"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 28 giugno 2015

IL PROFETA ADAMO (as) NON HA TESTIMONIATO LA WILAYAH DEI 12 IMAM






Già imponemmo il patto ad Adamo, ma lo dimenticò, perché non ci fu in lui risolutezza (Sacro Corano Sura TA-HA ayah 115)

L’imam Baqir ha detto: Già imponemmo il patto ad Adamo, ma lo dimenticò” si riferisce al momento del giuramento di Adamo riguardo Muhammad e gli imam dopo di lui, ma Adamo fu negligente nel suo giuramento.
Adamo non ebbe la ferma volontà per riconoscere il vero status di Muhammad e degli imam.
Il motivo per cui venne dato il titolo di Oli l’Azm (quelli dalla ferma volontà) ai cinque messaggeri, è che Allah fece giurare loro riguardo Muhammad, i suoi successori ed Al Mahdi.
Loro, i cinque Oli l’Azm (1), hanno testimoniato con questo giuramento, con ferma volontà hanno accettato il giuramento e la verità.”
(Al Kafi vol.1 pg.416, Tafseer Qummi , second edition pg.65)

Abu Hamza ha narrato che Al Baqir disse: “Allah stipulò un patto con i profeti e disse: “Non sono Io il vostro Signore?” essi risposero: “Si Lo sei”.
Allah chiese: “E’ Muhammad il Mio messaggero? E’ Ali Amir Al Mumunin? Non sono i suoi successori le autorità designate da Me? Non sono essi i guardiani della Mia conoscenza? Non è Al Mahdi colui con il quale sosterrò la Mia religione? Non è colui attraverso il quale diffonderò il Mio governo? Non è colui attraverso il quale farò giustizia dei Miei nemici? Non è forse colui attraverso il quale le persone Mi adoreranno, volenti o nolenti?, i profeti risposero: “Noi crediamo in questo patto e lo testimoniamo, O nostro Signore”.
L’imam Baqir ancora disse: ”Adamo non ha negato questo patto, ma non ha testimoniato su esso. Quindi la religione è stata annunciata dai cinque messaggeri che hanno testimoniato su Al Mahdi. Tuttavia, Adamo non ha avuto la ferma volontà per testimoniare, questo è il significato di questo versetto.”
(Tafseer al Burhan vol.5 pg.191, Taweel al Ayat al Dhahira pg.313)

In quel Giorno la vera sovranità [apparterrà] al Compassionevole e sarà un Giorno difficile per i miscredenti.
(Sura Al Furqan, Ayah 26)
Ali Bin Asbaat narra da alcuni Nostri compagni: “ Il regno appartiene ad Allah su quel giorno ed ogni altro giorno, ma il versetto sopra si riferisce al sorgere di Al Mahdi, quando tutti adoreranno Allah”.
(Taweel Al Ayat Al Dhahira pg.369)



Note:
1) I 5 Oli l’Azm sono Noè(as), Abramo(as), Mosè(as), Gesù(as), Muhammed (S)




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domenica 23 febbraio 2014

IL LEGGENDARIO FIQ JAFARITA -2



INESISTENZA DI UNO SCRITTO  DI GIURISPRUDENZA ATTRIBUIBILE ALL’IMAM JA’FAR

                                          Nell'immagine: denaro alla tomba di Khomeyni

Presso gli sciiti non esiste uno scritto nel campo del fiq dell’imam Ja’far, od anche una raccolta dei suoi studenti, od un libro che i credenti abbiano tramandato fino ai giorni nostri.
Tutto quello che gli è stato attribuito sono in realtà scritti risalenti a centinaia di anni dalla sua morte, senza una catena di trasmissione affidabile.
Questo non è il caso dei sapienti delle scuole islamiche, i quali hanno lasciato scritti e raccolte, ad esempio:
L’imam Abu Hanifa, ci ha lasciato il suo “Musnad” negli hadith, e nel campo della giurisprudenza suoi allievi come Al-Kadi, Abu Yusuf e Muhammad Bin Hasan Al-Shaybani, si sono impegnati a scriverla e tramandarla.
L’imam Malik Bin Hanas ha scritto nella giurisprudenza ed hadith nel suo “Al-Muwata’a”.
L’imam As-Shafi’i, viene considerato il fondatore della scienza che si occupa dello studio delle basi del fiq con il suo “Al-Risala”, ed inoltre ci ha lasciato il “Musnad” negli hadith, ed “Al-Umm” nella giurisprudenza.
L’imam Ahmed Bin Hanbal, ci ha lasciato la sua raccolta di hadith “Al-Musnad”, mentre la giurisprudenza è stata preservata e scritta da suoi due allievi conosciuti, l’imam Al-Khallal e l’imam Zayd Bin Ali.

