"...E' questo l'iter che segue la gente dell'innovazione e delle tendenze eretiche; i demoni ispirano loro un principio valido, di cui essi non dubitano, poi balenano a loro delle idee confuse, per mancanza di comprensione, al punto che essi deviano. Ora, tutto questo, per quanto riguarda il principio, va attribuito al demonio, ma se sapessero che in queste questioni il demonio è loro allievo ed impara da loro!
Ciò è quanto mai evidente nella Shi'ah, soprattutto negli Imamiti: inizialmente i demoni dei jinn insinuarono loro l'amore per la Gente della Casa e la dedizione per essa, ed essi quindi videro in ciò uno tra i modi più elevati per avvicinarsi ad Allah. Così sarebbe se essi si fossero fermati a ciò e non vi avessero aggiunto altro..."


Muhyiddin Ibn 'Arabi

"La conoscenza dei pensieri satanici che affiorano alla coscienza" Cap.55 delle "Futuhatu-l-Makkiyyah"
Yusuf al-Naahani "Compagni del Profeta" a cura di Marcello Perego ed. Mimesis



domenica 11 settembre 2011

I PRESUNTI RAPPRESENTANTI DELL’IMAM NASCOSTO

Introduzione

La Shia sostiene che il proprio dodicesimo imam sia andato a nascondersi; l’Occultazione Minore e l’Occultazione Maggiore.
E’ interessante vedere cosa è accaduto dopo che l’imam è andato a nascondersi, vale a dire chi ha preso il suo posto durante la sua assenza.
Quando il dodicesimo imam, presumibilmente, andò in occultazione minore, varie persone si presentarono come rappresentanti dell’imam, a gestire il controllo di una rete di persone che ricopriva gran parte del mondo islamico, allo scopo di raccogliere denaro in nome dell’imam nascosto.
Il primo capo di questa rete era un uomo, auto nominatosi collettore del Khums , ed il suo nome era Uthman Ibn Said Al-Amri.

Tutti i seguaci degli imam sono tenuti a versare un quinto del loro guadagno ai rappresentanti dell’imam. Questa tassa è chiamata Khums, ed è un obbligo (wajibat) della fede sciita.
(Questa pratica del Khums continua fino ad oggi e gli sciiti versano questa tassa religiosa che finisce nelle tasche dei loro ayatollah).

Morte dell’undicesimo imam
La situazione al tempo fu che l’undicesimo imam, Hasan Al-Askhari, morì senza una discendenza.
Uthman Ibn Said risolse questa situazione in modo interessante: dichiarò che Hasan Al-Askhari, prima di morire, aveva lasciato un figlio. Questo bambino aveva presumibilmente quattro anni e si chiamava Muhammad. Secondo Uthman Ibn Said, questo bambino era l’Imam che era andato in occultazione a nessuno tranne lui poteva avere con lui contatti. E da quel momento in poi, Uthman Ibn Said avrebbe agito come wakil (rappresentante) dell’imam nascosto e raccolto fondi in suo nome.

La verità è che Hasan Al-Askhari non ebbe nessun figlio e ci sono una sovrabbondanza di prove storiche per dimostrarlo. Tutti gli storici secolari attestano questo fatto, e anzi, molte sette sciite affermano che Hasan Al-Askhari non ebbe figli. E’ solo la Shia Ithna Ashari ed alcuni altri rami che credono in questo figlio misterioso.
La famiglia di Hasan Al-Askhari era completamente all’oscuro dell’esistenza di qualsiasi suo bambino e la sua proprietà venne divisa tra suo fratello Jafar e sua madre (invece di qualsiasi figlio).
Se Hasan Al-Askhari ebbe un figlio, allora perché la sua famiglia non gli assegnò una parte dell’eredità?
Per far fronte a questa discrepanza Uthman Ibn Said ed i suoi risposero denunciando Jafar, il fratello dell’imam Hasan Al-Askhari, definendolo Al-Kaddab (il bugiardo).
Moojan Momen scrive in “An introduction to Shi’i Islam” (Londra, 1985, pag.162) : “Jafar rimase incrollabile nella sua affermazione che il fratello (Hasan Al-Askhari) non aveva progenie”.
Per questo la Shia accusa Jafar di essere un ladro che vuole sottrarle l’imam nascosto.
Va fatto notare che Jafar, secondo il credo sciita, sarebbe parte dell’Ahl Al-Bayt, ma gli Ithna Ashari preferirono abbandonare Jafar per seguire Uthman Ibn Said.

