"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 25 novembre 2012

LA QUESTIONE DEL CALIFFATO

SUNNITI E SCIITI A CONFRONTO. LA TESI DI MUHAMMAD BAQIR SADR.
(Parte seconda)



 Massima estensione del Califfato dei Rashidun, nel 654.

ABU BAKR, UNO STUDIO IN CONTRASTO
Appena dopo l’elezione di Abu Bakr, si svilupparono problemi molto gravi.

Muhammad Rashid Feroze scrive:
“La prima battuta d’arresto per Abu Bakr, fù la grande opposizione di molti compagni, guidati da Omar, riguardo l’assegnamento del comando dell’esercito ad Osama B.Zayd, verso il territorio di Qada’a. Si opponevano al comando di Osama perché non aveva ancora diciotto anni, e scelsero Omar B. Al-Kattab come loro rappresentante. Gli venne chiesto di suggerire che l’esercito non venisse inviato o che venisse respinto Osama. Volevano nominare un comandante con attiva esperienza di servizio sul campo di battaglia. Il Califfo Abu Bakr rifletté sulle obiezioni di questi compagni, per gran parte della giornata, ma poi si ricordò di quando il Profeta (S) venne alla moschea, con la testa fasciata, e disse: “Gente, lasciate che l’esercito di Osama parta”. Il Profeta (S) ripeté queste parole per tre volte, e continuò: “Chi condanna ora il suo comando, è stato critico anche verso il comando di suo padre. Per Allah, egli è il più qualificato al comando! Per Allah, dopo di lui suo figlio è uno degli uomini più capaci!”.

Quando Abu Bakr si ricordò di questo episodio, decise di inviare l’esercito di Osama, perché questo era l’ordine del Profeta di Allah, anche se questo poteva portare alla perdita della sua vita. Nel frattempo Omar era giunto per chiedere ad Abu Bakr di non inviare l’esercito, ed Abu Bakr gli rispose: “Per Colui nelle cui Mani è la mia vita, anche se avessi pensato che mi avrebbero attaccato delle bestie feroci, avrei inviato l’esercito di Osama, come ordinato dal Profeta (S). Anche se nessuno oltre me fosse rimasto in città, avrei inviato questo esercito”.
Quando Omar vide la determinazione di Abu Bakr nell’inviare l’esercito, gli chiese di respingere Osama e di dare il comando ad uno dei ben noti valorosi combattente dell’Islam, come Sa’ad B.Abi Waqqas o Khalid B.Walid, ma Abu Bakr rifiutò fermamente questa proposta.
L’esercito condotto da Osama ebbe un forte impatto in quel periodo, nel quale molte tribù avevano abbandonato l’Islam, e si erano rifiutate di pagare la zakat. Pensavano che dopo la morte del Profeta (S), l’Islam fosse finito, e lo scopo della spedizione era quello di incutere timore nei loro cuori.
Le tribù dicevano tra loro: “Se i musulmani non erano potenti, non avrebbero mandato questo esercito” (condotto da un ragazzo).
Questo è stato un esempio di obbedienza e lungimiranza di Abu Bakr, in un momento cruciale per la storia dell’Islam.
In seguito Abu Bakr fece altri preparativi per il Jihad, contro coloro che avevano abbandonato la fede in Allah, e lanciò contro di loro una guerra a tutti gli effetti. Tra queste, quasi tutte le tribù d’Arabia, tranne i Quraish ed i Thaqif.
Abu Bakr doveva fronteggiare ben undici fonti di ribellione e caos e voleva stroncarle sul nascere.
Radunò i comandanti della comunità musulmana e li incaricò di reprimere la rivolta, in undici diversi settori, come segue:
1) Khalid B.Walid, venne inviato a Talha Al-Asadi, con istruzioni di andare, dopo aver affrontato Talha, da malik B.Nuwaira.
2) Ikrama B.Abi Jahl, inviato a combattere Musailima Al-Kazzab, che dopo l’abbandono dell’Islam, aveva affermato di essere un profeta.
3) Al-Muhajir B.Abi Umayya, inviato a combattere Al-Ansi Al-Kazzab e Kinda, in Hadramawt.
4) Khalid B.Sa’id, inviato in Siria per sedare la ribellione dei capi di quella zona.
5) Amr B.Al-As, inviato a Qada’a e Wadi’a.
6) Hudhayfa B.Hisn, inviato a sottomettere il popolo di Daba.
7) Arfaja B.Harthama, inviato a Mahra.
8) Shurahbil B.Hasana, inviato ad aiutare Ikrama B.Abi Jahl, e di là a Qada’a.
9) Ma’n B.Hajiz, venne inviato ai Bani Sulaym ed al popolo di Hawazin.
10) Suwayd B.Hajiz, inviato ai Tahama, in Yemen.
11) Al-Ala B.Hadrami, inviato ai Bahrai.

I nomi dei capi delle spedizioni militari inviati da Abu Bakr, per sopprimere le ribellioni, dà un idea del suo grosso impegno.
E’ stato necessario preparare questi eserciti, perché marciassero in tutto il paese ad annunciare che l’Islam era vivo e forte. Questi eserciti vinsero le loro battaglie, molto impegnative, in cui un gran numero di compagni caddero martiri, dei quali molti memorizzatori del Corano. Tutto questo sacrificio venne sostenuto per rafforzare l’Islam e mantenere a sventolare la bandiera della fede.
Abu Bakr fece questi grandi sforzi, senza calcolare le probabilità di riuscita o temendo difficoltà nella gestione della sua missione. Voleva combattere il mondo che aveva voltato le spalle all’Islam, e riportarlo sulla retta via. “

Così vediamo che l’Islam era evidente pericolo, eppure Allah Onnipotente ha salvato i musulmani, perché obbedivano al Suo comando. Quindi l’affermazione che Ali non ha combattuto contro il Califfo Abu Bakr, per il bene dell’Islam, è assurda.

Cosa sarebbe accaduto se nel terzo anno di profezia, quando Allah ha comandato al Profeta (S) di invitare all’Islam i suoi parenti, egli avesse vacillato, e pensato: “Beh, siamo in pochi e potremmo essere uccisi, se rendo pubblica la mia missione. Pertanto, per proteggere l’Islam, me ne resto tranquillo!”
Questo tipo di approccio verso gli eventi, esclude chiaramente l’intervento di Allah nelle questioni umane e vede solamente un interazione tra forze materiali, ed è ovviamente un idea che nessun musulmano avrebbe sottoscritto.

Così, in breve, se ad Ali fosse stato dato suggerimento da parte del Profeta (S) di divenire il suo successore, egli avrebbe fatto di tutto per assicurare la sua successione.
Possiamo tranquillamente concludere che Ali non era affatto incaricato dal Profeta (S) per essere Califfo, né privatamente né pubblicamente, e questo lascia l’elezione di Abu Bakr chiara e legittima. (5)
Durante la mia ricerca per questo articolo, mi sono imbattuto in una sorprendente dichiarazione dello studioso sciita Tabatabai, proprio indicata a questo argomento:
“Ovviamente, in base ai principi religiosi, si può forzare chi ha deviato dalla verità, a ritornare alla verità; non si deve abbandonare la verità per soddisfare chi l’ha abbandonata. Quando il primo Califfo (Abu Bakr) venne informato che alcune tribù musulmane si erano rifiutate di pagare la tassa religiosa, ordinò la guerra, e disse: “Se non mi danno le decime, che hanno dato al Profeta, mi batterò contro di loro”. Evidentemente, dicendo questo, intendeva particolarmente affermare che verità e giustizia devono prevalere ad ogni costo. Sicuramente il problema della legittimazione del califfato era più importante e significativo delle decime, e lo sciismo è convinto che lo stesso principio applicato qui dal primo Califfo, avrebbe dovuto essere applicato dall’intera prima comunità riguardo la questione della successione del santo Profeta.” (6)
Inutile dire chi, secondo gli sciiti, sarebbe stato più qualificato di Ali ad assumersi questa responsabilità a nome della prima comunità?

ADDENTRANDOSI NEL RAGIONAMENTO ED ANALISI
Per quanto riguarda il resto del libro di Sadr, egli cerca di dimostrare che l’unica soluzione, al problema della successione del Profeta (S), è nella nomina di Ali. Cerca anche di dimostrare che tutti ne erano a conoscenza, e presenta più elementi a prova della sua tesi. Cita dal libro Ihtejaj, dello storico sciita Tabarsi, che: “Un giorno Eban B.Taghlah chiese all’imam Jafar As-Sadiq (sesto imam sciita): “Possa la mia vita essere sacrificata per te. Qualcuno dei compagni del Profeta fù contro Abu Bakr, lo incolpò per aver accettato la posizione di Califfo?”. Egli rispose: “Si, dodici dei compagni condannarono la sua posizione di Califfo. Dei Muhajirun c’erano Khalib B.Sa’id Al-As, Salman Al-Farsi, Abu Dharr Al-Ghifari, Miqdab B.Aswad, Ammar B.Yasir e Baridah Aslami. Degli Ansar c’erano Abu Al-Hatim B.Teyhan, Uthman B.Haneef, Hazimah B.Thabit, Dhulshadatayn, Ibn Abu Ka’ab ed Abu Ayyub Al-Ansari.” (7)
Anche prendendo per buona questa citazione di condanna verso Abu Bakr, essa non menziona che qualcuno avesse sposato la causa del califfato di Ali. Ed anche se fosse vero che lo hanno fatto, è incredibile che Ali stesso abbia taciuto sul suo “diritto divino”.

Sadr cerca anche di ritrarre i compagni, ed in particolare Omar, come degli ambiziosi politici! L’incidente preferito, citato dall’imam Sadr e dagli altri studiosi sciiti, ha avuto luogo pochi giorni prima della morte del Profeta Muhammad (S).
Egli chiese carta e penna per poter dettare qual’cosa, dopo della quale essi non si sarebbero sviati. Omar disse che, abbiamo con noi il Libro di Allah ed il Profeta (S) è afflitto dal dolore. A questo punto avvenne una discussione, fino a quando vennero procurate carta e penna che il Profeta (S) aveva richiesto. Poi il Profeta (S) chiese loro di lasciare la stanza. (8)
Imam Sadr afferma che il Profeta (S), avvertito il pericolo che avrebbe minacciato la sua missione dopo la sua morte, voleva salvare i musulmani dai problemi futuri, indicando la sua volontà verso Ali. Questo episodio è presentato come prova della volontà del Profeta (S) di investire Ali come Califfo. Questo, nel libro, è presentato in modo che il lettore sia indotto a credere che il Profeta (S) sia morto immediatamente dopo tale episodio, senza più avere la possibilità di rendere pubblica la successione di Ali.