Invece l’unico testo considerato affidabile dagli sciiti, nel campo delle narrazioni legate a questioni giuridiche è “Al-Kafi” di Al-Kulayni, morto nel 329H, ben 180 anni dalla morte dell’imam Ja’far!
E dopo quello di Al-Kulayni, il libro “Man La Yahdoroho Al-Faqih” di Al-Qummi, morto nel 381H, quindi 230 dalla morte dell’imam!


LE QUATTROCENTO BASI
Riguardo gli scritti dei loro imam, tutto quello a cui i sapienti sciiti possono attaccarsi, è la credenza che essi siano realmente esistiti.
Questi scritti, dettati dai loro imam ai seguaci e trascritti direttamente o dopo generazioni, sarebbero stati ben quattrocento, rappresentando le basi “Al-Usul” del fiq jafarita.
Ma che fine hanno fatto questi quattrocento testi? Che cosa è rimasto al giorno d’oggi?
Gli sciiti rispondono che sono tutti andati perduti, è non è rimasta che qualche traccia in libri successivi.
Peccato! Almeno si poteva analizzarli ed indagarne la provenienza, ma così che possiamo fare?
Ayatollah Ja’far Al-Subhani, nel libro“Adwar Al-Faqih Al-Imami”,  si scusa dello smarrimento, dicendo: “Per il fatto che questi scritti non avevano un ordine preciso, essendo, per la maggior parte, dettati degli imam durante diversi incontri e risposte a svariate questioni, sono stati successivamente riportati ed ordinati dai raccoglitori, che li hanno inclusi in specifici capitoli. Particolarmente nei quattro libri di hadith. Questo per facilitarne lo studio e la consultazione. Ma siccome, in seguito, sono stati riconosciuti come parte integrante di questi libri, è diminuito l’interesse nel catalogarli e proteggerli in specifici testi”. (Pg.34)
Continua: “Al-Sayyed Radi Al-Din Ali Ben Tawus, morto nel 664H, disse: Mio padre mi disse che nell’incontro con Abul Hasan, venne un gruppo di suoi parenti e compagni con delle tavole, per trascrivere ogni sua parola riguardante le varie questioni giuridiche”.
Chi, per scrupolo, controllasse la data di morte di Ali Ben Tawus e quella di Abul Hasan, troverebbe più di quattro secoli di distanza!
Allora dove è la catena di trasmissione di questo hadith?
Almeno si fosse trattato di un banale evento o di una questione minore di fiq, si sarebbe potuto chiudere un occhio, ma questa narrazione è legata alla prova della presunta esistenza di quattrocento testi di fiq scomparsi!
Sempre l’ayatollah Al-Subhani cita la seguente prova: “Il nostro Sheikh Baha’a Ad-Din Al-Amili, nel libro “Mashriq Al-Shamsain” scrisse: I nostri sheikh ci dissero che i compilatori dei libri “Al-Usul” si affrettavano a trascrivere ogni hadith che sentivano dagli imam, per assicurarsi che non venisse dimenticato o perso, nel corso del tempo, e lo stesso afferma anche Sayyed Al-Danad nel “Rawashih”.
Poi, sempre dalla stessa fonte, vengono riportate prove simili, di altri celebri studiosi, che hanno sostenuto questo, come Al-Tubrusi, Al-Hilli, Al-Shahid Al-Thani.
Ma come si può portare come prova le dichiarazioni di persone che non hanno visto una riga di questi scritti, e che hanno vissuto a secoli di distanza dagli imam?
Il massimo cui l’autore riesce a spingersi è narrare come Sayyed Muhammad Al-Hujjah Al-Kuwah sia riuscito ad estrarre e stampare sedici di queste basi dal libro “Kashf Al-Hujjah” di Radi Ad-Din Ben Tawus.
Ma anche volessimo prendere per buone le dichiarazioni di Al-Kuwah, la percentuale del trovato rimarrebbe del 4%.
Inoltre è bene tener presente che secondo gli stessi sciiti, la più autentica raccolta di hadith, nella quale sarebbero state trascritte queste basi, è “Al-Kafi” di Al-Kulayni; un libro con più del 60% di hadith tra il fabbricato ed il debole, come testimoniano Al-Majlisi ed altri eminenti sapienti sciiti!