Uthman Ibn Said diffuse questa straordinaria favola di un figlio nato ad Hasan Al-Askhari.
A tempo debito venne messa in circolazione una storia fantastica circa l’unione di Hasan Al-Askhari ed una schiava bizantina, chiamata variabilmente Malika,Narjis, Sawsan o Mulaykah.
Lei viene menzionata come figlia di Yoshua, figlio dell’imperatore di Bisanzio, la cui madre era diretta discendente dell’apostolo Simon Pietro.
(L’imperatore di Bisanzio a quel tempo era Basilio I e non risulta che avesse un figlio con un nome simile a Yoshua o che parte della sua discendenza avesse il sangue di Simon Pietro. Vedi anche : http://it.wikipedia.org/wiki/Basilio_I_di_Bisanzio#Matrimoni_e_discendenza)
La storia continua a raccontare di come la principessa bizantina venne catturata e fatta schiava dall’esercito musulmano, di come in fine venne venduta ad Hasan Al-Askhari, della sua gravidanza straordinaria e la soprannaturale nascita di un figlio segreto, del quale nessuno, a parte Uthman Ibn Said e la sua cerchia sapeva nulla. Tutto quello che riguarda questo bambino è avvolto in una nube densa ed impenetrabile di mistero.

I quattro rappresentanti
Uthman Ibn Said rimase il “rappresentante dell’imam nascosto” per un certo numero di anni. In tutto quel tempo era l’unico legame che gli sciiti avevano con il loro imam. Durante questo periodo egli fornì alla comunità sciita, attraverso tawqi’at (comunicazioni scritte con firma autografa), ciò che egli sosteneva fossero messaggi per la comunità da parte dell’imam nascosto.
Molte di queste comunicazioni, ancora conservate in libri come Kitab Al-Ghaybah di At-Tusi, riguardano la denuncia di altri pretendenti alla carica di rappresentante dell’imam.
In realtà, molte persone avevano realizzato quanto fosse lucrativa la posizione che Uthman Ibn Said si era creato, ma lui bloccò i loro sforzi con tawqi’at che li definivano bugiardi ed imbroglioni.
La letteratura sciita che si occupa di Uthman Ibn Said come delegato dell’imam, è colma di riferimenti al denaro raccolto presso i seguaci sciiti.
Quando Uthman Ibn Said morì, suo figlio Abu Jafar Muhammad presentò una comunicazione scritta dell’imam nascosto secondo la quale egli stesso veniva nominato secondo rappresentante, una posizione che mantenne per circa cinquant’anni.
Anche lui, come il padre, dovette confrontarsi con diversi rivali pretendenti la sua posizione, ma le tawqi’at che prontamente presentò per denunciarli e rafforzare la propria posizione, gli consentirono di rimuovere tutti gli ostacoli e godere del sostegno del popolo credulone sciita.
Abu Jafar Muhammad venne seguito in questa posizione da Abul Qasim Ibn Rawh An-Nawbakhti, un rampollo di questa influente e potente famiglia di Baghdad.
Prima di succedere ad Abu Jafar Muhammad, Abul Qasim era il suo aiutante, capo della raccolta delle imposte del Khums sciita.
Come i suoi due predecessori, anche lui ebbe a che fare con pretendenti rivali, uno dei quali, Muhammad Ibn Ali Ash-Shalmaghani, abituato ad essere suo complice.
E’ riportato nel libro di At-Tusi, Kitab Al-Ghaybah, che abbia dichiarato: “Sapevamo esattamente cosa facevamo con Abul Qasim Ibn Rawh. Eravamo abituati a lottare come cani su questa materia (la rappresentanza)”.
Quando nel 326 E. Abul Qasim An-Nawbakhti morì, assunse la sua posizione di rappresentante Abul Hasan As-Samarri. Considerato che i primi tre rappresentanti sono stati astuti manipolatori, Abul Hasan As-Samarri dimostrò di essere una persona più coscienziosa. Durante i suoi tre anni come rappresentante, ci fu un improvviso calo di tawqi’at.
Al suo letto di morte, gli vene chiesto chi sarebbe stato il suo successore, e lui rispose che Allah avrebbe adempiuto alla questione.
Ci domandiamo, questo potrebbe essere visto come un suo rifiuto di perpetrare un inganno che era andato avanti per troppo tempo?
Abul Hasan As-Samarri ha anche presentato una tawqi’at, in cui l’imam dichiara che da quel giorno fino al giorno della sua ricomparsa egli non sarà mai più visto, e che chiunque nel frattempo pretenda di vederlo è un bugiardo.
Così, dopo più o meno 70 anni, la “porta di contatto” con l’ultimo imam si chiuse.
Gli sciiti duodecimani definiscono il periodo, in cui avvenne il contatto tra l’imam ed i suoi rappresentanti-esattori delle imposte, come Occultazione Minore (Al-Ghaybah As-Sughra), mentre dalla morte dell’ultimo rappresentante ad oggi la Grande Occultazione (Al-Ghaybah Al-Kubar).
L’Occultazione maggiore dura da più di mille anni.

