"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 25 novembre 2012

LA QUESTIONE DEL CALIFFATO

SUNNITI E SCIITI A CONFRONTO. LA TESI DI MUHAMMAD BAQIR SADR.
(Parte seconda)



 Massima estensione del Califfato dei Rashidun, nel 654.

ABU BAKR, UNO STUDIO IN CONTRASTO
Appena dopo l’elezione di Abu Bakr, si svilupparono problemi molto gravi.

Muhammad Rashid Feroze scrive:
“La prima battuta d’arresto per Abu Bakr, fù la grande opposizione di molti compagni, guidati da Omar, riguardo l’assegnamento del comando dell’esercito ad Osama B.Zayd, verso il territorio di Qada’a. Si opponevano al comando di Osama perché non aveva ancora diciotto anni, e scelsero Omar B. Al-Kattab come loro rappresentante. Gli venne chiesto di suggerire che l’esercito non venisse inviato o che venisse respinto Osama. Volevano nominare un comandante con attiva esperienza di servizio sul campo di battaglia. Il Califfo Abu Bakr rifletté sulle obiezioni di questi compagni, per gran parte della giornata, ma poi si ricordò di quando il Profeta (S) venne alla moschea, con la testa fasciata, e disse: “Gente, lasciate che l’esercito di Osama parta”. Il Profeta (S) ripeté queste parole per tre volte, e continuò: “Chi condanna ora il suo comando, è stato critico anche verso il comando di suo padre. Per Allah, egli è il più qualificato al comando! Per Allah, dopo di lui suo figlio è uno degli uomini più capaci!”.

Quando Abu Bakr si ricordò di questo episodio, decise di inviare l’esercito di Osama, perché questo era l’ordine del Profeta di Allah, anche se questo poteva portare alla perdita della sua vita. Nel frattempo Omar era giunto per chiedere ad Abu Bakr di non inviare l’esercito, ed Abu Bakr gli rispose: “Per Colui nelle cui Mani è la mia vita, anche se avessi pensato che mi avrebbero attaccato delle bestie feroci, avrei inviato l’esercito di Osama, come ordinato dal Profeta (S). Anche se nessuno oltre me fosse rimasto in città, avrei inviato questo esercito”.
Quando Omar vide la determinazione di Abu Bakr nell’inviare l’esercito, gli chiese di respingere Osama e di dare il comando ad uno dei ben noti valorosi combattente dell’Islam, come Sa’ad B.Abi Waqqas o Khalid B.Walid, ma Abu Bakr rifiutò fermamente questa proposta.
L’esercito condotto da Osama ebbe un forte impatto in quel periodo, nel quale molte tribù avevano abbandonato l’Islam, e si erano rifiutate di pagare la zakat. Pensavano che dopo la morte del Profeta (S), l’Islam fosse finito, e lo scopo della spedizione era quello di incutere timore nei loro cuori.
Le tribù dicevano tra loro: “Se i musulmani non erano potenti, non avrebbero mandato questo esercito” (condotto da un ragazzo).
Questo è stato un esempio di obbedienza e lungimiranza di Abu Bakr, in un momento cruciale per la storia dell’Islam.
In seguito Abu Bakr fece altri preparativi per il Jihad, contro coloro che avevano abbandonato la fede in Allah, e lanciò contro di loro una guerra a tutti gli effetti. Tra queste, quasi tutte le tribù d’Arabia, tranne i Quraish ed i Thaqif.
Abu Bakr doveva fronteggiare ben undici fonti di ribellione e caos e voleva stroncarle sul nascere.
Radunò i comandanti della comunità musulmana e li incaricò di reprimere la rivolta, in undici diversi settori, come segue:
1) Khalid B.Walid, venne inviato a Talha Al-Asadi, con istruzioni di andare, dopo aver affrontato Talha, da malik B.Nuwaira.
2) Ikrama B.Abi Jahl, inviato a combattere Musailima Al-Kazzab, che dopo l’abbandono dell’Islam, aveva affermato di essere un profeta.
3) Al-Muhajir B.Abi Umayya, inviato a combattere Al-Ansi Al-Kazzab e Kinda, in Hadramawt.
4) Khalid B.Sa’id, inviato in Siria per sedare la ribellione dei capi di quella zona.
5) Amr B.Al-As, inviato a Qada’a e Wadi’a.
6) Hudhayfa B.Hisn, inviato a sottomettere il popolo di Daba.
7) Arfaja B.Harthama, inviato a Mahra.
8) Shurahbil B.Hasana, inviato ad aiutare Ikrama B.Abi Jahl, e di là a Qada’a.
9) Ma’n B.Hajiz, venne inviato ai Bani Sulaym ed al popolo di Hawazin.
10) Suwayd B.Hajiz, inviato ai Tahama, in Yemen.
11) Al-Ala B.Hadrami, inviato ai Bahrai.

