"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 14 agosto 2011

AL-KAFI E LA SHIA

In ambito sciita la raccolta di tradizioni Al-Kafi di Muhammad Yakub Al-Kulayni, è considerata il testo più affidabile su cui appoggiarsi.

(Al-Kafi è composto da 8 volumi e 16.000 hadith di cui solo 92 attribuiti al Profeta Muhammad (S), leggi anche nostro articolo: LE NARRAZIONI DI AHL AL-BAYT NEI LIBRI SCIITI E SUNNITI.)

I più grandi sapienti sciiti hanno confermato la validità ed esattezza dei tutto ciò che contiene Al-Kafi, fino al punto che in Iraq, nelle hawza, sciite è famigliare sentire che “Il libro del Kafi è sahih dall’inizio alla fine” (Al-Kafi sahih min al-jild ila al-jild).
Riportiamo alcune dichiarazioni di importanti sapienti sciiti in proposito:
Al-Kulayni stesso: “Il libro Al-Kafi contiene tutti i rami della religione che possono bastare allo studioso, è una fonte da cui attingere la scienza della religione e le narrazioni esatte (sahih) dai sinceri, per colui che cerca la guida” (Muqaddimat Al-Kafi Pag.26)
Al-Sheik Al-Mufid: “Al-Kafi è il libro più stimato ed utile tra i libri sciiti” (Min Al-Mukaddima‘an Tashih Al-I’tikad, Pag.26).
Nuri At-Tubrusi: “Al-Kafi tra i quattro libri è come il sole tra le stelle” (Mustadrak Al-Wasail, Vol.3, Pag.532).
Abdul Husain Sharaf Ad-Din Al-Musawi: “Al-Kafi, Al-Istibsar, At-Tahdib, Man La-Yahdoruhu Al-Faqih, sono mutawatir, ed il contenuto dei loro testi è sicuramente affidabile. E tra loro Al-Kafi è considerato il più antico, il più grande, il migliore e quello fatto meglio”. (Al-Muraja’at, num.110, pag.335)
Abbas Al-Qummi: “Uno dei libri islamici più onorati, uno dei libri più grandi degli imamiti, e per loro non è mai stato fatto un libro cosi” (Al-Kunaa wal Al-Kab,Vol.3, Pag.98).
Molti sapienti sciiti pensano che il libro sia stato presentato all’imam Mahdi e che egli abbia sentenziato: ”Al-Kafi è abbastanza per la nostra Shia” (Rawdat Al-Jannat, Pag.553, “Al–Shia” di Muhammad Sadiq As-Sadr, Pag-122).

Dopo questa breve introduzione, pare strano che quando ad uno sciita viene presentato come prova un hadith preso da Al-Kafi, in molti casi egli risponda con “Al-Kafi non è tutto sahih” o “L’hadith in questione rientra nei deboli”.
Questa non è una risposta scientifica ma di tipo vago che non fa avvicinare a nessuna verità, il più delle volte utile solo agli sciiti per togliersi dall’imbarazzo.
Invece una risposta scientifica e logica richiederebbe che i sapienti sciiti si trovino d’accordo nel dividere ed analizzare Al-Kafi secondo la scienza degli hadith, e definire queste narrazioni come sahih, daif, mawduh... (sicure, deboli, fabbricate...).
Allora, da quel momento noi potremmo prendere come prova solo ciò che i sapienti sciiti stabiliscono essere valido, ma purtroppo questa iniziativa non è mai stata realizzata, o meglio non si è mai voluto realizzarla, in tutta la storia della Shia.
Fanno eccezione alcuni singoli e personali tentativi, come quello di Al-Majlisi nell’antichità e quello di Muhammad Bakir Al-Bahbudi in epoca recente, che tra l’altro non vengono tenuti in considerazione sia perché esprimono un opinione personale sia perché non concordano nel valutare la validità delle narrazioni. Ad esempio, Al-Majlisi nel suo Mir’at Al-Ukul definisce debole quasi due terzi delle narrazioni di Al-Kafi, invece Al-Bahbudi ne indebolisce ancora di più, fino a comporne il singolo volume “Sahih Al-Kafi “.
Inoltre nessuno dei due presenta il metodo cui si è appoggiato per giudicare la validità o meno delle narrazioni, ed Al-Majlisi inventa dei parametri di giudizio inediti che non hanno validità nel campo della scienza degli hadith, come “affidabile come un sahih”( mawtuq kassahih), “sconosciuto come un sahih”(majhul kassahih) o “debole in generale, considerato buono da me” (daif alalmashhur mu’tabarun indi).
Ma lo stesso Al-Majlisi, che ha definito deboli migliaia di hadith, nel suo libro Mir’at Al-Ukul (Vol.1, Pag.3) dichiara che “ Il libro Al-Kafi è il più preciso, completo ed buono tra le opere della setta” !