Sono costretto a fare alcune osservazioni su questo punto.
In primo luogo, sarebbe strano mettere in relazione questo episodio con il califfato di Ali, dal momento, che secondo le fonti sciite, la sua nomina era già stata resa pubblica a Ghadir Khum.
In secondo luogo, se una tale annuncio era importante, perché il Profeta (S) non chiese nuovamente carta e penna prima della sua morte?
Sappiamo che Allah aveva già completato la Sua religione (Corano 5:3), quindi cosa avrebbe potuto essere lasciato fuori?
In terzo luogo, ciò dimostra che quando guardiamo un incidente con pregiudizio, è molto facile interpretarlo secondo il nostro particolare punto di vista ed interesse.
In quarto luogo, se ciò che il Profeta (S) aveva da comunicare era necessario a completare e proteggere la guida di Allah, sarebbe legittimo pensare che Allah non gli abbia consentito di comunicare le sue ultime volontà in favore di Ali. E questo è nuovamente considerare gli avvenimenti mondani come unica interazione tra forze materiali, ed esclude la Mano di Allah.
Se Allah avesse voluto, il Profeta (S) avrebbe potuto vivere non pochi giorni di più, ma centinaia di anni o più, se questo era necessario per completare la Guida di Allah!
L’imam Sadr cerca, in molti modi, di dimostrare l’incapacità e debolezza dei compagni del Profeta (S), nel trasmettere il messaggio dell’Islam. Dice che ci sono stati circa dodicimila compagni, un gran numero dei quali ha trascorso molto tempo in compagnia del Profeta (S), ma ci sono poche centinaia di hadith tramandati da loro. (9)
Uno sguardo casuale al Sahih Muslim, dimostra che contiene più di tremila hadith! E noi sappiamo che esso è solo una delle collezioni classiche di hadith sunniti.

Dopo aver letto tutto il libretto, mi sono convinto che l’affermazione degli sciiti sulla nomina divina di Ali come successore del Profeta (S), non aveva alcun fondamento.

Note:
1) Tarikh At-Tabari, vol.5, p.24. Citato dall’imam Muhammad Baqir Sadr, Tashayou ya Islam Rasteen (Teheran, Iran: Chopkhane Haydary, 1980), p.15. Tradotto in inglese da Ali Akbar Mahipoor.

2) Tarikh At-Tabari, vol.3, p.20, citato ibid., p.16.
3) Allamah Sayyid Muhammad Tabatabai, Shi’ite Islam (New York: State University Press, 1975) p.180; Sadr, pp.72-73.
4) Muhammad Rashid Feroze, Abu Bakr: The First Caliph (Leichester, England: The Islamin Fundation, 1976), pp.31-33.
5) L’unica altra possibilità é che Ali conoscesse la verità sul suo califfato, ma abbia volontariamente disobbedito, il che significherebbe tradimento verso Allah ed il Suo Messaggero (Cerchiamo rifugio in Allah da questa possibilità). Ciò implicherebbe che Ali è stato un codardo o un bugiardo, ed entrambe le possibilità siamo costretti a rifiutarle a priori.
6) Tabatabai, pp.183-184.
7) Sadr, p.68.
8) Come citato da Sadr, p.19, da Masnad Ahmad, vol.1, p.300; Sahih Muslim, vol.2, ch.Wasaya; Sahih Bukhari, vol.1, ch. Solh.
9) Sadr, p.35.

Tratto e tradotto da: http://www.shiaorsunni.com/index.html
Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/

venerdì 16 novembre 2012

UN ALTRO HADITH DELLA SHIA SUL PROFETA MUHAMMAD (S)

Pubblichiamo in aggiunta all'articolo: LA SHIA E L’INGIURIA VERSO L’AHL AL-BAYT (r): IL SIGILLO DEI PROFETI (S)


Riportato da Ibn Abbas:

“Ho visto il Messaggero di Allah, il giorno della conquista di Mecca, aggrappato alle tende della Ka’ba, dire: “O Allah, mandami un uomo tra i miei cugini a sostenermi.” Al che Gibril discese come uno arrabbiato, dicendo: “O Muhammad, Allah non ti supporta con una delle spade di Allah, lanciata contro i nemici di Allah?” Intendendo con ciò, Ali Ibn Abu Talib”.

In un altra versione “Gibril discese con rabbia”.

Bihar Al-Anwar, Muhammad Baqir Al-Majlisi, vol.41, pag.61. Anche “I Quaranta” di Sheikh Al-Mahoozy, pag.335, a cura di Sayid Mahdi Rajaa’ei.

  Anche questo racconto sciita presenta il Profeta Muhammad (S) molto distante dall'immagine che ne hanno tutti i credenti, giuntaci attraverso le autentiche testimonianze storiche e direttamente dalla Parola di Allah nel Sacro Corano. 
Possiamo dedurne un uomo smemorato, sciocco, oggetto della collera di Allah, fallibile... (Cerchiamo rifugio in Allah contro queste calunnie).
Pensate esistano racconti sciiti simili, riguardanti uno dei loro infallibili imam? Certo che no.


Fonte: http://islamistruth.wordpress.com/2012/09/29/allahswt-angry-at-the-prophetsaw-shia-claim/

Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 28 ottobre 2012

IMAM INFALLIBILE / IMAM FALLIBILE


Dalle fonti sciite più “moderate”, indirizzate principalmente alla dawa verso nuovi adepti e gli Ahl As-Sunna, apprendiamo che:

L’infallibilità degli Imam è un fondamento religioso, una delle basi su cui si regge la Shia nell’ Islam. L’Imam deve possedere le più alte virtù ed essere il più eminente tra gli uomini. Ancora più importante, l’Imam deve possedere la dote dell’infallibilità, nella scienza e nelle opere, vale a dire che non deve incorrere in alcun errore, né compiere alcun peccato. Tra le caratteristiche degli Imam, abbiamo la conoscenza di fatti che le persone normali non sanno, l’intercessione nel giorno del giudizio, l’essere custodi delle conoscenze del Profeta (S), testimoni delle azioni degli sciiti, miracoli, ecc. Egli deve essere immune dall'errore e dal peccato. Se cosí non fosse, il messaggio religioso arriverebbe incompleto e la guida divina perderebbe la sua efficacia.

Riportiamo alcuni hadith, a titolo di esempio, dalla loro più autorevole raccolta:

Abu Abdillah disse: “Se ero presente tra Musa ed Al-Khidr, gli avrei detto che ero più sapiente di loro, e li avrei informati di ciò che non conoscevano. Perche a Musa ed Al-Khidr è stata concessa la conoscenza di quello che è avvenuto in passato ma non è stata data conoscenza del futuro e di quello che succederà fino al Giorno del Giudizio, e noi abbiamo ereditato questa qualità dal Messaggero di Allah”.

(Al-Kafi, 1/204, Kitab Al-Hujja)

Abu Abdillah disse: “Io conosco ciò che c’è nei cieli e nella terra, e conosco cosa c’è nel Paradiso e nell’Inferno, e conosco cosa è successo e cosa succederà”.
(Al-Kafi, 1/204, Kitab Al-Hujja)

Abu Abdillah disse: “Qualunque Imam che non conosce ciò che gli accade e cosa sarà di lui, non è una prova (Hujja ) di Allah sulla Sua Creazione”.
(Al-Kafi, 1/202, Kitab Al-Hujja)

Sempre autorevoli hadith, dalla stessa fonte:

Abu Abdillah disse: “Mi stupisco delle persone che sostengono che io conosca l’invisibile, e l’unico che lo conosce è Allah l’Onnipotente. Io stavo per punire la mia serva, ma lei è fuggita, così non ho potuto sapere in quale camera della casa si fosse nascosta”.

(Al-Kafi, 1/200, Bab Nadir Fi Dikr Al-Ghaib)

Un imam “infallibile” respinge l’Ijtihad di una altro imam “infallibile” e gli ordina di abbandonarlo:
Ali Bin Ibrahim da suo padre, da Ibn Abi Umair, da Hafs Bin Al-Bukhturi ed altri, da Abu Abdillah (Sesto Imam): Quando ero giovane ho ecceduto negli atti di culto, così mio padre (Imam Al-Baqir) mi ha detto: “Figlio, non fare ciò, se Allah ama uno schiavo, Egli sarà soddisfatto di quel poco che offre”.
(Al-Kafi, 2/87)

-Al-Majlisi: "Hasan come Sahih" Mir'at-ul-`Uqool 8/110.
-Al-Behbudi: Sahih Al-Kafi 1/77.
-Al-Najafi al-Mawsou’ah: "La narrazione è autentica " 1/390.

 L’imam “infallibile” non sapeva di avere una moglie Kharijita:
Ahmad bin Muhammad narra da Ibn Fazzal, da Ibn Bukayr, da Zurarah, dall’ Imam Abu Jafar Al-Baqir che disse:
Una persona venne da Ali Bin Hussain (Imam Zayn Al-Abidin) e disse: “Un uomo venne da Ali Ibn Al-Hussain e gli disse: “Tua moglie, che appartiene alla tribù Shaybani, è una Kharijita che insulta Ali e se tu lo desideri puoi sentire questa cosa proprio da lei. Te la faccio sentire? Lui rispose: “Si”. L’uomo allora disse: “Domani, quando esci di casa al tuo solito orario, torna indietro subito e nasconditi in un angolo vicino.” Egli racconta ancora: “Il giorno seguente. egli si nascose in un angolo vicino alla casa; poi venne l’uomo che parlò con sua moglie. Allora l’Imam potette verificare l’informazione, e successivamente divorziò dalla donna nonostante gli piacesse.”
(Al-Kafi,vol.5, pg.351, hadith # 14)
Al-Majlisi dice: Hadith Mawtuq (Affidabile) – Mirat Al Uqul, vol 20 pg 54
(Vedi anche nostro articolo: LE MOGLI DEI PROFETI NOE’ E LOT)

Concludiamo l'esposizione con due citazioni dal Sacro Corano, delle molte possibili:

“T'interpellano a proposito dell'Ora: “Quando giungerà?”. Che [scienza] ne hai per informarli? Al tuo Signore il termine. Tu non sei che un ammonitore per coloro che la paventano. “

(Sacro Corano, 79- 42/45)

Di': “Non dispongo, da parte mia, né di ciò che mi giova, né di ciò che mi nuoce, eccetto ciò che Allah vuole. Se conoscessi l'invisibile possederei beni in abbondanza e nessun male mi toccherebbe. Non sono altro che un nunzio e un ammonitore per le genti che credono”.
(Sacro Corano, 7- 188)



Fonti: http://islamistruth.wordpress.com/ , www.ansarsunna.com
Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 14 ottobre 2012

LA QUESTIONE DEL CALIFFATO

SUNNITI E SCIITI A CONFRONTO. LA TESI DI MUHAMMAD BAQIR SADR.
(Parte prima)

  I sunniti credono nella validità dell’elezione nella quale venne scelto Abu Bakr, uno dei più eminenti compagni del Profeta (S), per essere il Califfo dei musulmani.
Gli sciiti non accettano il risultato di questa elezione e credono che Ali, cugino del Profeta (S) ed uno dei leader dei musulmani, sia divenuto Califfo.
Le pagine che seguono si occuperanno di questo tema.