UN PARADOSSO
Prima di passare al seguente capitolo, vorrei soffermarmi su un curioso paradosso.
Quando confrontiamo le diverse scuole giuridiche islamiche, come la hanafita, malikita, shafiita, hanbalita, zaydita con quella sciita jafarita, troviamo un patrimonio protetto di testi del fondatore, tranne nel caso della jafarita, nonostante sostengano ci siano stati ben 12 imam, occupanti lo spazio di almeno tre secoli.
Come può un singolo imam lasciare molti libri e 12 imam non lasciare traccia?
E se questi libri sono realmente andati perduti, come è potuto accadere a 12 imam in successione?
E’ sicuramente un caso singolare nella storia islamica, mai accaduto ai sapienti di altre scuole.
Ed infine, come possono essi pretendere che neghiamo le nostre dottrine, con radici e catene di trasmissione continue ed accertate, con libri scritti dagli stessi fondatori, per accogliere per buona una dottrina che si appoggia su miti fantastici, senza nessuna certezza.

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domenica 2 febbraio 2014

IL LEGGENDARIO FIQ JAFARITA -1



                                          Figuranti durante l'Ashura

Introduzione
Tra i musulmani, un concetto comune è definire “Jafariti” gli sciiti duodecimani, basandosi sulla presunzione che essi seguano il fiq (giurisprudenza islamica) dell’imam Ja’far As-Sadiq; ma quando cerchiamo di chiarire la reale appartenenza di questo titolo, non troviamo nulla.
Infatti i “Jafariti” non seguono:
-         né un fiq proveniente dall’imam Ja’far;
-         né un unico giurista che abbia trasmesso loro il fiq dell’imam;
-         né un fiq coerente, o almeno sulla dottrina del quale si trovino d’accordo un buon numero di  giuristi.

Al posto di seguire un fiq proveniente dall’imam Ja’far, in realtà gli sciiti, in contrasto con la loro “teoria dell’imamato”, seguono l’opinione dei loro sapienti, ognuno rappresentante una scuola a sé.
Inoltre questi sapienti vietano che si segua l’opinione di altri ed arricchiscono il fiq di molte differenze riguardanti medesime questioni giuridiche, facendo così lamentare non solo i semplici credenti ma anche gli studiosi stessi!
Ed ecco che troviamo Abu Ja’far Al-Tusi, definito lo sheik della setta, che in un suo libro scrive: “Ho citato oltre 5000 hadith, narrati dai vari imam, in relazione alla giurisprudenza, nei miei due noti libri (Al-Istibsar ed Tahdib Al-Ahkam), ed una cosa chiara che ho fatto notare è come risultino diverse le pratiche della setta riguardo questi hadith. Al punto che se rifletti sulle loro differenze di regole, troverai che esse superano quelle che ci sono state tra Abu Hanifa, Shafi’i e Malik.”
(Al-Uddah fi Usulil-Fiq, v.1, pag.138)