I nomi dei capi delle spedizioni militari inviati da Abu Bakr, per sopprimere le ribellioni, dà un idea del suo grosso impegno.
E’ stato necessario preparare questi eserciti, perché marciassero in tutto il paese ad annunciare che l’Islam era vivo e forte. Questi eserciti vinsero le loro battaglie, molto impegnative, in cui un gran numero di compagni caddero martiri, dei quali molti memorizzatori del Corano. Tutto questo sacrificio venne sostenuto per rafforzare l’Islam e mantenere a sventolare la bandiera della fede.
Abu Bakr fece questi grandi sforzi, senza calcolare le probabilità di riuscita o temendo difficoltà nella gestione della sua missione. Voleva combattere il mondo che aveva voltato le spalle all’Islam, e riportarlo sulla retta via. “

Così vediamo che l’Islam era evidente pericolo, eppure Allah Onnipotente ha salvato i musulmani, perché obbedivano al Suo comando. Quindi l’affermazione che Ali non ha combattuto contro il Califfo Abu Bakr, per il bene dell’Islam, è assurda.

Cosa sarebbe accaduto se nel terzo anno di profezia, quando Allah ha comandato al Profeta (S) di invitare all’Islam i suoi parenti, egli avesse vacillato, e pensato: “Beh, siamo in pochi e potremmo essere uccisi, se rendo pubblica la mia missione. Pertanto, per proteggere l’Islam, me ne resto tranquillo!”
Questo tipo di approccio verso gli eventi, esclude chiaramente l’intervento di Allah nelle questioni umane e vede solamente un interazione tra forze materiali, ed è ovviamente un idea che nessun musulmano avrebbe sottoscritto.

Così, in breve, se ad Ali fosse stato dato suggerimento da parte del Profeta (S) di divenire il suo successore, egli avrebbe fatto di tutto per assicurare la sua successione.
Possiamo tranquillamente concludere che Ali non era affatto incaricato dal Profeta (S) per essere Califfo, né privatamente né pubblicamente, e questo lascia l’elezione di Abu Bakr chiara e legittima. (5)
Durante la mia ricerca per questo articolo, mi sono imbattuto in una sorprendente dichiarazione dello studioso sciita Tabatabai, proprio indicata a questo argomento:
“Ovviamente, in base ai principi religiosi, si può forzare chi ha deviato dalla verità, a ritornare alla verità; non si deve abbandonare la verità per soddisfare chi l’ha abbandonata. Quando il primo Califfo (Abu Bakr) venne informato che alcune tribù musulmane si erano rifiutate di pagare la tassa religiosa, ordinò la guerra, e disse: “Se non mi danno le decime, che hanno dato al Profeta, mi batterò contro di loro”. Evidentemente, dicendo questo, intendeva particolarmente affermare che verità e giustizia devono prevalere ad ogni costo. Sicuramente il problema della legittimazione del califfato era più importante e significativo delle decime, e lo sciismo è convinto che lo stesso principio applicato qui dal primo Califfo, avrebbe dovuto essere applicato dall’intera prima comunità riguardo la questione della successione del santo Profeta.” (6)
Inutile dire chi, secondo gli sciiti, sarebbe stato più qualificato di Ali ad assumersi questa responsabilità a nome della prima comunità?