TESI DI BAQIR SADR

Un giorno mi sono imbattuto in una traduzione in persiano di un celebre studioso sciita iracheno, l’imam Muhammad Baqir Sadr: “Tashayou Ya Islam Rateen” (Lo Sciismo o il Vero Islam).
Si tratta di un breve opuscolo pubblicato da Chopkhane Haydary- Iran, che apparentemente tratta un caso molto convincente per lo sciismo. Per evitare confusione, decisi di studiare attentamente ogni capitolo e confrontare le evidenze presentate da Bakir Sadr con un fratello sunnita.
L’imam Sadr, inizia il libro, spiegando che essere una minoranza, come gli sciiti, non significa essere nel torto. Egli inoltre sottolinea che tra le masse vi è molta confusione sull’origine della setta sciita. Dice che per trovare l’origine degli sciiti, si deve considerare la totalità del messaggio dell’Islam ed il fatto che il Profeta (S) aveva portato un cambiamento totale nella società.
Considerando che il Profeta (S) era ben consapevole della venuta della sua morte, deve aver pensato al futuro dell’Islam, ed egli ci avrebbe lasciato con tre possibilità:

1) adottare un approccio negativo e considerare la sua missione importante solo nell’arco della sua vita, quindi lasciare la questione della successione al volgere degli eventi;


2) adottare un approccio positivo e lasciare la questione della leadership alla decisione del consiglio degli emigrati (Muhajirin) ed ausiliari (Ansar);

3) adottare un approccio logico e razionale e sotto la guida Divina (letteralmente “l’ordine di Allah”), scegliere una persona capace, seguirla e respirare in lui il vero spirito dell’Islam.

Queste tre possibilità occupano i primi tre capitoli del libro.
Ho studiato attentamente il primo capitolo, ed un breve resoconto degli argomenti trattati è che:

il Profeta (S) non avrebbe certamente avuto un approccio negativo, lasciando il futuro dell’Islam al volgersi degli eventi. Questa negligenza non poteva non aver effetto sul futuro dell’Islam, sarebbero stati i suoi compagni perfettamente in grado di portarne avanti il messaggio senza alterarlo o deviare da esso?
Ovviamente, questo non è logico, dato che l’Islam era stato appena istituito ed affrontava molte minacce. In tali circostanze, la perdita del suo leader avrebbe significato un grande vuoto che avrebbe condotto a decisioni affrettate, al fine di colmare quel vuoto. Sadr sottolinea il fatto che dopo la morte del Profeta (S), uno dei suoi più famosi compagni gridava per strade e piazze che il Profeta (S) non era morto e non morirà in eterno. I musulmani erano ancora divisi, c’erano Muhajirin ed Ansar, Meccani e Medinesi, Quraish ed altri. Sarebbe stata una buona occasione, per gli ipocriti ed i nemici dell’Islam, per realizzare un attacco alla Religione. Era ovvio che il Profeta (S), fosse ben consapevole delle condizioni prevalenti di allora. Lui non avrebbe scelto di lasciare la nazione musulmana senza una guida. Giudicate voi, Sadr proclama: Abu Bakr ritenne suo dovere interferire nella scelta del futuro leader dei musulmani (dopo di lui) e quando Omar venne accoltellato, il popolo gli chiese di nominare un successore, ed era un periodo in cui il governo islamico era forte e centralizzato (1). Si osserva inoltre che Omar aveva considerato la scelta di Abu Bakr a Saqifah, una decisione molto affrettata, e che Allah aveva salvato i musulmani da cattive conseguenze (2).
Così un uomo di intuizione e saggezza come il Profeta (S), si sarebbe almeno reso conto dei problemi che i musulmani avrebbero incontrato, se li avesse lasciati senza nominare un successore, conclude Sadr.
Un altro motivo del Profeta (S) per adottare questo approccio negativo sarebbe stato l’interesse per la sua missione limitato alla sua vita, senza considerare il futuro. Certamente questa ipotesi è impensabile per qualsiasi leader, figuriamoci del Profeta (S) incaricato da Allah!

Queste sono le argomentazioni principali presentate nel primo capitolo, ed in quel momento le ho trovate molto convincenti.
Dopo aver compreso l’argomento, ho discusso il primo capitolo con Jamaal Zarabozo, che al tempo frequentava l’Università della California a Davis. Era un musulmano americano, convertitosi all’Islam, che Allah aveva benedetto con grandi qualità di conoscenza, e che ora è un noto autore e studioso. Considerando che egli stesso aveva dovuto studiare e scegliere tra sciiti e sunniti, dopo aver abbracciato l’Islam, era qualificato per aiutarmi in materia. La notte prima di riunirmi con lui, pregai Dio che mi guidasse verso la verità.
Gli posi la questione: “Come è possibile che Abu Bakr ed Omar abbiano nominato dei successori, mentre il Profeta (S) ha tralasciato una questione così importante, su cui poggiava il futuro dell’Islam?” Egli mi rispose: “Ma il caso del Profeta (S) è differente da quello di Abu Bakr ed Omar. La parola del Profeta (S) sarebbe stata vincolante per la gente, ma non così per quella di Abu Bakr”.
Ascoltando ciò, mi sentii come se all’improvviso tutto fosse divenuto chiaro.

Queste poche parole, apparentemente poco significative, misero insieme tutti i pezzi.
Discussi questo punto, ma ormai il mio cuore aveva sentito la verità. Tuttavia non ci volevo ancora credere, “Hai assolutamente ragione ma non mi sono convinto troppo facilmente?”, chiesi. Lui mi rispose che vi sono persone che dopo aver semplicemente visto il Profeta (S) sono diventate musulmane, pertanto non dovevo essere sorpreso nel raggiungere la verità così in fretta.

INVALIDITA’ DELLA TESI DI BAQIR SADR
Il lettore potrebbe domandarsi su come queste poche parole mi avessero aiutato a giungere alla verità. Come ho già detto in precedenza, la radice della discordia tra sunniti e sciiti, risale al problema della successione al Profeta (S). Le sette conosciute come Shia, considerano il cugino del Profeta (S), Ali come il primo Califfo. Ali venne designato divinamente al califfato, o no? Nonostante tutte queste differenze, concordano su un punto: la sincerità e devozione di Ali ad Allah, e la sua disponibilità a sacrificare qualsiasi cosa per la Sua causa. Basti ricordare come, questo giovane uomo devoto, accettò l’Islam in tenera età ed abbia rischiato la vita dormendo nel letto del Profeta (S) la notte dell’Egira, quando i congiurati si preparavano ad assassinarlo. Egli era ben noto come combattente valoroso per la difesa dell’Islam, e si potrebbe andare avanti ancora molto nel descrivere le qualità e meriti di Ali. Così la sua obbedienza ad Allah ed al Suo Profeta, e la disponibilità ad agire per la causa dell’Islam, sono indiscutibili. Se il Profeta (S) gli avesse ordinato di saltare da una scogliera o in un pozzo profondo, egli lo avrebbe fatto senza esitazione. Consideriamo ora cosa sarebbe accaduto se il Profeta (S) avesse ordinato ad Ali di essere il capo della nazione musulmana, e che questo avrebbe soddisfatto Allah. La risposta di Ali, in queste circostanze, sarebbe stata molto chiara. Avrebbe fatto di tutto per diventare capo dei musulmani, in quanto era l’ordine del Profeta (S) e la volontà di Allah.

Secondo gli studiosi sciiti, dopo il “Pellegrinaggio d’addio”, in un luogo chiamato Ghadir Khum, (vedi anche nostro articolo “GHADIR KHUM” http://studiamolashia.blogspot.it/search/label/hadith ) il Profeta (S) prese la mano di Ali, la alzò alla sua destra e disse, alla gente riunita: “O gente, chi ha più autorità sui credenti che loro stessi?”. Loro dissero: “Allah ed il Suo messaggero ne sanno di più”. Il Profeta (S) disse: “Allah è il mio mawla e io sono il mawla dei credenti, ed io ho più autorità sui credenti di essi su loro stessi. Chi mi considera il suo mawla, allora Ali è il suo mawla”. Poi guardò verso il cielo ed invocò Allah dicendo: “O Allah, sta vicino a chi gli sta vicino, avversa colui che lo avversa, ama colui che lo ama, odia colui che lo odia”. Allora Omar Ibn Khattab disse ad Ali: “Ora sei il mio mawla ed il mawla di tutti i credenti”…

Così vediamo che secondo gli sciiti, non solo Ali, ma un gran numero di compagni erano ben consapevoli dell’imminente successione di Ali al Profeta (S).

Per amore di discussione possiamo supporre che un tale evento sia realmente accaduto, anche in circostanze diverse. Immaginiamo che durante i suoi 23 anni di missione il Profeta (S), un giorno abbia detto privatamente ad Ali che sarebbe stato il suo successore e supponiamo che gli abbia chiesto di mantenere il segreto, fino alla sua morte, per ragioni note solo ad Allah.

ALI HA VIOLATO IL COMANDO DEL PROFETA ?
Nei due casi, cioè la nomina pubblica o privata, avremmo trovato Ali a conoscenza di questo suo grande compito. Alla morte del Profeta (S), per Ali sarebbe giunto il momento adempiere al suo dovere e diventarne il successore. Avrebbe riconosciuto la sua responsabilità verso i musulmani, avrebbe dovuto sapere che era scelto da Allah per questo compito. Avrebbe dovuto sapere che nel Giorno del Giudizio gli sarebbe stato chiesto conto della sua condotta in materia. Avrebbe adempiuto ai suoi obblighi o semplicemente si sarebbe seduto ad aspettare il volgere degli eventi?


Così, le questioni poste dall’imam Sadr riguardo il Profeta (S), possono valere anche per Ali!
Il fatto che Ali era vivo e vegeto e perfettamente in grado di interferire negli eventi, pone un pesante fardello sulle sue spalle. Senza ulteriori discussioni, dovrebbe essere chiaro che Ali non avrebbe taciuto su questo argomento. Sarebbe andato dai musulmani, soprattutto da Abu Bakr, a dire: “O Abu Bakr, nella tal data, il Profeta, privatamente, mi ha scelto come suo successore. Allah mi è testimone, chiedo le tue dimissioni e domando a tutti pegno della vostra fedeltà”. E Naturalmente, se, come sostengono gli sciiti, la nomina era stata pubblica a Ghadir Khum, dove anche Omar si era schierato con lui, sarebbe stato facile per Ali dimostrare di essere il legittimo successore. Dobbiamo tuttavia tenere presente che non parliamo di rivali politici, ma piuttosto di uomini nobili che hanno sinceramente amato Allah ed il Suo Profeta, e che per ottenerne il compiacimento hanno sacrificato tutto. Pertanto anche se Ali non avesse avuto testimoni all’infuori di Allah, Abu Bakr sicuramente non avrebbe dubitato della sua parola, su una questione così importante.
Ora, dato che Abu Bakr ha continuato ad essere Califfo, e non ha dato pegno di fedeltà ad Ali, se le storie della nomina di Ali fossero vere, sarebbe una disobbedienza ad Allah ed al Suo Messaggero. Questo significa che al rifiuto di Abu Bakr di lasciare l’incarico, l’unico modo per Ali sarebbe stato prendere il califfato con la forza. In questo caso, Ali non avrebbe avuto motivo di timore dato che era il designato da Allah, e come tale avrebbe avuto il sostegno divino. In questo caso, egli non solo avrebbe spodestato Abu Bakr, ma avrebbe anche rafforzato l’Islam. Certamente non vi è nessun storico sciita o sunnita che sostiene sia mai accaduto niente di simile. In realtà, Ali è stato uno dei consiglieri più intimi di Abu Bakr, visto che era molto rispettato per la conoscenza e comprensione delle questioni giuridiche.
Questi argomenti sono stati portati all’attenzione degli studiosi sciiti, e la loro risposta è che al momento l’Islam era debole ed i musulmani divisi, ed un conflitto interno avrebbe portato a molto spargimento di sangue ed alla possibile fine dell’Islam. Pertanto, Ali ha taciuto.
Ma questi studiosi dimenticano che Allah è Colui che ha inviato l’Islam, ed è nostro dovere obbedire ai suoi comandamenti, ed il futuro è nelle Sue Mani. Per gli sciiti, il comandamento per Ali, era di diventare il successore del Profeta (S). Speculare sull’esito di questo comando, per Ali, sarebbe stato mettere il suo giudizio e saggezza al pari con Allah, l’Onnipotente, il Saggio. Cosa che certamente Ali non avrebbe mai fatto.