Differenze così marcate, come in questo caso, indicano per forza differenti fonti.
Ed in molti casi, queste grosse differenze possono apparentemente provenire da una medesima fonte od imam, come nel caso dell’imam Ja’far.
Inoltre, gli sciiti non possiedono nessun testo di giurisprudenza, od almeno di hadith, derivante da un imam ed in particolare riconducibile all’imam Ja’far, scritto da lui, o perlomeno raccolto dai suoi stretti discepoli, invece tutto quello che hanno per le mani sono hadith in merito ai quali non si possiede alcuna sicurezza.
Gli sciiti hanno definito loro stessi anche “imamiti”, sulla base del fatto che solo loro,e non gli altri musulmani, applicherebbero le regole di un “imam infallibile”, ma anche in questo caso essi, in pratica, si devono appoggiare a persone normali come: Al-Sadr, Al-Sistani, Komeini, Khamenei ...per cui l’imam infallibile diviene solo un pretesto, un titolo vuoto.
Allora cosa è rimasto dell’imamato e del senso di appartenenza ad esso?
Si può affermare che gli sciiti non siano nè “jafariti” nè “imamiti”, perché non possono dimostrare di ritornare o seguire in nessun modo questo presunto “imam infallibile”, mancando totalmente di documenti e prove storiche.
Questi sei articoli si propongono di essere una sorta di viaggio scientifico, tra fatti inconfutabili e prove chiare, che dimostrano ciò che ho accennato in questa prefazione.
Sono suddivisi in questo modo:
1. Inesistenza di uno scritto di giurisprudenza attribuibile all’imam Ja’far.
2. Le forti differenze giurisprudenziali tra i sapienti della dottrina sciita.
3. Documenti inaffidabili risalenti all’imam Ja’far.
4. Quando sorgono questioni giurisprudenziali con gli altri musulmani, gli sciiti adottano come regola l’andare contro all’opinione generale.
5. La taqiyya
6. La sostanza del “fiq jafarita”.


Tradotto da "Usturat Al-Fiq Al-Jafari" di Taha Hamid Ad'Dailamy


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domenica 20 ottobre 2013

GLI “IMAM INFALLIBILI” CREANO DIFFERENZE TRA I LORO SEGUACI


Lo studioso sciita Ja’far Al-Subhani, in Adwa Ala Aqa’id Al-Shi’ah Al-Imamiyyah pg. 388:
 “Siamo in grado di dimostrare la necessità dell’infallibilità dell’imam in modi diversi, da più importante di essi. In primo luogo: La imamah, essendo una continuazione della funzione profetica di conservatore e protettore del messaggio, e dal momento che l’imam colma tutte le lacune provocate dal passaggio del Profeta, ne risulta che egli ha necessariamente bisogno di essere infallibile. Perchè se egli dovesse peccare, allora sarebbe in conflitto con lo scopo della sua creazione, primariamente come guida della nazione islamica. L’obbiettivo è quello di guidare la nazione in un percorso corretto, e questo non può accadere se i suoi detti non sono attendibili e se non si può essere certi che egli dica la verità. Se gli fosse consentito commettere errori, dimenticanze e peccati, o di contraddirsi, ne conseguirebbe che le sue parole ed azioni non potrebbero essere credute, e la fiducia del popolo si indebolirebbe, e questo contraddirebbe la ragione della sua investitura...”

Premettendo questa, che è una tipica dichiarazione ufficiale ad uso di seguaci non iniziati o dei sunniti, impegnata a presentante una dottrina logica, chiara e coerente, approfondiamo ulteriormente l’argomento, tramite altre importanti dichiarazioni sciite:
 

Lo studioso sciita Yusuf al-Bahrani nel libro “Al-Duraral Najfiyyah fil-Multaqatat al-Yusufiyyah”, vol.2 pg.300, scrive: “Ciò che è famoso tra i nostri compagni, possa Allah essere soddisfatto di loro, è la taqiyyah nelle loro narrazioni, rispetto alle opinioni del ‘Ammah (i sunniti), ma ci sono delle ragioni per questo. Loro cercano di creare differenze tra gli sciiti, anche quando non ci fossero opinioni simili dalla Sunna. Tra queste narrazioni ciò che ha riportato Thiqat al-Islam (Al-Kulayni) in “Al-Kafi” nel Muwaththaq, da Zurarah, da Abu Ja’far che disse: “Lo interrogai su di una questione, poi venne un altro uomo che gli domandò su di essa e gli diede una risposta differente dalla mia, poi ne venne un terzo e cui diede una risposta totalmente diversa. Quando andarono via , chiesi: “O, figlio del Rasul Allah, sono venuti due sciiti dell’Iraq e ti hanno interrogato, e tu hai dato loro risposte contrastanti”. Lui rispose: “O, Zurarah, questa è una bontà per noi e per voi. Se vi uniste su di una questione, allora la gente crederebbe (nelle narrazioni provenienti) da noi, e sarebbe rendere il nostro e vostro soggiorno breve”.
Poi spiega ancora... “Forse il segreto di ciò, è che se gli sciiti dovessero differire tra loro ed ognuno narrare dal proprio imam ciò che contraddice un’altro, il loro madhab risulterebbe sciocco agli occhi degli Ammah (la Sunna), che li accuserebbero di mentire fabbricando narrazioni e di ignoranza nella religione, diventando così poco importanti ai loro occhi.