Tutto questo dimostra che gli sciiti non conoscono cosa sia indagare le catene di trasmissione delle narrazioni (asanid), ed ulteriore prova appare sfogliando i loro libri dove si vede che la divisione e valutazione degli hadith, proviene dal loro contatto stretto e confronto con i sunniti, non da una esigenza dottrinale.
Come scrive Al-Hurr Al-Amili in Wasail As-Shia (vol.20, pag.100): “Questo nuovo termine -la divisione degli hadith (taqsim al hadith)- va in accordo con il credo degli Ahl As-Sunna ed i loro termini, anzi è preso dai loro libri, come si vede dalle indagini”.
Ed egli sempre nello stesso libro ci spiega come mai queste iniziative non hanno avuto successo in campo sciita: “Questa divisione risulta un imitazione sciita dei sunniti, che se applicata alle nostre narrazioni ed uomini porterebbe a delle brutte conseguenze sul credo sciita. Perché porterebbe alla revisione di tutti i fondamenti sciiti, dal tempo degli imam fino all’occultamento, e quindi a rifiutare tutte le loro narrazioni. Oltre al dover respingere certi trasmettitori che gli stessi imam hanno giudicato come affidabili”.
Anche Yusuf Al-Bahrani nel suo libro dice: “Bisogna prendere queste narrazioni così come le hanno prese i nostri sapienti pii, o cercare un altra religione e legge più completa” (Al-Hadaik An-Nadirah Vol-1, Pag. 15-16)

Possiamo notare che in Al-Kafi la maggior parte delle narrazioni inizia con “an’iddathin min ashabina”(raccontano certi nostri compagni), e la scienza degli hadith porta a rifiutare tali narrazioni che non hanno una catena di trasmissione conosciuta, dove vengono identificati i narratori.

Indagando sulle evidenti contraddizioni tra le narrazioni, si arriva al solito punto fermo di tutta la storia e dottrina della Shia cioè la taqiyya (dissimulazione delle opinioni od atti).
Al-Bahraini dice: “Il motivo delle contraddizioni nelle nostre narrazioni è la taqiyya e non la fabbricazione di menzogne”.
Se prendiamo questo per vero allora come possono gli sciiti distinguere con certezza dove si tratti di taqiyya e dove no? Sempre ammesso che ne abbiano realmente la volontà e l’interesse.
O per uscire dall’imbarazzo dicono “Tutto ciò che è in accordo con i sunniti è taqiyya, mentre tutto il resto è da seguire!?”.
Notiamo anche che in molti scritti (anche in italiano) dove gli sciiti, tentando di insinuare il dubbio tra i musulmani ingenui, “analizzando” le fonti sunnite, oltre al giungere ad importanti conclusioni storiche e soprattutto dottrinali senza prove e l’uso della logica, essi addirittura ammoniscono gli Ahl Al-Sunna riguardo la “scienza degli hadith”.
Citando Shaikh Gibril Haddad “Uno sciita che protesta riguardo “l’esame critico” degli hadith e la corretta “interpretazione” del Corano assomiglia ad un vegetariano che propone di esaltare le qualità dell’arrosto”.



Autore: Studiamo La Shia
Fonti consultate:
Siyaha Fi Kitab Al-Kafi di Uthman Al-Khamis
Akhbar As-Shia Wa Ahwal Ruwatiha di As-Sayyed Mahmud Shukry Al-Alusi
Mulahada Sunniya Dimashqiyya hawla Kitab Al-Kafi di Abdur-Rahman Ad-Dimashkiyya

Articolo pubblicabile riportando la fonte :http://studiamolashia.blogspot.com/