Tratto e tradotto da: http://www.shiaorsunni.com/index.html

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sabato 22 settembre 2012

SHIA: ORIGINE DEL TERMINE E DELLA SCISSIONE

Chiunque affermi che la parola Shia di Ali (Shiatu Ali) sia stata utilizzata dal Profeta Muhammad (S) o durante la sua epoca è un bugiardo, e non esiste alcuna prova a sostegno del contrario. Come ulteriore prova, i seguaci dello sciismo non hanno mai concordato su quando la Shia abbia avuto origine. Nel suo libro “Asl Al-Shia Wa Usooliha” a pag.87, il grande maestro sciita A’al Kaashif Al-Ghataa scrive:
“La prima persona che ha piantato il seme dello sciismo nell’Islam, non è stato altro che lo stesso Profeta. In altre parole, il seme della Shia è stato posto fianco a fianco al seme dell’Islam. Il suo giardiniere (il Profeta) continuò ad averne cura, irrigandolo, fino a che crebbe e prosperò durante la sua vita, dando poi i frutti dopo la sua morte”.

Questa è in assoluto una falsa dichiarazione, supportata da falsi hadith, riguardo i quali, viene falsamente sostenuto che esistano in Sahih Bukhari e Sahih Muslim. Come ad esempio, frasi tipo “In verità è Ali e la sua Shia che sono i vincitori”, che la maggior parte degli scrittori sciiti utilizza per dare l’impressione al lettore che le loro falsità siano supportate da autentiche narrazioni dei nostri Sahih.
In realtà, né gli storici né i religiosi sciiti concordano sulla nascita ed evoluzione della Shia.
Riportiamo alcuni importanti esempi.

Nel suo “Firaq Ash-Shi’ah” (I gruppi sciiti), Abu Muhammad Al-Hasani Bin Musa Al-Nubakhti, uno dei più conosciuti e stimati storici sciiti, è convinto che la Shia non sia iniziata prima della scomparsa del santo Rasul (S): “Il Messaggero (S) morì nel mese di Rabi Al-Awwal, nel decimo anno dall’Egira all’età di 63 anni, e la durata della sua missione profetica fu di 23 anni, e sua madre fu Amina Bint Wahab Bin Abdi Manaaf Bin Zuhra Bin Murra Bin Ka’B Bin Lu’ay Bin Ghaalib. (Alla sua morte) la Ummah si divise in tre gruppi. Un gruppo venne chiamato sciita, ed erano i partigiani di Ali Bin Abu Talib e da loro si staccarono tutte le sette sciite. Un altro gruppo rivendicò il diritto di successione, vale a dire gli Ansar di Sa’d Bin Ubadah Al-Khazraji. Un terzo gruppo si orientò a dare la bay’ah (alleanza) ad Abu Bakr Bin Abi Quhaafah, con la scusa che il Messaggero (S) non aveva nominato nessuno in particolare, lasciando libera la Ummah di scegliersi chi voleva...”
(Firaq Ash Shi’ah, pag.23-24)

Muhammad Hussain Al-Muzaffari crede che la Shia sia nata dal santo Nabì (S) stesso, così scrive nel suo “Tareekh Ash-Shia” (Storia della Shia):
“L’invito alla sciismo cominciò quando il grande salvatore Muhammad (S) gridò “La Ilaha Illa Llah” nelle montagne di Mecca ...e , di conseguenza la chiamata a divenire uno sciita per Abu Al-Hasan (Ali) da parte del Profeta (S) venne fianco a fianco con le due testimonianze”. (Tareekh Ash-Shia, pag.8-9, Qum)

Abu Ishaq Ibn Al-Nadim, un famoso studioso sciita, non era d’accordo con nessuna di queste teorie e nel suo “Al-Fihrist” scrive che la Shia cominciò nella Battaglia del Cammello:
“Quando Talha e Zubair, in disaccordo con Ali, non accettarono altro che la vendetta per il sangue di Uthman, ed Ali mobilitò le sua forze per combatterli; quelli che lo seguirono furono chiamati sciiti”.
(Al-Fihrist, pag.249, da Ash-Shi’ati Wat-Tashayyu di Ehsan Elahi Zaheer, pag.25)

Un altro sapiente sciita, Mustafa Al-Kamil Shaybi, nel suo libro ha scritto: “L’indipendenza del termine che indica lo sciismo è avvenuta solo dopo l’assassinio di Hussain, con il quale lo sciismo è divenuto un entità indipendente, con un identità distinta”. (The Link Between Sufism e Shi’asm, pag.23)

Dalle loro dispute è evidente che i tentativi di rendere la Shia il messaggio originario del santo Profeta (S) è un fallimento, e non può ingannare altro che l’ingenuo che segue ogni tamburo battente.


Fonte: “Il Contesto Storico della Shia” http://www.defending-islam.com/page4.html
A cura di: Studiamolashia
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mercoledì 22 agosto 2012

IL SIGNIFICATO DEL TERMINE SHIA


 

“Shi’ah” ,“Shie’ah”: un sostantivo singolare arabo che significa gruppo, fazione, partito, setta, sostenitore. La forma plurale è “Shiya’e - Ashyaa”.

C’è un altra parola in arabo che ha un simile significato ed è “Hizb”, il cui plurale è “Ahzaab”.
Entrambi i termini sono utilizzati nel Sacro Corano, eccone alcuni esempi:

“Quindi trarremo da ogni gruppo (Shi’ah) quello che fu più arrogante verso il Compassionevole” (19:69)

“Avvenne che, entrando in città in un momento di disattenzione dei suoi abitanti, trovò due uomini che si battevano, uno era dei suoi (Shie’atihi) e l'altro uno degli avversari” (28:15)
“In verità Abramo era certamente uno dei suoi seguaci (Shie’atihi)” (37:83)
“Già, prima di te, ne inviammo alle antiche sette (Shiya)” (15:10)
“Di': “Egli vi può mandare un castigo dall'alto o da sotto i vostri piedi o confondervi con le divisioni (Shiya’an)” (6:65)
“Tu non sei responsabile di coloro che hanno fatto scismi nella loro religione e hanno formato delle sette (Shiya’an). La loro sorte appartiene ad Allah. Li informerà di quello che hanno fatto.” (6:159)
“Davvero Faraone era altero sulla terra; divise in fazioni (Shiya’an) i suoi abitanti, per approfittare della debolezza di una parte” (28:4)
“E neppure [siate tra] coloro che hanno scisso la loro religione e hanno formato sette (Shiya’an), ognuna delle quali (Hizben) è tronfia di quello che afferma.” (30:32)

Durante il conflitto tra Ali Ibn Abu Talib (r) e Muhawwiyah Ibn Abu Sufyan (r), entrambi i gruppi vennero definiti Shi’atu Ali e Shi’atu Muhawwiyah.

Quindi il suo primo uso, durante il conflitto tra i due grandi compagni, è servito ad indicare l’appartenenza ad uno dei due schieramenti, in quel determinato contesto politico.



Tradotto da: “Il Contesto Storico della Shia” http://www.defending-islam.com/page4.html

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domenica 1 luglio 2012

LA DISPUTA TRA ALI E MUAWIYAH E’ STATA RELIGIOSA?

Gli sciiti parlano di questo conflitto in termini di diritto all’imamato, di errata comprensione della vera natura, realtà e ruolo dell’imam, e quindi di apostasia verso coloro che lo hanno contrastato rinnegando  il “vero Islam”. Mentre Ali, nel Nahjul Balaghah, che per gli sciiti è un autorevole fonte storica, non accenna nulla di tutto questo.



LA DISPUTA TRA ALI E MUAWIYAH E’ STATA RELIGIOSA?
Assolutamente no! Il conflitto è iniziato dopo l’assassinio del terzo califfo, Uthman Bin Affan (r), e la presenza nel campo di Ali(r) degli assassini. Tuttavia, per meglio rispondere a questa domanda, esploreremo il Nahjul Balaghah per vedere cosa aveva da dire in proposito lo stesso Ali, contrariamente a quanto gli sciiti desiderano presentare:
“ La cosa è cominciata in questo modo: Noi ed i siriani eravamo gli uni di fronte agli altri mentre avevamo comune fede in Allah, nel santo Profeta e negli stessi principi e canoni della religione. Per quanto riguarda la fede in Allah e nel santo Profeta, non abbiamo cercato di far credere a loro (i siriani) in qualcosa al di sopra o di diverso di ciò in cui credevano e loro non volevano che noi cambiassimo la nostra fede. Entrambi eravamo uniti su questi principi. Il punto di contesa tra noi era la questione della morte di Uthman. Questo aveva creato la divisione. Volevano porre l’omicidio alla mia porta, mentre in realtà sono innocente riguardo esso”.

(Nahjul Balaghah, lettera 58)

Pertanto, lo stesso Ali Ibn Abu Talib non vide il conflitto come religioso, né i suoi avversari politici come infedeli. Invece la Shia che pretende di amarlo e seguirlo, dimostra di non richiamarsi alle sue stesse fonti, in quanto se davvero essi amassero Ali, si atterrebbero alle sue opinioni in materia.

Inoltre sempre Ali ha istruito i suoi uomini come segue:
“Non mi piace che cominciate ad ingiuriarli, ma se descrivete le loro gesta e raccontate ciò che fanno, sarebbe un miglior modo di parlare ed un modo più convincente di discutere. Invece di ingiuriarli sarebbe meglio dire:“Oh Allah, salva il nostro sangue ed il loro, produci tra di noi la riconciliazione, e conducili lontano dalla loro cattiva informazione, in modo che chi ignora la verità la sappia, e chi inclina verso la ribellione e la rivolta si allontani da essa”.

(Nahlul Balaghah, sermone 205)

Gli sciiti, in qualche modo, seguono le indicazioni e l’esempio di colui che affermano essere il loro più caro, Ali Ibn Abu Talib?

Certamente no! Tutto ciò che ascoltiamo da loro è calunnia e imprecazione verso i migliori uomini, onorati e scelti da Allah per essere i compagni del Suo santo Messaggero (S).


