Lo studioso sciita Ja’far Al-Subhani, in Adwa Ala Aqa’id Al-Shi’ah Al-Imamiyyah pg. 388:
“Siamo in grado di dimostrare la necessità
dell’infallibilità dell’imam in modi diversi, da più importante di essi. In
primo luogo: La imamah, essendo una continuazione della funzione profetica di
conservatore e protettore del messaggio, e dal momento che l’imam colma tutte
le lacune provocate dal passaggio del Profeta, ne risulta che egli ha
necessariamente bisogno di essere infallibile. Perchè se egli dovesse peccare,
allora sarebbe in conflitto con lo scopo della sua creazione, primariamente
come guida della nazione islamica. L’obbiettivo è quello di guidare la nazione
in un percorso corretto, e questo non può accadere se i suoi detti non sono
attendibili e se non si può essere certi che egli dica la verità. Se gli fosse
consentito commettere errori, dimenticanze e peccati, o di contraddirsi, ne
conseguirebbe che le sue parole ed azioni non potrebbero essere credute, e la
fiducia del popolo si indebolirebbe, e questo contraddirebbe la ragione della
sua investitura...”
Premettendo questa, che è una tipica dichiarazione ufficiale
ad uso di seguaci non iniziati o dei sunniti, impegnata a presentante una dottrina
logica, chiara e coerente, approfondiamo ulteriormente l’argomento, tramite
altre importanti dichiarazioni sciite:
Lo studioso sciita Yusuf al-Bahrani nel libro “Al-Duraral
Najfiyyah fil-Multaqatat al-Yusufiyyah”, vol.2 pg.300, scrive: “Ciò che è
famoso tra i nostri compagni, possa Allah essere soddisfatto di loro, è la
taqiyyah nelle loro narrazioni, rispetto alle opinioni del ‘Ammah (i sunniti),
ma ci sono delle ragioni per questo. Loro cercano di creare differenze tra gli
sciiti, anche quando non ci fossero opinioni simili dalla Sunna. Tra queste
narrazioni ciò che ha riportato Thiqat al-Islam (Al-Kulayni) in “Al-Kafi” nel
Muwaththaq, da Zurarah, da Abu Ja’far che disse: “Lo interrogai su di una
questione, poi venne un altro uomo che gli domandò su di essa e gli diede una
risposta differente dalla mia, poi ne venne un terzo e cui diede una risposta
totalmente diversa. Quando andarono via , chiesi: “O, figlio del Rasul Allah,
sono venuti due sciiti dell’Iraq e ti hanno interrogato, e tu hai dato loro risposte
contrastanti”. Lui rispose: “O, Zurarah, questa è una bontà per noi e per voi.
Se vi uniste su di una questione, allora la gente crederebbe (nelle narrazioni
provenienti) da noi, e sarebbe rendere il nostro e vostro soggiorno breve”.
Poi spiega ancora... “Forse il segreto di ciò, è che se gli
sciiti dovessero differire tra loro ed ognuno narrare dal proprio imam ciò che
contraddice un’altro, il loro madhab risulterebbe sciocco agli occhi degli
Ammah (la Sunna),
che li accuserebbero di mentire fabbricando narrazioni e di ignoranza nella
religione, diventando così poco importanti ai loro occhi.
Al contrario, se essi fossero concordi su una questione,
sarebbero creduti e l’odio per loro, i loro imam e madhab, aumenterebbe,
diventando motivo di inimicizia.”
Al-Bahrani, continua...
“Questo è ciò che Al-Shaykh ha narrato in Al-Tahdheeb, nel
Sahih ‘Ala A-Dharir, da Salim Bin Abu Abdillah, che disse: “Un uomo gli chiese,
mentre ero presente: “A volte vengo in moschea ed alcuni dei nostri compagni
stanno pregando l’Asr, mentre altri pregano il Dhor”. Lui rispose: “Ho ordinato
loro di fare questo, se pregano in una sola volta saranno riconosciuti e le
loro teste mozzate”.
E ciò che Al-Shaikh ha narrato in Al-Iddah, mursal dalla narrazione di
Al-Sadiq, a cui venne chiesto della differenza in timore tra i nostri compagni.
Egli rispose: “Ho creato io questa differenza tra loro”.
E quello che ha
narrato in Al-Ihtijaj, con il suo sanad, da Hurayz, da Abu Abdillah, al quale
disse: “Nulla mi incuriosisce più che le differenze tra i nostri compagni”.
Così lui rispose: “Questo è stato causato da me”.
Anche quello narrato nel libro Ma’ani Al-Akhbar da
Al-Khazzaz, da Abu Al-Hasan che gli disse: “La differenza tra i miei compagni è
una misericordia per voi”, e: “Se -quello- dovesse accadere, riunirò tutti voi
su una materia”.
E ciò che è narrato in Al-Kafi, con il suosanad, da Musa Bin
Ashiyam: “Ero con Abu Abdillah quando un uomo gli domandò su un versetto del
Libro di Allah e lui rispose, poi venne un’altro e domandò circa lo stesso
versetto, ma lui diede una risposta differente, in modo da causarmi molti dubbi
(...fino a quando...), mentre ero seduto venne un’altro e cui diede una
risposta ancora diversa dalla mia e dei miei compagni. Così mi tranquillizzai
capendo che la sua era taqiyyah”.
Infine dice..
“Magari con l’aiuto di queste, si può cercare di capire le
corrette narrazioni dalla taqiyyah, confrontandole con il Libro di Allah, e
questo è il più forte mezzo di ricompensa, attraverso le prove”.
Il lettore può già capire come questo sia diventato un
grosso problema, ancora maggiore quando studiosi come Al-Mufid, dichiarano:
“L’infallibilità data da Allah al Suo Hujja (imam) è il successo, la garanzia
della protezione dai peccati e dal commettere errori nella Religione di Allah
l’Altissimo”. (Tashih l’Tiqadat Al-Imamiyyah, pg.128-130)
Ci domandiamo, c’è un errore maggiore del giocare con
l’interpretazione del Corano, come ha fatto “l’infallibile” nelle narrazioni
qui sopra?
Lo studioso sciita Muhammad Rida Al-Muzaffar, in Aqa’id
Al-Imamiyyah pg.65, nel discutere le qualità che l’Imam della Ummah deve avere,
dice: “Egli ha anche necessità di essere protetto da dimenticanze ed errori, perchè
gli imam sono i conservatori delle leggi religiose, e coloro che sovraintendono
ad esse. La loro condizione in questo senso è la medesima del Profeta”.
E quando mai il
Profeta (S) ha creato differenze e manipolato orgogliosamente sentenze a favore
degli oppressori?
Che fiducia avere e quale verità trovare se l’imam è
impegnato a diffondere menzogne ed inganni, anche tra i propri seguaci?
Autore: Hani
Tradotto da:
Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/