ADDENTRANDOSI NEL RAGIONAMENTO ED ANALISI
Per quanto riguarda il resto del libro di Sadr, egli cerca di dimostrare che l’unica soluzione, al problema della successione del Profeta (S), è nella nomina di Ali. Cerca anche di dimostrare che tutti ne erano a conoscenza, e presenta più elementi a prova della sua tesi. Cita dal libro Ihtejaj, dello storico sciita Tabarsi, che: “Un giorno Eban B.Taghlah chiese all’imam Jafar As-Sadiq (sesto imam sciita): “Possa la mia vita essere sacrificata per te. Qualcuno dei compagni del Profeta fù contro Abu Bakr, lo incolpò per aver accettato la posizione di Califfo?”. Egli rispose: “Si, dodici dei compagni condannarono la sua posizione di Califfo. Dei Muhajirun c’erano Khalib B.Sa’id Al-As, Salman Al-Farsi, Abu Dharr Al-Ghifari, Miqdab B.Aswad, Ammar B.Yasir e Baridah Aslami. Degli Ansar c’erano Abu Al-Hatim B.Teyhan, Uthman B.Haneef, Hazimah B.Thabit, Dhulshadatayn, Ibn Abu Ka’ab ed Abu Ayyub Al-Ansari.” (7)
Anche prendendo per buona questa citazione di condanna verso Abu Bakr, essa non menziona che qualcuno avesse sposato la causa del califfato di Ali. Ed anche se fosse vero che lo hanno fatto, è incredibile che Ali stesso abbia taciuto sul suo “diritto divino”.

Sadr cerca anche di ritrarre i compagni, ed in particolare Omar, come degli ambiziosi politici! L’incidente preferito, citato dall’imam Sadr e dagli altri studiosi sciiti, ha avuto luogo pochi giorni prima della morte del Profeta Muhammad (S).
Egli chiese carta e penna per poter dettare qual’cosa, dopo della quale essi non si sarebbero sviati. Omar disse che, abbiamo con noi il Libro di Allah ed il Profeta (S) è afflitto dal dolore. A questo punto avvenne una discussione, fino a quando vennero procurate carta e penna che il Profeta (S) aveva richiesto. Poi il Profeta (S) chiese loro di lasciare la stanza. (8)
Imam Sadr afferma che il Profeta (S), avvertito il pericolo che avrebbe minacciato la sua missione dopo la sua morte, voleva salvare i musulmani dai problemi futuri, indicando la sua volontà verso Ali. Questo episodio è presentato come prova della volontà del Profeta (S) di investire Ali come Califfo. Questo, nel libro, è presentato in modo che il lettore sia indotto a credere che il Profeta (S) sia morto immediatamente dopo tale episodio, senza più avere la possibilità di rendere pubblica la successione di Ali.

Sono costretto a fare alcune osservazioni su questo punto.
In primo luogo, sarebbe strano mettere in relazione questo episodio con il califfato di Ali, dal momento, che secondo le fonti sciite, la sua nomina era già stata resa pubblica a Ghadir Khum.
In secondo luogo, se una tale annuncio era importante, perché il Profeta (S) non chiese nuovamente carta e penna prima della sua morte?
Sappiamo che Allah aveva già completato la Sua religione (Corano 5:3), quindi cosa avrebbe potuto essere lasciato fuori?
In terzo luogo, ciò dimostra che quando guardiamo un incidente con pregiudizio, è molto facile interpretarlo secondo il nostro particolare punto di vista ed interesse.
In quarto luogo, se ciò che il Profeta (S) aveva da comunicare era necessario a completare e proteggere la guida di Allah, sarebbe legittimo pensare che Allah non gli abbia consentito di comunicare le sue ultime volontà in favore di Ali. E questo è nuovamente considerare gli avvenimenti mondani come unica interazione tra forze materiali, ed esclude la Mano di Allah.
Se Allah avesse voluto, il Profeta (S) avrebbe potuto vivere non pochi giorni di più, ma centinaia di anni o più, se questo era necessario per completare la Guida di Allah!
L’imam Sadr cerca, in molti modi, di dimostrare l’incapacità e debolezza dei compagni del Profeta (S), nel trasmettere il messaggio dell’Islam. Dice che ci sono stati circa dodicimila compagni, un gran numero dei quali ha trascorso molto tempo in compagnia del Profeta (S), ma ci sono poche centinaia di hadith tramandati da loro. (9)
Uno sguardo casuale al Sahih Muslim, dimostra che contiene più di tremila hadith! E noi sappiamo che esso è solo una delle collezioni classiche di hadith sunniti.