Tradotto da: “Il Contesto Storico della Shia” http://www.defending-islam.com/page4.html

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domenica 27 maggio 2012

IL MU’TAH, RACCOLTA DI FATWA DELLA SHIA

parte seconda

Il Grande ayatollah Sayyed Mohammed Sadeq Rouhani





Domanda:

Una volta sono andato in un Night Club, dove una prostituta mi ha chiesto 100$. Quando glieli ho dati, lei mi ha detto: tutto il mio corpo è per il tuo piacere, per questo denaro, ma solo per un giorno. Posso considerare questo, un matrimonio mu’tah?
Risposta:
Se lei ha detto questo con l’intenzione di fare un matrimonio, e tu dopo hai detto accetto, lo si considera un matrimonio mu’tah.

Domanda:
Quale è il parere sul matrimonio con una donna sposata? Perché quando è terminato il tempo del mu’tah, con la donna con la quale mi sono sposato, ho scoperto che era già maritata con un altro.
Risposta:
Il matrimonio con una donna sposata è sicuramente haram, ma se il secondo marito non lo sapeva non viene punito per questo.


Il Grande Ayatollah Sayyid Abu al-Qasim al-Khoei



Domanda n.6

E’ consentito fare mu’tah al telefono, recitando la formula del contratto, così che un uomo può parlare con una donna estranea al telefono, liberamente e comodamente?
Risposta:
Se il contratto è con quella donna, si.

Domanda n.14
Alcuni giovani nei loro viaggi in certi paesi, incontrano certe donne che si offrono per il piacere. E’ permesso fare mu’tah con loro senza essere sicuri che non siano gravide? E’ permesso fare mu’tah con una donna che accetta il matrimonio temporaneo, ma senza chiederle se ha avuto prima rapporti sessuali con qualcuno?
Risposta:
Indagare e domandare in proposito, non è necessario.

Domanda n.22
Un uomo conosce un adultera, ma non sa se sia o no conosciuta per questo...è permesso fare mu’tah con lei?
Risposta:
Non c’è problema, se lui non conosce la sua descrizione (fama n.d.t.)


Imam Khomeini


“Si può fare mut’ah con una adultera (zania), ma è sconsigliato (makruh), particolarmente se la donna è una prostituta (‘ahira) famosa per commettere adulterio” (Tahrir Al-Wasilah, v.2, p.288)


Il Grande Ayatollah Sayyed Mohammad Al-Hussaini Shahroudi



Domanda:

Si può fare un matrimonio temporaneo con una conosciuta per commettere adulterio (zania), come quelle che ci sono negli alberghi, in certi paesi?
Risposta:
Con il nome di Allah, è permesso ma è makhruh.

 
Il Grande Ayatollah Mohammad Taqi al-Mudarresi





Domanda 1:
E’ consentito sposarsi tramite internet, nel senso che il rapporto avviene tramite internet, senza incontrarsi, ed il piacere viene tramite il guardarsi reciprocamente nella web cam?
Risposta:
Inizialmente è permesso recitare la formula del matrimonio tramite internet, con tutte le condizioni di un contratto valido, e gli sposi possono godersi a vicenda guardandosi reciprocamente attraverso la web cam. Però dobbiamo sapere che lo scopo del matrimonio è costruire una famiglia e fare figli, e non è giusto accontentarsi di queste cose secondarie, non facendo un matrimonio vero.

Domanda 2:
Si può fare mut’ah con un’adultera? Si può farlo con una famosa per commettere adulterio, chiedendo rifugio in Dio? E’ essenziale che lei riconosca o meno, la validità del mut’ah?
Risposta:
1) Fare mut’ah con un adultera (zania) per aiutarla a proteggersi dall’adulterio è permesso, ed anzi se ne ottiene anche una ricompensa.
2) Fare mut’ah con un adultera che riconosce la validità di questo matrimonio e che ne rispetta le regole, è permesso ma è makruh.
3) Fare mut’ah con un adultera che non riconosce la validità di questo matrimonio, e lo fa solo, ad esempio, per guadagnare soldi, non è permesso.




Il Grande Ayatollah Sheikh Mohamad Es’Hagh Alfayyadh



Domanda 1:

Da noi c’è un uomo dal quale vanno sia uomini che donne per curarsi con la lettura del Corano, essendo da noi conosciuto come persona di un certo livello spirituale. Purtroppo si è visto che quando vanno da lui vedove o divorziate, e lui ne viene a conoscenza, non cura o legge il Corano sulla donna fino a quando essa non accetta di sposarlo con un matrimonio temporaneo, ed è successo con più di una donna. Posso informare la gente della verità, in modo che possano allontanarsi da lui, così da non cadere in brutte situazioni, sapendo che la maggioranza non conoscono questa faccenda, o se lo faccio svelo la privacy di un credente, la quale non si può svelare? Inoltre si può fargli guidare la preghiera del venerdi?
Risposta:
Il contratto di matrimonio temporaneo in sé è un atto desiderabile nella sharia islamica, ma se porta a una corruzione non è più permesso. Per cui, riguardo la domanda, non si può svelare il segreto, se questo atto porta a violare la privacy, quindi bisogna impedirgli di fare questa cosa o consigliargli di non farla.

Domanda 2:
Si può fare mut’ah con una donna che dichiara il suo desiderio di commettere adulterio in internet, ma non è conosciuta pubblicamente su internet come una adultera, in quanto nessuno conosce la sua vera identità; e conoscendola ed incontrandola successivamente è probabile che essa non accetti di commettere adulterio con chiunque, come farebbe una famosa per farlo?
Si può allora spiegargli il mut’ah e poi farlo con lei, senza considerare che sia nell’idda da qualcun altro, in quanto l’adultera non ha una idda?
Risposta:
Con il nome dell’Onnipotente, si può fare mut’ah con un adultera (zania), ma non con una famosa per commetterlo, ed Allah è il più sapiente.

Domanda 3:
Sono un impiegato di un ufficio statale ed il mio lavoro consiste nel ricevere telefonate da tutte le regioni. Certe volte telefonando con delle ragazze succede che parliamo di argomenti immorali e mi esce lo sperma. Possiamo fare un contratto di mut’ah tramite il telefono così non cado nell’haram? Per favore, vorrei avere la vostra risposta.
Risposta:
Non c’è problema nel fare il contratto di matrimonio temporaneo o duraturo tramite il telefono o internet, ma comunicando il contratto, non scrivendolo, ed Allah è il più sapiente.

Domanda 4:
Sono una ragazza di 21 anni non sposata e studio all’università, lontana dal mio paese. Ho conosciuto uno studente universitario, ci siamo innamorati entrambi ed abbiamo deciso di allontanarci dall’haram. Ma sinceramente il nostro desiderio ha cominciato a divenire opprimente...abbiamo provato a sposarci con un matrimonio duraturo...ma non ci siamo riusciti per l’opposizione della famiglia, per la difficile situazione economica ed altri motivi... dopo di ché abbiamo deciso di legarci con un mut’ah, per evitare l’haram e cercare la soddisfazione del Misericordioso...ma essendo vergine devo avere il permesso di mio padre che rifiuta l’idea assolutamente. Stiamo ancora provando a trovare una via lecita che ci leghi, per allontanarci dall’haram...possiamo allora sposarci con il mut’ah o matrimonio duraturo, senza il permesso di mio padre, sapendo che sono ancora vergine? Mi basta dire a quest’uomo: “ti faccio sposare me stessa per la tale dote” e lui risponde: “accetto il matrimonio per la dote o condizione determinata”, e così ci siamo sposati davanti ad Allah...senza ricorrere all’autorizzazione del genitore, né alla presenza di due testimoni, né un autorità religiosa?
Se questo è permesso, possiamo considerare questo matrimonio duraturo o temporaneo?
Io sono una serva di Allah, mi sento persa, e non ho nessuno oltre Dio a cui chiederlo, tranne voi...
Vi chiedo di aiutarmi a risolvere il mio problema tramite una via legale, lontana dall’haram.
Risposta:
Non è permesso ad una vergine sposarsi senza l’autorizzazione del padre o il nonno paterno. Certo, se la ragazza ha un disperato bisogno di matrimonio, per il quale essa potrebbe cadere nell’haram, allora in questo caso, può sposarsi anche se non lo permette un suo wali.
Perciò devi pensarci, tra te e Dio, se puoi proteggere te stessa, la tua castità e la tua religione dal cadere nell’haram, non ti è permesso di sposarti neanche temporaneamente, senza il permesso di tuo padre; ma se invece non puoi proteggere la tua religione, rimanendo senza matrimonio, allora hai il permesso di sposarti senza l’autorizzazione del padre. Sta a te che sei responsabile di te stessa, perché un matrimonio come questo può danneggiare il tuo futuro e distruggere la tua personalità, ma se sei costretta puoi fare mut’ah senza penetrazione, per proteggere il tuo futuro, il tuo onore davanti alla famiglia. Ed Allah è il più sapiente.

 

Traduzione di Studiamolashia

Vi saremo grati per ogni segnalazione di eventuali errori e mancanze

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domenica 13 maggio 2012

IL MU’TAH, RACCOLTA DI FATWA DELLA SHIA

Parte prima

Il Grande Ayatollah Ali al-Sistani


Domanda n.14

E’ ammissibile in un matrimonio mu’tah, fare sesso al telefono, dopo che entrambi gli sposi hanno concordato tramite la formula del mu’tah, per telefono?
Risposta:
Se il piacere viene sentendo la voce della moglie, non c’è problema, anche se porta eiaculazione. Ma non è permessa una pratica sessuale con l’apparecchio telefonico, se porta all’eiaculazione.

Domanda n.17
Si può fare mu’tah con donne conosciute per commettere adulterio? Anche con donne che lavorano negli alberghi facendo zinà, sapendo che escono da una stanza ed entrano nell’altra a questo scopo?
Risposta:
Per “sicurezza obbligatoria” (al ahuat wujuban), non bisogna fare mu’tah con loro solo dopo che si pentono. Si può tornare, riguardo questo argomento, a chi permette di fare mu’tah con loro (vedi Rouhani n.d.t.), considerando il religioso più sapiente del Sayyed (Sistani), che Dio lo protegga.

Domanda n.39
Cosa vuol dire, che per “sicurezza obbligatoria” non è permesso fare mu’tah con una donna conosciuta per commettere adulterio?
Risposta:
Vuol dire che non è permesso fare mu’tah in questo caso. Solo se un mujtahid più sapiente degli altri pubblica una fatwa in cui lo ritiene ammissibile e colei che è conosciuta per fare adulterio si rende disponibile nel farlo.

Domanda n.40
Posso fare mu’tah con una donna della quale non so se sia conosciuta per commettere adulterio?
Risposta:
E’ ammissibile fare mu’tah con lei.

Domanda n.42
Se l’uomo non ha prestato attenzione al tempo determinato del mu’tah, e si è accorto che è terminato un ora prima, si considera il suo atto come zinà?
Risposta:
Se egli è inconsapevole od ignaro, non si considera zinà.

