Figuranti durante l'Ashura
Introduzione
Tra i musulmani, un concetto comune è definire “Jafariti”
gli sciiti duodecimani, basandosi sulla presunzione che essi seguano il fiq
(giurisprudenza islamica) dell’imam Ja’far As-Sadiq; ma quando cerchiamo di
chiarire la reale appartenenza di questo titolo, non troviamo nulla.
Infatti i “Jafariti” non seguono:
-
né un fiq proveniente dall’imam Ja’far;
-
né un unico giurista che abbia trasmesso
loro il fiq dell’imam;
-
né un fiq coerente, o almeno sulla
dottrina del quale si trovino d’accordo un buon numero di giuristi.
Inoltre questi sapienti vietano che si segua l’opinione di
altri ed arricchiscono il fiq di molte differenze riguardanti medesime
questioni giuridiche, facendo così lamentare non solo i semplici credenti ma
anche gli studiosi stessi!
Ed ecco che troviamo Abu Ja’far Al-Tusi, definito lo sheik
della setta, che in un suo libro scrive: “Ho citato oltre 5000 hadith, narrati
dai vari imam, in relazione alla giurisprudenza, nei miei due noti libri
(Al-Istibsar ed Tahdib Al-Ahkam), ed una cosa chiara che ho fatto notare è come
risultino diverse le pratiche della setta riguardo questi hadith. Al punto che
se rifletti sulle loro differenze di regole, troverai che esse superano quelle
che ci sono state tra Abu Hanifa, Shafi’i e Malik.”
(Al-Uddah fi Usulil-Fiq, v.1, pag.138)
Differenze così marcate, come in questo caso, indicano per
forza differenti fonti.
Ed in molti casi, queste grosse differenze possono
apparentemente provenire da una medesima fonte od imam, come nel caso dell’imam
Ja’far.
Inoltre, gli sciiti non possiedono nessun testo di
giurisprudenza, od almeno di hadith, derivante da un imam ed in particolare
riconducibile all’imam Ja’far, scritto da lui, o perlomeno raccolto dai suoi
stretti discepoli, invece tutto quello che hanno per le mani sono hadith in
merito ai quali non si possiede alcuna sicurezza.
Gli sciiti hanno definito loro stessi anche “imamiti”, sulla
base del fatto che solo loro,e non gli altri musulmani, applicherebbero le
regole di un “imam infallibile”, ma anche in questo caso essi, in pratica, si
devono appoggiare a persone normali come: Al-Sadr, Al-Sistani, Komeini,
Khamenei ...per cui l’imam infallibile diviene solo un pretesto, un titolo
vuoto.
Allora cosa è rimasto dell’imamato e del senso di
appartenenza ad esso?
Si può affermare che gli sciiti non siano nè “jafariti” nè
“imamiti”, perché non possono dimostrare di ritornare o seguire in nessun modo
questo presunto “imam infallibile”, mancando totalmente di documenti e prove
storiche.
Questi sei articoli si propongono di essere una sorta di
viaggio scientifico, tra fatti inconfutabili e prove chiare, che dimostrano ciò
che ho accennato in questa prefazione.
Sono suddivisi in questo modo:
1. Inesistenza di uno scritto di giurisprudenza attribuibile
all’imam Ja’far.
2. Le forti differenze giurisprudenziali tra i sapienti
della dottrina sciita.
3. Documenti inaffidabili risalenti all’imam Ja’far.
4. Quando sorgono questioni giurisprudenziali con gli altri
musulmani, gli sciiti adottano come regola l’andare contro all’opinione
generale.
5. La taqiyya
6. La sostanza del “fiq jafarita”.
Tradotto da "Usturat Al-Fiq Al-Jafari" di Taha Hamid Ad'Dailamy
Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/