Al contrario, se essi fossero concordi su una questione, sarebbero creduti e l’odio per loro, i loro imam e madhab, aumenterebbe, diventando motivo di inimicizia.”
Al-Bahrani, continua...
“Questo è ciò che Al-Shaykh ha narrato in Al-Tahdheeb, nel Sahih ‘Ala A-Dharir, da Salim Bin Abu Abdillah, che disse: “Un uomo gli chiese, mentre ero presente: “A volte vengo in moschea ed alcuni dei nostri compagni stanno pregando l’Asr, mentre altri pregano il Dhor”. Lui rispose: “Ho ordinato loro di fare questo, se pregano in una sola volta saranno riconosciuti e le loro teste mozzate”.

E ciò che Al-Shaikh ha narrato in  Al-Iddah, mursal dalla narrazione di Al-Sadiq, a cui venne chiesto della differenza in timore tra i nostri compagni. Egli rispose: “Ho creato io questa differenza tra loro”.
 E quello che ha narrato in Al-Ihtijaj, con il suo sanad, da Hurayz, da Abu Abdillah, al quale disse: “Nulla mi incuriosisce più che le differenze tra i nostri compagni”. Così lui rispose: “Questo è stato causato da me”.


Anche quello narrato nel libro Ma’ani Al-Akhbar da Al-Khazzaz, da Abu Al-Hasan che gli disse: “La differenza tra i miei compagni è una misericordia per voi”, e: “Se -quello- dovesse accadere, riunirò tutti voi su una materia”.
E ciò che è narrato in Al-Kafi, con il suosanad, da Musa Bin Ashiyam: “Ero con Abu Abdillah quando un uomo gli domandò su un versetto del Libro di Allah e lui rispose, poi venne un’altro e domandò circa lo stesso versetto, ma lui diede una risposta differente, in modo da causarmi molti dubbi (...fino a quando...), mentre ero seduto venne un’altro e cui diede una risposta ancora diversa dalla mia e dei miei compagni. Così mi tranquillizzai capendo che la sua era taqiyyah”.

Infine dice..
“Magari con l’aiuto di queste, si può cercare di capire le corrette narrazioni dalla taqiyyah, confrontandole con il Libro di Allah, e questo è il più forte mezzo di ricompensa, attraverso le prove”.
Il lettore può già capire come questo sia diventato un grosso problema, ancora maggiore quando studiosi come Al-Mufid, dichiarano: “L’infallibilità data da Allah al Suo Hujja (imam) è il successo, la garanzia della protezione dai peccati e dal commettere errori nella Religione di Allah l’Altissimo”. (Tashih l’Tiqadat Al-Imamiyyah, pg.128-130)
 Ci domandiamo, c’è un errore maggiore del giocare con l’interpretazione del Corano, come ha fatto “l’infallibile” nelle narrazioni qui sopra?


Lo studioso sciita Muhammad Rida Al-Muzaffar, in Aqa’id Al-Imamiyyah pg.65, nel discutere le qualità che l’Imam della Ummah deve avere, dice: “Egli ha anche necessità di essere protetto da dimenticanze ed errori, perchè gli imam sono i conservatori delle leggi religiose, e coloro che sovraintendono ad esse. La loro condizione in questo senso è la medesima del Profeta”.

 E quando mai il Profeta (S) ha creato differenze e manipolato orgogliosamente sentenze a favore degli oppressori?

 Che fiducia avere e quale verità trovare se l’imam è impegnato a diffondere menzogne ed inganni, anche tra i propri seguaci?


Autore: Hani

Tradotto da:




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