Domanda n.43
Se qualcuno va in un paese, conosce una donna che dice di non avere marito e di non essere nella ‘idda, e fa mu’tah con lei, per un breve periodo. Poi quando decide di ritornare al suo paese, e di tagliare i rapporti con lei nel futuro, deve informarsi od indagare se è rimasta incinta?
Risposta:
Non è obbligatorio nei due casi (informarsi od indagare n.d.t.), ed Allah conosce meglio.

Domanda n.48
Nel caso uno decida di terminare anticipatamente il mu’tah con una donna, è necessario informarla in sua presenza, o basta recitare la formula da solo senza la sua presenza, e poi informarla?
Risposta:
E’ sufficiente che egli termini l’accordo dentro di sé, senza dirlo a lei.

Domanda n.52
Si può fare mu’tah con una donna sulla quale si ha il dubbio che sia ancora nella ‘idda, da un matrimonio precedente? E’ obbligatorio chiedere?
Risposta:
Non è obbligatorio chiedere.

Domanda n.94
E’ ammissibile fare mu’tah con più di una donna, contemporaneamente?
Risposta:
E’ ammissibile.

Domanda n.105
Posso fare mu’tah con una donna tramite posta?
Risposta:
Se vi accordate sulla dote ed il tempo determinato, lei può delegarti a pronunciare la formula dell’atto, così farai la sua parte dicendo: ho fatto sposare colei che mi ha delegato, per la tal dote e tempo determinato, e poi dici accetto.

Domanda n.124
Cosa dico a chi mi mette in imbarazzo, quando parlo della legittimità del mut’ah, chiedendomi: tu accetteresti il mut’ah per tua sorella o figlia?
Risposta:
Digli che non accetti. Non tutti accettano ciò che è consentito e io non accetterei che lei si sposi in un matrimonio permanente con un uomo come te, anche se sei musulmano ed è consentito.

Domanda n.160
Si può fare mu’tah con una incinta dal haram?
Risposta:
Niente lo vieta di per se.

Domanda n.164
Ci sono zone in cui la situazione economica è negativa, e in queste zone le donne fanno mu’tah al fine di guadagnare soldi e non per soddisfare un piacere...si può fare mu’tah con loro?
Risposta:
E’ permesso.

Domanda n.194
Si può contrarre mu’tah senza testimoni, cioè solo tra marito e moglie?
Risposta:
E’ permesso.

Domanda n.201
Può una donna o ragazza prendere il mu’tah come mestiere, col quale vivere e guadagnare, entro i limiti della sharia?
Risposta:
E’ consentito.

Domanda n.222
Quanto deve attendere di ‘idda, una donna per fare mu’tah, nel caso sia in menopausa?
E nel caso di una condizione medica in cui le sia stato tolto l’utero?
Risposta:
Se ha raggiunto la menopausa non c’è ‘idda, e menopausa vuol dire che non vede più sangue, non pensa più di vederlo data la sua età avanzata ed abbia superato i 50 anni lunari. Invece se non ha ancora raggiunto l’età della menopausa ma non ha mestruazioni, la sua ‘idda è di 45 giorni.

Domanda n.228
Nel mu’tah è obbligatorio chiedere alla donna se è in ‘idda, se è sposata, se è divorziata ecc o no?
Risposta:
Non è obbligatorio.

Domanda n.286
Vi ho scritto in merito alla seguente questione: ho una cameriera e voglio fare mu’tah con lei. E’ permesso, considerato che è vergine? E voi mi avete risposto: è permesso, con il consenso di suo padre o nonno paterno. La mia domanda è: basta che lei gli parli e prenda il permesso, o devo farlo io, considerando che la sua famiglia abita in Indonesia e noi in Arabia Saudita, ed io non conosco la loro lingua? ...E posso fare mu’tah con lei senza l’autorizzazione della sua famiglia, essendo la donna lontana, e che quindi potrebbe non essere in grado di prendere il permesso?
Risposta:
Basta che lei chieda l’autorizzazione, e puoi fare mu’tah con lei, se lei si sente tranquilla. Se lei trova difficoltà nel parlare con il suo wali ed ha un bisogno urgente di sposarsi, può farlo senza il suo permesso.

 
Traduzione di Studiamolashia
Vi saremo grati per ogni segnalazione di eventuali errori e mancanze
 
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domenica 29 aprile 2012

LA TRISTE REALTA’ DELL’AHL AS-SUNNA IN IRAN

- NON ESISTE AL MONDO UNA CAPITALE SENZA UNA MOSCHEA SUNNITA, TRANNE TEHERAN, LA CAPITALE DEGLI SCIITI, CHE VANTA PIU’ DI QUARANTA CHIESE, TEMPLI ED UN CIMITERO BAHA’I, UN TEMPIO SIKH ...
- NON C’E’ UN DIRIGENTE SUNNITA IN QUALSIASI AUTORITA’ GOVERNATIVA, MINISTERO, AMBASCIATA, AMMINISTRAZIONI LOCALI E PROVINCIALI, OSPEDALI ED AMBULATORI, NEMMENO AI POSTI PIU’ BASSI DELL’AMMINISTRAZIONE IRANIANA
- OGGI TROVIAMO UN PAESE CON UN TERZO DELLA POPOLAZIONE PRIVATO DEI PIU’ ELEMENTARI DIRITTI. ESISTE QUALCHE ALTRO PAESE AL MONDO CHE IMPEDISCE AL POPOLO DI SCEGLIERE NOMI COME OMAR, AISHA, HAFSA, ABU BAKR, ZUBAYR ...?
- LA DOPPIA FACCIA DEL REGIME E’ STATA IN GRADO, INNALZANDO LA BANDIERA ISLAMICA, DI INGANNARE MOLTI MUSULMANI FUORI DALL’IRAN
- SEBBENE MINORANZE MUSULMANE IN TUTTO IL MONDO SI TROVINO AD AFFRONTARE OPPRESSIONE E CALAMITA’ SU LARGA SCALA, LA SITUAZIONE IN IRAN E’ ULTERIORMENTE AGGRAVATA DALL TAQIYYA (INGANNO) DEL GOVERNO, CHE IPOCRATICAMENTE DICHIARA DI LAVORARE PER L’UNITA’ DEI MUSULMANI

Brani tratti da un intervista a Sheikh Abdul Rahman Al-Baluchy, pubblicata nel 1998 sul numero 24 della rivista “Nida’ul Islam”.

Sono passati 14 anni ma la situazione dei sunniti in Iran non sembra sostanzialmente cambiata.


Saresti così gentile da accennarci alla storia dell’Ahl As-Sunna in Iran, ed indicarci le aree dove oggi sono maggiormente concentrati?
E’ un dato di fatto che l’Iran era un paese sunnita fino al decimo secolo del calendario Hijri. Durante questo periodo, l’Iran produsse migliaia di studiosi in ogni disciplina, e la più eclatante dimostrazione di ciò è che i sei più autentici libri di Hadith sunniti sono stati compilati da autori provenienti dall’Iran o studiosi che hanno ricevuto la loro educazione in Iran.

Tuttavia, quando i Safavidi sciiti presero il controllo, imposero il loro governo sulle teste dei giuristi e studiosi sunniti.
Questa fu la ragione dello spopolamento delle più grandi città del tempo, che erano anche importanti centri di insegnamento delle scienze religiose, come Tabriz, Isfahan, Ray e Tus.
Molti musulmani sunniti vennero uccisi, costretti ad accettare lo sciismo o fuggire sui monti, lasciando divenire l’Iran un centro di cospirazione verso l’Islam ed i musulmani.
Ferdinand, l’ambasciatore del re austriaco, osservò che: “Se non fosse stato per i Safavidi in Iran, oggi giorno avremmo avuto la lettura del Corano come tra gli algerini”, nel senso che la sua Austria sarebbe stata conquistata dai musulmani Ottomani. Ma i Safavidi cospirarono con i crociati e gli imperialisti per fermare l’espansione islamica in Francia e verso Vienna.
I musulmani sunniti dell’Iran sono tra i 15 ed i 20 milioni, e vivono prevalentemente nelle regioni montagnose di confine. Sono principalmente curdi, turchi ed arabi, ed un buon numero vive nelle città.

ALCUNI NOMI DI EMINENTI STUDIOSI SUNNITI MARTIRIZZATI DAL GOVERNO SCIITA DELL’IRAN
- Bahman Shakoury, era tra gli studiosi di spicco nella sua zona, Tonalis, ed era attivo nella da’wah tra gli intellettuali. E’ stato arrestato, condannato per wahabismo ed ucciso nel 1986.

- Sheik Mawlawi abdul Aziz, era uno dei maggiori leader dell’Ahl As-Sunna, che svolsero un ruolo prioritario nell’opposizione alla costituzione, in materia di diritti dei sunniti. E’ stato direttore della scuola religiosa di Zahdan e capo delle tribù Baluchi armate. Avvelenato nel 1987.
- Sheikh Abdul Wahhab Khafi, ha svolto un ruolo notevole nell’esporre la calamità dell’Ahl As-Sunna fuori dall’Iran, soprattutto in Pakistan.
E’ stato ucciso nel 1990, sotto tortura, dopo essere stato accusato di wahabismo.
- Sheik Nasser Sabhani, è stato uno dei leader dell’Ahl As-Sunna in Kurdistan, ed ha diretto molti corsi di formazione. E’ stato arrestato dopo aver confutato le false accuse di kufr dirette ad Omar da Khomeini, nel suo famoso libro “Al-Hukumah Al-Islamiah”. Ucciso nel 1992 in carcere, ed ai suoi parenti venne negata la possibilità di assistere al suo funerale.
- Dottor Ali Muzhaffaryan, era un eminente intellettuale sciita, chirurgo cardiaco alla testa del comitato medico di Shiraz. Abbracciò la scuola di Ahl As-Sunna Wa Jama’a e trasformò la sua casa in una moschea, perché il governo di Shiraz non consente la creazione di luoghi di preghiera sunniti. Arrestato e condannato per wahabismo e tradimento americano, venne torturato pesantemente dopo che molti giovani sciiti lo seguirono nella Sunna. Venne rilasciato per poi essere assassinato nel 1992.

ALCUNI ESEMPI DI MOSCHEE E SCUOLE DI AHL AS-SUNNA, CONFISCATE O DISTRUTTE
- Moschea sunnita di Ahwaz. La prima moschea a venire confiscata, prima della guerra con l’Iraq. Trasformata in un centro di sicurezza della polizia.