Dopo aver letto tutto il libretto, mi sono convinto che l’affermazione degli sciiti sulla nomina divina di Ali come successore del Profeta (S), non aveva alcun fondamento.

Note:
1) Tarikh At-Tabari, vol.5, p.24. Citato dall’imam Muhammad Baqir Sadr, Tashayou ya Islam Rasteen (Teheran, Iran: Chopkhane Haydary, 1980), p.15. Tradotto in inglese da Ali Akbar Mahipoor.

2) Tarikh At-Tabari, vol.3, p.20, citato ibid., p.16.
3) Allamah Sayyid Muhammad Tabatabai, Shi’ite Islam (New York: State University Press, 1975) p.180; Sadr, pp.72-73.
4) Muhammad Rashid Feroze, Abu Bakr: The First Caliph (Leichester, England: The Islamin Fundation, 1976), pp.31-33.
5) L’unica altra possibilità é che Ali conoscesse la verità sul suo califfato, ma abbia volontariamente disobbedito, il che significherebbe tradimento verso Allah ed il Suo Messaggero (Cerchiamo rifugio in Allah da questa possibilità). Ciò implicherebbe che Ali è stato un codardo o un bugiardo, ed entrambe le possibilità siamo costretti a rifiutarle a priori.
6) Tabatabai, pp.183-184.
7) Sadr, p.68.
8) Come citato da Sadr, p.19, da Masnad Ahmad, vol.1, p.300; Sahih Muslim, vol.2, ch.Wasaya; Sahih Bukhari, vol.1, ch. Solh.
9) Sadr, p.35.

Tratto e tradotto da: http://www.shiaorsunni.com/index.html
Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/

venerdì 16 novembre 2012

UN ALTRO HADITH DELLA SHIA SUL PROFETA MUHAMMAD (S)

Pubblichiamo in aggiunta all'articolo: LA SHIA E L’INGIURIA VERSO L’AHL AL-BAYT (r): IL SIGILLO DEI PROFETI (S)


Riportato da Ibn Abbas:

“Ho visto il Messaggero di Allah, il giorno della conquista di Mecca, aggrappato alle tende della Ka’ba, dire: “O Allah, mandami un uomo tra i miei cugini a sostenermi.” Al che Gibril discese come uno arrabbiato, dicendo: “O Muhammad, Allah non ti supporta con una delle spade di Allah, lanciata contro i nemici di Allah?” Intendendo con ciò, Ali Ibn Abu Talib”.

In un altra versione “Gibril discese con rabbia”.

Bihar Al-Anwar, Muhammad Baqir Al-Majlisi, vol.41, pag.61. Anche “I Quaranta” di Sheikh Al-Mahoozy, pag.335, a cura di Sayid Mahdi Rajaa’ei.

  Anche questo racconto sciita presenta il Profeta Muhammad (S) molto distante dall'immagine che ne hanno tutti i credenti, giuntaci attraverso le autentiche testimonianze storiche e direttamente dalla Parola di Allah nel Sacro Corano. 
Possiamo dedurne un uomo smemorato, sciocco, oggetto della collera di Allah, fallibile... (Cerchiamo rifugio in Allah contro queste calunnie).
Pensate esistano racconti sciiti simili, riguardanti uno dei loro infallibili imam? Certo che no.


Fonte: http://islamistruth.wordpress.com/2012/09/29/allahswt-angry-at-the-prophetsaw-shia-claim/

Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/