ottenere un quadro migliore. L’hadith non dice che questi emiri sono essi stessi dei buoni musulmani, ma dice che al loro tempo l’Islam avrà potere e rispetto, ed in tal modo possiamo vedere il punto di vista di Mulla Ali Qari.
Riguardo l’altro hadith, bisognerebbe leggere tutti gli altri dello stesso tipo sempre per vedere l’intero quadro. L’hadith come è scritto sopra, non è considerato autentico dai sunniti, tuttavia ci sono altri hadith che dicono che colui che si estranea dalla comunità dei musulmani, fino al punto di non conoscere il leader della società, sarà morto come nell’epoca dell’ignoranza.
Questa non è altro che un indicazione dell’importanza dell’essere socialmente e politicamente attivi e consapevoli nell’Islam. E ciò è perfettamente in linea con la lettera 6 di Ali a Muhawiya nel Nahjul Balagha. Esso non implica affatto che nel tempo ci dovrebbe essere sempre un imam qualificato. E’ chiaro che se non ci sono ima qualificati, allora l’hadith non sarà rilevante in quel contesto storico. Si dice che se i musulmani hanno un leader, tu come individuo devi riconoscerlo, e questa è la tua responsabilità sociale e politica. Quindi, per favore, guardiamo l’hadith nella sua corretta versione e contesto, per aiutare noi stessi a comprenderlo.


20) Domanda: qualcuno può cambiare le leggi di Allah? Allora perché Omar ha introdotto le preghiere comunitarie di tarawih, i 4 takbir nella preghiera funebre, i 3 talaq in una sola seduta e vietato il mutah? Che diritto aveva di sostituire gli ordini di Allah con i propri?

Risposta: l’imam Khomeini, in uno dei suoi discorsi, disse che il waly faqih può anche ordinare ai musulmani di fermarsi dal leggere la preghiera se ritiene che la lettura delle preghiere potrebbe danneggiare l’Islam. E’ divertente vedere i suoi seguaci accusare Omar.
Omar non ha mai introdotto il tarawih. E’ stato iniziato al tempo del Profeta (S) ed il Profeta (S) ha lasciato che i musulmani lo facessero per tre notti. L’unico motivo per cui lo ha interrotto è che (secondo anche gli hadith che usano gli sciiti) egli temeva che potesse divenire una pratica obbligatoria e quindi difficoltosa per la comunità. Al tempo di Omar, l’Islam era solido ed il Profeta (S) era morto, così non c’era pericolo che potesse essere inteso come obbligatorio e la gente ha voluto leggerlo in jamaa (comunitariamente). La motivazione precauzionale per proibirlo non c’era più ed i musulmani sapevano (in accordo con gli hadith) che l’atto in sé non era un problema, altrimenti il Profeta (S) ne avrebbe parlato. E non ha mai detto che fosse un innovazione.
Potete vedere ai giorni nostri il significato di quello che fece Omar, durante il mese di Ramadan in cui tantissimi musulmani fanno il tarawih a Mecca, e potete vedere l’effetto che fa sulla popolazione sciita che con curiosità e frustrazione li segue dal vivo alla televisione.
Le altre questioni riguardano il fiq e l’ijtihad.
Ali per primo mise la Zakat sugli asini, perché valutò che a quel tempo molta gente usava possedere asini (vedi Al-Kafi, sezione sulla Zakat), i questo ha cambiato la legge o no?
Per me, la comprensione dell’Islam di Omar era molto superiore a quella di Khomeini.
Ad esempio nonostante le evidenze nella sunna, Khomeini dichiarò lecito il gioco degli scacchi.
In base a quali criteri si riconosce il diritto di ijtihad di Khomeini che non ha mai visto un profeta e si rifiuta di dare lo stesso diritto ad Omar che ha vissuto accanto al miglior Profeta (S)?
A tal proposito la Shia è maestra nel cambiare le leggi di Allah e portare innovazioni nella religione.
E Allah conosce meglio.


Fonte: http://answersforshiafriend.wordpress.com/
Le venti domande sciite:
http://www.answering-ansar.org/challenges/20questions/en/index.php


Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/