- A sud di Teheran, la seconda moschea venne confiscata nel 1882.
- Moschea “Tareeth Ham”, nella regione del Khurasan, confiscata e trasformata in un centro della guardie rivoluzionarie.
- Scuola e moschea di Lakour. Situate vicino alla città di Jabahar, nel Baluchistan. Il governo ha demolito la moschea e la scuola nel 1987, dopo l’accusa di essere un centro di wahabiti.
- Moschea sunnita in Shiraz. Confiscata dopo la morte del Dott. Muzhaffaryan che la fondò, venne trasformata in un centro di proiezione di video delle guardie rivoluzionarie.
- Moschea “Sheikh Faydh”. Era un’antica moschea sunnita di Mashad, uno dei principali centri sciiti. Il governo non potendo tollerarne l’esistenza l’ha demolita nel 1993, sotto la supervisione delle guardie rivoluzionarie, che hanno inoltre demolito i centri adiacenti, utilizzati come ostelli e luoghi di insegnamento del Corano. L’ordine di demolizione arrivò direttamente da Khamenei, l’attuale “leader spirituale” dell’Iran. La cosa stupefacente è che la demolizione, di questa antica moschea, avvenne subito dopo che il governo aveva sponsorizzato dimostrazioni contro la demolizione della moschea “Babary” in India, ad opera degli Hindù.
- Riparazione stradale. Anche eseguendo di volta in volta lavori stradali, come nella città di Zahdan, hanno demolito case, scuole e moschee di Ahl As-Sunna, in nome della loro presunta rivoluzione.
- Scuola Ahl As-ASunna di Talish. Il governo confiscò questa scuola, nel nord-ovest dell’Iran. Sheikh Quraishy, il preside, venne arrestato e sue presunte confessioni vennero estorte sotto tortura.
- Moschea “Aaban” a Mashad. Confiscarono il luogo, demolirono le mura ed espulsero l’amministratore.

Tratto da:

http://sonsofsunnah.com/2011/04/15/the-dismal-reality-of-ahl-al-sunnah-in-iran/


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domenica 15 aprile 2012

IL FAQIH SCIITA PUO’ SOSPENDERE O VIETARE IL MUT’AH, IL CALIFFO OMAR ED I COMPAGNI DEL PROFETA NON POSSONO.

Una fatwa dalla maggiore autorità sciita Imamita contemporanea, il “Grande Ayatollah Sistani” autorizza il faqih ad annullare o sospendere il mut’ah.

La fatwa originale la trovate qui: http://www.alseraj.net/ar/fikh/2/?TzjT8odmvl1075094365&181&210&7

Gli sciiti, continuando la loro propaganda e promozione di questa “unione a tempo” che definiscono matrimonio, accusano il Califfo Omar Ibn Al-Khattab (r) di avere vietato arbitrariamente il matrimonio temporaneo mut’ah, oltre che accusarlo di ogni sorta di nefandezza ed innovazione della Religione di Allah.

Ovviamente tutto questo è una menzogna, Omar disse chiaramente che vietava questo tipo di atto perché lo aveva vietato il Profeta Muhammad (S), come riportato nelle principali ed affidabili fonti islamiche.
Ad esempio:
“Ibn Omar riporta che Omar Ibn Al-Khattab, in un sermone disse. Il Profeta Muhammad (S), ci permise il mut’ah per tre giorni, poi lo vietò. Giuro su Allah, che se vengo a conoscenza che qualcuno casto (muhsan) fa mut’ah, lo lapiderò a sassate. Tranne se porta quattro testimoni che testimoniano che il Messaggero di Allah l’ha permesso dopo averlo vietato”.

(Sunan Ibn Majah, Kitab Al-Nikah, Bab an-nahy ‘an nikah al-mut’ah)

Vediamo molto chiaramente che Omar afferma di ribadire il divieto del Profeta (S).

Tutto l’atteggiamento sciita verso la figura di Omar è unicamente un tentativo di denigrarlo.
Ed invece, oggi cosa scopriamo? Una fatwa della massima autorità sciita contemporanea in cui si afferma che il mut’ah può essere sospeso o addirittura vietato (tahrim) dal giurista (faqih)!
Quindi, a detta loro, quello che fece il Califfo, con l’approvazione dei tutti i Compagni contemporanei del Profeta (S), è un’eresia ed offesa all’Islam, mentre invece è consentito al semplice faqih sciita!

Traduzione della fatwa di Sistani:
Domanda: Il faqih (giurista), ha diritto di sospendere o vietare il mut’ah, se necessario?

Risposta: E’ consentito.

Se consideriamo che il mut’ah, che relega la donna alla condizione di oggetto, non è mai stato vietato da un faqih sciita, anche in tempi difficili (1), e che invece questa pratica è stata incoraggiata anche con le prostitute, ci chiediamo cosa significhi per l’Ayatollah Sistani il “se necessario”.

Si capisce che è tutta una farsa nella quale se la persona di Omar (ed in generale tutti i Compagni) è coinvolta, qualunque siano gli atti o comportamenti, verranno colpevolizzati.
Invece quando uno dei loro compie gli stessi atti, viene adottato un doppio standard di giudizio.



Nota (1) Il caso dell’Iraq contemporaneo sarebbe un perfetto esempio di tempi difficili, in quanto il matrimonio temporaneo è molto aumentato dopo l’invasione di americani ed iraniani. Molte vedove per sopravvivere sono indotte a prostituirsi attraverso il mut’ah.
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domenica 25 marzo 2012

MUT’AH, MATRIMONIO TEMPORANEO DELLA SHIA

L'abrogazione del mut`ah (termine arabo al femminile) avvenne fin dai tempi del Profeta (Pace e Benedizioni su di lui), quando egli stesso lo dichiarò proibito il giorno della battaglia di Khaybar, leggiamo alcuni esempi dai Sahih:


"Ali ibn Abi Talib (Iddio sia soddisfatto di lui) riporta che il Santo Profeta (Pace e Benedizioni su di lui) in occasione della battaglia di Khaybar proibì il mut`ah con le donne ed il nutrirsi di asini domestici" (Sahih Muslim)
“Ar-Rabi’ Ibn Tabrah narra che Muhammad (S) disse: “O, uomini, vi ho permesso il mut’ah prima, ma ora Allah l’ha proibito fino al Giorno del Giudizio, e chiunque oggi abbia fatto il mut’ah lo deve abbandonare, e non deve riprendersi nulla di quanto può aver dato a lei” (Sahih Muslim)
“Ali Ibn Abu Talib narra che Muhammad (S) proibì il mut’ah con le donne, il giorno di Khaybar” (Sahih Bukhari, Sahih Muslim)


Ma la notizia dell'abrogazione non raggiunse subito tutti i Compagni (Iddio sai soddisfatto di tutti loro), e quando qualche anno dopo Amir al-Mu'minin, Hadrat `Umar ibn-ul-Khattab (Iddio sia soddisfatto di lui) venne a sapere che non tutti erano a conoscenza dell'avvenuta abrogazione di questa pratica, riaffermò tale proibizione informandone chi non ne era al corrente, e vi pose definitivamente fine.
 
 
 
Pur se gli sciiti cercano di promuoverlo come atto di devozione e nobilitarlo, addirittura presentandolo come possibile soluzione a molti problemi della Ummah, l’immagine che un semplice credente ricava dal mut’ah, termine traducibile con godimento, è di una pura relazione sessuale tra uomo e donna, senza che a quest’ultima vengano riconosciuti garanzie e diritti simili al matrimonio islamico, ad esempio il diritto all’eredità, all’alloggio ed al mantenimento.

Questo tipo di unione utilizza la donna solo come mezzo di divertimento e sfogo maschile; unione che non ha condizioni, se non la recitazione di una formula tra coloro che stringono questo patto, specificando, dopo l’accettazione della donna, la durata ed il valore della dote che l’uomo deve versare.
Il mut’ah viene attuato senza testimoni: un uomo chiede ad una donna di sposarlo dicendo la formula “Voglio fare mut’ah con te”, e lei risponde “Ti concedo il mut’ah con me”, dopo di che si accordano sulla durata dell’unione, che può essere anche di un giorno, un ora o meno.
Un uomo può fare innumerevoli mut’ah, senza particolari limitazioni, anche contemporaneamente.
In realtà questo non è altro che un tentativo di legittimazione sciita dell’adulterio e della fornicazione, un invito alla perversione e diffusione dell’oscenità.
L’ayatollah Khomeini nel suo libro “Tahrir Al-Wasila”, dichiara che è permesso fare il mut’ah con una prostituta di mestiere: “Si può fare mut’ah con una adultera (zania), ma è sconsigliato (makruh), particolarmente se la donna è una prostituta(‘ahira) famosa per commettere adulterio” (Tahrir Al-Wasilah, v.2, p.288)

Questa prostituta vuole da quest’uomo solo i soldi, ed è difficile pensare che si ponga dei problemi sulla legittimità religiosa o meno del rapporto, la differenza tra fornicazione (zinà) ed adulterio, ed il mut’ah risiede solo nella formula che recitano gli uomini che la incontrano.

Perché, per la Shia, chi prima del rapporto recita la formula del mut’ah riceve da Allah ricompensa e gioia, mentre chi non l’ha recitata riceve punizione e tristezza!!
Leggiamo questa storia che racconta uno degli sciiti in Al-Kafi (la loro più autorevole raccolta di hadith):
“Una mattina di un Jumu’a, mentre stavo seduto davanti alla porta, è passata una giovane schiava che mi è piaciuta. Allora ho ordinato al mio servo di chiamarla, l’ho fatta entrare in casa ed ho fatto mut’ah con lei; ma mia moglie si è accorta di noi, così è entrata in casa. La giovane schiava si è precipitata verso la porta, invece io sono rimasto. Mia moglie ha stracciato su di me dei vestiti nuovi che indossavo solo nelle feste.” (Sharh Usul Al-Kafi, Mawla Muhammed Salih Al-Mazindarani, v.12, p.408)

Così, senza testimoni, senza scrittura, senza rendere pubblico l’atto.

L’ijtihad, al passo coi tempi, dei “grandi ulema sciiti”, ha addirittura permesso la celebrazione ed il “consumo” del mut’ah tramite il telefono, ma attenzione, senza utilizzarlo come oggetto stimolante. (Vedi: www.alseraj.net , tredicesima e quattordicesima domanda al grande ayatollah Al-Sistani sul matrimonio temporaneo).
Allora qual’é la differenza tra questo atto e ciò che vediamo nelle nostre società, sotto forma di adulterio e lecite perversioni? Se non solo la formula “Ti concedo di fare mut’ah con me” ?

Leggiamo un altro racconto, di un devoto sciita che chiede al suo “infallibile” imam su di una faccenda che lo turba: “Dissi ad Abu Abd Allah: “C’é una giovane serva vergine che sta con i suoi genitori, che mi invita ad avere un rapporto sessuale con lei, senza che i suoi lo sappiano, lo faccio o no?” Lui rispose: “Si, ma senza penetrazione”, allora io dissi: “ma se lei è d’accordo?”, lui rispose: “Anche se lei è d’accordo, perché è un atto vergognoso per le vergini”.(Tahdib Al-Ahkam, v.7, p.2)

Avete visto fino a che punto si è diffusa l’oscenità, anche con le ragazzine all’oscuro dei genitori e con “l’infallibile imam” che acconsente.

Sheik Al-Mufid, ha permesso di fare mut’ah con una vergine senza il permesso dei suoi genitori, ed a tal proposito ha riportato questi hadith:

“Abu Abd Allah disse: “Non c’é problema se la vergine si sposa (mut’ah) senza il permesso di suo padre”.
Jamil Ben Darraj chiese all’imam Jaf’ar As-Sadiq sul fare mut’ah con una vergine e lui rispose: “Non c’é problema a fare mut’ah con una vergine senza penetrazione, in modo che la sua famiglia non abbia vergogna”. (Khulasat Al-Ijaz, Shaikh Al-Mufid p.47)
E se parliamo della dote basta un siwak (bastoncino per la pulizia dei denti), come cita la narrazione in “Mustadrak Al-Wasail, v.14, p.463”.

