"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 23 febbraio 2014

IL LEGGENDARIO FIQ JAFARITA -2



INESISTENZA DI UNO SCRITTO  DI GIURISPRUDENZA ATTRIBUIBILE ALL’IMAM JA’FAR

                                          Nell'immagine: denaro alla tomba di Khomeyni

Presso gli sciiti non esiste uno scritto nel campo del fiq dell’imam Ja’far, od anche una raccolta dei suoi studenti, od un libro che i credenti abbiano tramandato fino ai giorni nostri.
Tutto quello che gli è stato attribuito sono in realtà scritti risalenti a centinaia di anni dalla sua morte, senza una catena di trasmissione affidabile.
Questo non è il caso dei sapienti delle scuole islamiche, i quali hanno lasciato scritti e raccolte, ad esempio:
L’imam Abu Hanifa, ci ha lasciato il suo “Musnad” negli hadith, e nel campo della giurisprudenza suoi allievi come Al-Kadi, Abu Yusuf e Muhammad Bin Hasan Al-Shaybani, si sono impegnati a scriverla e tramandarla.
L’imam Malik Bin Hanas ha scritto nella giurisprudenza ed hadith nel suo “Al-Muwata’a”.
L’imam As-Shafi’i, viene considerato il fondatore della scienza che si occupa dello studio delle basi del fiq con il suo “Al-Risala”, ed inoltre ci ha lasciato il “Musnad” negli hadith, ed “Al-Umm” nella giurisprudenza.
L’imam Ahmed Bin Hanbal, ci ha lasciato la sua raccolta di hadith “Al-Musnad”, mentre la giurisprudenza è stata preservata e scritta da suoi due allievi conosciuti, l’imam Al-Khallal e l’imam Zayd Bin Ali.

Invece l’unico testo considerato affidabile dagli sciiti, nel campo delle narrazioni legate a questioni giuridiche è “Al-Kafi” di Al-Kulayni, morto nel 329H, ben 180 anni dalla morte dell’imam Ja’far!
E dopo quello di Al-Kulayni, il libro “Man La Yahdoroho Al-Faqih” di Al-Qummi, morto nel 381H, quindi 230 dalla morte dell’imam!


LE QUATTROCENTO BASI
Riguardo gli scritti dei loro imam, tutto quello a cui i sapienti sciiti possono attaccarsi, è la credenza che essi siano realmente esistiti.
Questi scritti, dettati dai loro imam ai seguaci e trascritti direttamente o dopo generazioni, sarebbero stati ben quattrocento, rappresentando le basi “Al-Usul” del fiq jafarita.
Ma che fine hanno fatto questi quattrocento testi? Che cosa è rimasto al giorno d’oggi?
Gli sciiti rispondono che sono tutti andati perduti, è non è rimasta che qualche traccia in libri successivi.
Peccato! Almeno si poteva analizzarli ed indagarne la provenienza, ma così che possiamo fare?
Ayatollah Ja’far Al-Subhani, nel libro“Adwar Al-Faqih Al-Imami”,  si scusa dello smarrimento, dicendo: “Per il fatto che questi scritti non avevano un ordine preciso, essendo, per la maggior parte, dettati degli imam durante diversi incontri e risposte a svariate questioni, sono stati successivamente riportati ed ordinati dai raccoglitori, che li hanno inclusi in specifici capitoli. Particolarmente nei quattro libri di hadith. Questo per facilitarne lo studio e la consultazione. Ma siccome, in seguito, sono stati riconosciuti come parte integrante di questi libri, è diminuito l’interesse nel catalogarli e proteggerli in specifici testi”. (Pg.34)
Continua: “Al-Sayyed Radi Al-Din Ali Ben Tawus, morto nel 664H, disse: Mio padre mi disse che nell’incontro con Abul Hasan, venne un gruppo di suoi parenti e compagni con delle tavole, per trascrivere ogni sua parola riguardante le varie questioni giuridiche”.
Chi, per scrupolo, controllasse la data di morte di Ali Ben Tawus e quella di Abul Hasan, troverebbe più di quattro secoli di distanza!
Allora dove è la catena di trasmissione di questo hadith?
Almeno si fosse trattato di un banale evento o di una questione minore di fiq, si sarebbe potuto chiudere un occhio, ma questa narrazione è legata alla prova della presunta esistenza di quattrocento testi di fiq scomparsi!
Sempre l’ayatollah Al-Subhani cita la seguente prova: “Il nostro Sheikh Baha’a Ad-Din Al-Amili, nel libro “Mashriq Al-Shamsain” scrisse: I nostri sheikh ci dissero che i compilatori dei libri “Al-Usul” si affrettavano a trascrivere ogni hadith che sentivano dagli imam, per assicurarsi che non venisse dimenticato o perso, nel corso del tempo, e lo stesso afferma anche Sayyed Al-Danad nel “Rawashih”.
Poi, sempre dalla stessa fonte, vengono riportate prove simili, di altri celebri studiosi, che hanno sostenuto questo, come Al-Tubrusi, Al-Hilli, Al-Shahid Al-Thani.
Ma come si può portare come prova le dichiarazioni di persone che non hanno visto una riga di questi scritti, e che hanno vissuto a secoli di distanza dagli imam?
Il massimo cui l’autore riesce a spingersi è narrare come Sayyed Muhammad Al-Hujjah Al-Kuwah sia riuscito ad estrarre e stampare sedici di queste basi dal libro “Kashf Al-Hujjah” di Radi Ad-Din Ben Tawus.
Ma anche volessimo prendere per buone le dichiarazioni di Al-Kuwah, la percentuale del trovato rimarrebbe del 4%.
Inoltre è bene tener presente che secondo gli stessi sciiti, la più autentica raccolta di hadith, nella quale sarebbero state trascritte queste basi, è “Al-Kafi” di Al-Kulayni; un libro con più del 60% di hadith tra il fabbricato ed il debole, come testimoniano Al-Majlisi ed altri eminenti sapienti sciiti!

