"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 1 luglio 2012

LA DISPUTA TRA ALI E MUAWIYAH E’ STATA RELIGIOSA?

Gli sciiti parlano di questo conflitto in termini di diritto all’imamato, di errata comprensione della vera natura, realtà e ruolo dell’imam, e quindi di apostasia verso coloro che lo hanno contrastato rinnegando  il “vero Islam”. Mentre Ali, nel Nahjul Balaghah, che per gli sciiti è un autorevole fonte storica, non accenna nulla di tutto questo.



LA DISPUTA TRA ALI E MUAWIYAH E’ STATA RELIGIOSA?
Assolutamente no! Il conflitto è iniziato dopo l’assassinio del terzo califfo, Uthman Bin Affan (r), e la presenza nel campo di Ali(r) degli assassini. Tuttavia, per meglio rispondere a questa domanda, esploreremo il Nahjul Balaghah per vedere cosa aveva da dire in proposito lo stesso Ali, contrariamente a quanto gli sciiti desiderano presentare:
“ La cosa è cominciata in questo modo: Noi ed i siriani eravamo gli uni di fronte agli altri mentre avevamo comune fede in Allah, nel santo Profeta e negli stessi principi e canoni della religione. Per quanto riguarda la fede in Allah e nel santo Profeta, non abbiamo cercato di far credere a loro (i siriani) in qualcosa al di sopra o di diverso di ciò in cui credevano e loro non volevano che noi cambiassimo la nostra fede. Entrambi eravamo uniti su questi principi. Il punto di contesa tra noi era la questione della morte di Uthman. Questo aveva creato la divisione. Volevano porre l’omicidio alla mia porta, mentre in realtà sono innocente riguardo esso”.

(Nahjul Balaghah, lettera 58)

Pertanto, lo stesso Ali Ibn Abu Talib non vide il conflitto come religioso, né i suoi avversari politici come infedeli. Invece la Shia che pretende di amarlo e seguirlo, dimostra di non richiamarsi alle sue stesse fonti, in quanto se davvero essi amassero Ali, si atterrebbero alle sue opinioni in materia.

Inoltre sempre Ali ha istruito i suoi uomini come segue:
“Non mi piace che cominciate ad ingiuriarli, ma se descrivete le loro gesta e raccontate ciò che fanno, sarebbe un miglior modo di parlare ed un modo più convincente di discutere. Invece di ingiuriarli sarebbe meglio dire:“Oh Allah, salva il nostro sangue ed il loro, produci tra di noi la riconciliazione, e conducili lontano dalla loro cattiva informazione, in modo che chi ignora la verità la sappia, e chi inclina verso la ribellione e la rivolta si allontani da essa”.

(Nahlul Balaghah, sermone 205)

Gli sciiti, in qualche modo, seguono le indicazioni e l’esempio di colui che affermano essere il loro più caro, Ali Ibn Abu Talib?

Certamente no! Tutto ciò che ascoltiamo da loro è calunnia e imprecazione verso i migliori uomini, onorati e scelti da Allah per essere i compagni del Suo santo Messaggero (S).


Tradotto da: “Il Contesto Storico della Shia” http://www.defending-islam.com/page4.html

Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/