“Muhammad Bin Muslim chiese all’imam Al-Mahdi Al-Muntadar, sul mut’ah con una giovane serva. Lui rispose: “Si, tranne se lei è una giovane che si inganna”, io dissi: “Che Dio ti protegga, qual’é l’età che raggiunge una giovane per non essere ingannata?”, lui rispose: “Dieci anni”. (Man La Yahduruhu Al-Fakih, Al-Shaik Al-Saduk v.3, p.461)

Al-Shaik Al-Saduk commentando questo hadith nella nota n.2 nello stesso libro dice: “Questa è la prova che è permesso fare mut’ah con una vergine dopo i dieci anni senza il consenso dei genitori, ed è sconsigliato “makruh” prima di questa età”.
Non bastava rendere permessa questa oscenità, ma a chi la pratica hanno anche preparato una bella ricompensa ed il perdono in questa vita e nell’aldilà, in modo da diffonderla tra i credenti sciiti

Invitandoli ad accettare questo tipo di matrimonio, con testi come questo, riportati nel libro Risalat Al-Mut’a di Sheik Al-Mufid, p 8-9:
“All’imam Al-Baqir è stato chiesto: “Il matrimonio mut’ah ha una ricompensa?”, lui rispose: “ Se lui tramite questo atto ricerca Allah... allora, per ogni parola che rivolgerà a lei Allah gli concede un hasana (benedizione), se lui le si avvicina Allah gli perdona un peccato e se dopo fa il ghusl, Allah gli perdona peccati per ogni pelo che viene toccato dall’acqua”. L’uomo disse: “Per ogni pelo?”, l’imam rispose: “Si, per ogni pelo”.
As-Sadiq disse: “Allah l’Onnipotente ha vietato alla nostra Shia ogni sostanza inebriante, e l’ha sostituita con il mut’ah”.
Al-Baqir disse: “Il Profeta Muhammad disse: “Quando fui in cielo durante l’Isra’a, Jibril mi seguì e mi disse: “O Muhammad, Allah dice: “Invero Io ho perdonato i peccati dei mutamatti’in di donne”.

Ma prestiamo attenzione: come è possibile che il Profeta (S) dica questa frase commettendo un errore così banale? Chi meglio del Profeta Muhammad era padrone della lingua araba?
Nel linguaggio arabo, riferendosi al delle donne, avrebbe dovuto usare il femminile di “mutamatti’at” invece che il maschile di “mutamatti’in” , questo a riprova del fatto che chi ha inventato questa storia ignorava l’uso della lingua araba.
Abu Abd Allah disse: “Ad ogni uomo che fa mut’ah e dopo compie il ghusl, per ogni goccia di acqua che cade sul suo corpo, Allah crea 70 angeli che chiedono perdono per lui, fino al Giorno del Giudizio, e maledicono, fino al Giorno del Giudizio, colui che cerca di non farlo (il mut’ah)”.

Sheik Al-Mufid, dopo aver citato queste narrazioni commenta: “Questi testi sono pochi tra i tanti che parlano in questo senso”.

In un matrimonio, l’obbiettivo fondamentale è la creazione di una famiglia, legata da amore ed affetto per sempre. Il mut’ah non ricerca stabilità affettiva o progetto di vita, ma solo il godimento, ed un uomo può divertirsi senza assumersi nessuna responsabilità, non avendo la donna nessun diritto al mantenimento, eredità, abitazione, anche nel caso rimanesse gravida.

Il mut’ah è zinà, con il tentativo di legittimazione religiosa, tramite l’invenzione di narrazioni sul Profeta Muhammad (S) e grandi musulmani che la Shia mistifica e venera come “imam infallibili”.
Il mut’ah è prostituzione, un retaggio della jahiliya, (epoca pre-islamica) e crederlo ammissibile nega tutti gli insegnamenti islamici riguardanti la rettitudine e la castità.

Articolo a cura di studiamolashia.blogspot.com
Fonti principali consultate:
http://www.fnoor.com/books.htm
http://www.alseraj.net/

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domenica 26 febbraio 2012

NIENTE MOSCHEE SUNNITE A TEHERAN!

Allora, cos’è questa affermazione? E’ vero o falso? “Propaganda wahabita”?

Prima dobbiamo dare alcune spiegazioni alle comuni mendaci risposte che solitamente danno gli sciiti, quando si parla di questo argomento.



1) Gli sciiti rispondono: “Non ci sono moschee sciite in Arabia Saudita!”

Risposta:
Anche se fosse vero, non sarebbe una giustificazione valida.

La cosiddetta “Repubblica Islamica dell’Iran” afferma nella costituzione di riconoscere e garantire assoluta libertà di culto ai musulmani sunniti.
Ma al di là dei proclami propagandistici, tra le basi della loro setta ci sono l’odio e l’imprecazione verso i compagni e le mogli del Profeta Muhammad (S) e molte altre credenze e pratiche cariche di risentimento, desiderio di vendetta ed odio verso i musulmani sunniti.
L’Arabia Saudita, mai ha affermato il pieno riconoscimento della setta sciita rafida. E tutti i maggiori sapienti sauditi accusano i religiosi sciiti di eresia.
Quindi l’Arabia Saudita dimostra un atteggiamento chiaro verso gli sciiti.
Detto questo, in Arabia Saudita ci sono numerose moschee sciite, o quelle che in realtà essi chiamano “husseiniyah”, dove si riuniscono a maledire i compagni, celebrare matrimoni temporanei, flagellarsi, invocare i loro imam e tutte le altre pratiche che conosciamo.
E non parliamo della provincia orientale ma di Medina, dove c’è anche un quartiere sciita.
Così abbiamo i “terribili wahabiti” che consentono agli sciiti di avere una moschea, da cui diffondere i loro insegnamenti e pratiche, nel cuore della “fortezza wahabita” di Medina, anche se gli stessi wahabiti definiscono apertamente gli sciiti come kuffar (Per lo più i loro religiosi, ritenendo le masse sciite ingannate dai loro ayatollah).
Altro che i sunniti in Iran, che inoltre subiscono la beffa del fasullo riconoscimento del loro status e diritti religiosi.
Essendoci una husseiniyah a Medina, possiamo trovare una moschea sunnita a Qom?
Ma dal momento che non c’è neanche a Teheran, come domandarsi se c’è a Qom?

2) Gli sciiti sono soliti dire: “Le moschee non appartengono alla Sunna od alla Shia, sono le case di Allah”.

Risposta:
E’ vero? Se è così, allora come Ahl As-Sunna cerchiamo di edificare una bella moschea a Karbala, Najaf, Qom, Isfahan, Mashad e naturalmente Teheran. Perché no?

Sarebbe solo stata edificata dai sunniti, ma “le moschee non appartengono alla Sunna od alla Shia...”.
Ovviamente una moschea è una moschea, ma tramite questi sproloqui apologetici, gli sciiti tentano di presentare le richieste sunnite in Iran come inutili ed inconsistenti, anche se sanno bene che la differenza tra una moschea sunnita e sciita inizia proprio dalla preghiera!
Mentre la moschea sunnita chiama cinque volte alla preghiera, gli sciiti in Iran, Iraq ed altrove possono “fieramente” non solo unire le preghiere a casa loro (in ogni tempo), ma anche le loro moschee chiamano alla preghiera solo tre volte al giorno!
In Iran ed altri luoghi sciiti si odono solo tre adhan al giorno.
Così, come possono i sunniti pregare in congregazione, quando i proprietari sciiti di moschee ed husseiniyah a Teheran, chiamano alla preghiera in congregazione solo tre volte al giorno?
In secondo luogo, vi sono profonde differenze di Aqida e Fiq, ed una comunità sunnita ha bisogno di praticare ed insegnare secondo le sue convinzioni, come se non in una moschea di Ahl As-Sunna?
Speriamo che nessuno ci venga a raccontare che gli umili “segni di Allah” (ayatollah), sono pronti a lasciare le loro moschee a noi, per insegnare il Corano, Sahih Bukhari ecc...
Se è così, fatecelo sapere che lo comunichiamo a fratelli in Iran...


Tornando all’argomento principale e la realtà dell’Ahl As-Sunna in Iran, permetteteci di citare il seguente articolo, pur se datato (tradotto da Wikipedia):
“In una apparizione congiunta con l’ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani, parlando di rapporti Sunna-Shia, lo Sheik sunnita Yusuf Al-Qaradawi ha lamentato il fatto che da molto tempo non ci siano ministri sunniti in Iran, che i funzionari sunniti sono scarsi anche nelle regioni a maggioranza sunnita (come Kurdistan e Baluchistan). I sunniti denunciano la mancanza di una loro moschea a Teheran, capitale e maggiore città dell’Iran, nonostante la presenza di oltre un milione di sunniti e nonostante la presenza di chiese cristiane, come esempio lampante di questa discriminazione. Anche se il presidente riformista Muhammad Khatami ha promesso, durante la campagna elettorale, di costruire una moschea sunnita a Teheran, niente è stato fatto durante i suoi otto anni di governo. Il presidente ha spiegato la situazione dicendo che il leader supremo ayatollah Ali Khamenei, non avrebbe accettato la proposta. Come in altri luoghi del mondo musulmano, queste problematiche possono giocare un ruolo nel conflitto, poiché la maggioranza dei sunniti in Iran appartiene a minoranze etniche”.

Bene, allora cosa occorre perché i sunniti possano costruirsi la moschea?

Naturalmente non serve altro che “l’ok del Boss”, ma se il “Boss” cioè Khamenei è contrario, anche una semplice moschea fatta di fango, a Teheran non si può fare.
E’ interessante far notare come il regime rafida safavide non si faccia problemi con oltre 40(!) chiese, oltre 20 sinagoghe, templi del fuoco (zoroastriani), templi sikh/hindu....
Nonostante i sunniti iraniani rappresentino di gran lunga la più grande minoranza religiosa di Teheran, ed essendoci più sunniti iraniani che cristiani, ebrei e zoroastriani, tutti insieme!
Congratulazioni! La “Repubblica Iraniana” ha battuto USA, Israele, Russia ed Inghilterra.
Il Regime Rafida Safavide può dicharare con orgoglio:
“Abbiamo l’unica capitale al mondo senza una moschea sunnita!”

Guardiamo qualche esempio:

Tempio sikh/hindu di Teheran





Sinagoghe a Teheran



 
Chiese a Teheran


Tempio zoroastriano a Teheran



Moschea sunnita nella roccaforte ebraica di Haifa


Moschea sunnita a Washinghton D.C.

Moschea sunnita a Mosca

Potete vedere altre fotografie nell’articolo originale: http://sonsofsunnah.com/2011/04/27/297/#more-297
Più di un milione di sunniti a Teheran: http://www.islahweb.org/content/2011/11/4652
Tempio sikh a Teheran: http://www.sikhiwiki.org/index.php/Gurdwara_Sahib_(Tehran)
http://www.flickr.com/photos/misskarren/4145816159/in/photostream/


Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/