UN PARADOSSO
Prima di passare al seguente capitolo, vorrei soffermarmi su un curioso paradosso.
Quando confrontiamo le diverse scuole giuridiche islamiche, come la hanafita, malikita, shafiita, hanbalita, zaydita con quella sciita jafarita, troviamo un patrimonio protetto di testi del fondatore, tranne nel caso della jafarita, nonostante sostengano ci siano stati ben 12 imam, occupanti lo spazio di almeno tre secoli.
Come può un singolo imam lasciare molti libri e 12 imam non lasciare traccia?
E se questi libri sono realmente andati perduti, come è potuto accadere a 12 imam in successione?
E’ sicuramente un caso singolare nella storia islamica, mai accaduto ai sapienti di altre scuole.
Ed infine, come possono essi pretendere che neghiamo le nostre dottrine, con radici e catene di trasmissione continue ed accertate, con libri scritti dagli stessi fondatori, per accogliere per buona una dottrina che si appoggia su miti fantastici, senza nessuna certezza.

Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/

domenica 2 febbraio 2014

IL LEGGENDARIO FIQ JAFARITA -1



                                          Figuranti durante l'Ashura

Introduzione
Tra i musulmani, un concetto comune è definire “Jafariti” gli sciiti duodecimani, basandosi sulla presunzione che essi seguano il fiq (giurisprudenza islamica) dell’imam Ja’far As-Sadiq; ma quando cerchiamo di chiarire la reale appartenenza di questo titolo, non troviamo nulla.
Infatti i “Jafariti” non seguono:
-         né un fiq proveniente dall’imam Ja’far;
-         né un unico giurista che abbia trasmesso loro il fiq dell’imam;
-         né un fiq coerente, o almeno sulla dottrina del quale si trovino d’accordo un buon numero di  giuristi.

Al posto di seguire un fiq proveniente dall’imam Ja’far, in realtà gli sciiti, in contrasto con la loro “teoria dell’imamato”, seguono l’opinione dei loro sapienti, ognuno rappresentante una scuola a sé.
Inoltre questi sapienti vietano che si segua l’opinione di altri ed arricchiscono il fiq di molte differenze riguardanti medesime questioni giuridiche, facendo così lamentare non solo i semplici credenti ma anche gli studiosi stessi!
Ed ecco che troviamo Abu Ja’far Al-Tusi, definito lo sheik della setta, che in un suo libro scrive: “Ho citato oltre 5000 hadith, narrati dai vari imam, in relazione alla giurisprudenza, nei miei due noti libri (Al-Istibsar ed Tahdib Al-Ahkam), ed una cosa chiara che ho fatto notare è come risultino diverse le pratiche della setta riguardo questi hadith. Al punto che se rifletti sulle loro differenze di regole, troverai che esse superano quelle che ci sono state tra Abu Hanifa, Shafi’i e Malik.”
(Al-Uddah fi Usulil-Fiq, v.1, pag.138)

Differenze così marcate, come in questo caso, indicano per forza differenti fonti.
Ed in molti casi, queste grosse differenze possono apparentemente provenire da una medesima fonte od imam, come nel caso dell’imam Ja’far.
Inoltre, gli sciiti non possiedono nessun testo di giurisprudenza, od almeno di hadith, derivante da un imam ed in particolare riconducibile all’imam Ja’far, scritto da lui, o perlomeno raccolto dai suoi stretti discepoli, invece tutto quello che hanno per le mani sono hadith in merito ai quali non si possiede alcuna sicurezza.
Gli sciiti hanno definito loro stessi anche “imamiti”, sulla base del fatto che solo loro,e non gli altri musulmani, applicherebbero le regole di un “imam infallibile”, ma anche in questo caso essi, in pratica, si devono appoggiare a persone normali come: Al-Sadr, Al-Sistani, Komeini, Khamenei ...per cui l’imam infallibile diviene solo un pretesto, un titolo vuoto.
Allora cosa è rimasto dell’imamato e del senso di appartenenza ad esso?
Si può affermare che gli sciiti non siano nè “jafariti” nè “imamiti”, perché non possono dimostrare di ritornare o seguire in nessun modo questo presunto “imam infallibile”, mancando totalmente di documenti e prove storiche.
Questi sei articoli si propongono di essere una sorta di viaggio scientifico, tra fatti inconfutabili e prove chiare, che dimostrano ciò che ho accennato in questa prefazione.
Sono suddivisi in questo modo:
1. Inesistenza di uno scritto di giurisprudenza attribuibile all’imam Ja’far.
2. Le forti differenze giurisprudenziali tra i sapienti della dottrina sciita.
3. Documenti inaffidabili risalenti all’imam Ja’far.
4. Quando sorgono questioni giurisprudenziali con gli altri musulmani, gli sciiti adottano come regola l’andare contro all’opinione generale.
5. La taqiyya
6. La sostanza del “fiq jafarita”.


Tradotto da "Usturat Al-Fiq Al-Jafari" di Taha Hamid Ad'Dailamy


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