Conclusione
Quando si analizza la letteratura classica sciita, in cui sono illustrate le attività dei quattro rappresentanti, si è colpiti dal tema ricorrente del denaro. I rappresentanti dell’imam nascosto, sono quasi sempre citati in relazione alla ricezione e raccolta di “soldi dell’imam” dai suoi fedeli seguaci.
Vi è una scioccante mancanza di qualsiasi attività di tipo accademico o spirituale. Non uno solo dei quattro ha il merito di aver raccolto un libro, nonostante la comunione esclusiva con “l’ultimo imam, unico depositario dell’eredità del Profeta”, secondo la credenza sciita.
La comunità sciita non ha mai avuto il privilegio di vedere o incontrare la persona che credevano essere l’autore delle tawqi’at. La loro esperienza si è limitata nel ricevere ciò che il rappresentante presentava loro.
Anche l’argomento della grafia coerente in tutte le varie tawqi’at è il più malconcio da portare
come prova.
Non c’è nulla oltre al fatto che l’esistenza dell’imam nascosto poggia sull’accettazione della parole di questi quattro rappresentanti.
Questo concetto, di qualcuno nascosto che scrive comunicati, non ha nessun fondamento nell’Islam.
Se c’era bisogno di questo, allora perché non poteva essere il Profeta ad inviare delle tawqi’at?
Ed in ogni caso, mai il Profeta Muhammad (S) ha fatto una cosa del genere.

Questa convinzione è una convinzione mushrik (di associazione di divinità) adottata dal concetto cristiano di Spirito Santo.
Proprio come i cristiani affermano di entrare in contatto con lo Spirito Santo, allo stesso modo gli sciiti sostengono questo per il loro l’imam nascosto.
Molti seguaci sciiti oggi pregano l’imam Mahdi per ricevere aiuto, proprio come i cristiani con lo Spirito Santo.
Durante una riunione religiosa l’imam nascosto può presumibilmente presenziare insieme ai fedeli, esattamente come per i cristiani che invocano la presenza dello Spirito Santo (spesso adottando la medesima gestualità ed emotività spinta).
E proprio come la Chiesa Cattolica si arricchisce con le donazioni dei suoi seguaci, così anche i rappresentanti dell’imam si arricchiscono con le tasse dei loro seguaci sciiti.
Oggi in Iran e non solo, gli ayatollah sciiti sono multi milionari ed anche miliardari. Essi sfruttano al religione per soldi, prestigio e potere. Questi ayatollah pretendono di essere rappresentanti dell’imam nascosto, Al-Mahdi, e di amministrare i soldi in suo nome.
Forse la più grande frode di rappresentanza dell’imam nascosto è stata ideata dall’imam Khomeini, che ha ingannato l’intera comunità sciita.
Khomeini ha sostenuto la Wilayat Ul-Faqih e si faceva chiamare Wilayat Ul-Mutqala, nel senso che egli aveva assoluta autorità da parte di Allah come “rappresentante” dell’imam in sua assenza.
Come i quattro rappresentanti durante l’Occultazione Minore che condannavano i pretendenti rivali, così anche Khomeini mise agli arresti domiciliari molti altri ayatollah, che si interrogavano sulla sua posizione di rappresentante dell’imam. Questi ayatollah rivali hanno denunciato la Wilayat Ul-Faqih come una frode, ma Khomeini ha azzittito ogni minaccia dopo la sua ascesa al potere.

In effetti la ragione di fondo per cui gli ayatollah sciiti predicano il concetto degli “imam infallibili”, non è nel timore dei loro dodici imam, ma piuttosto il reale obbiettivo è garantire la propria posizione di potere come rappresentanti di questi defunti “imam infallibili”.

Articolo scritto da Ibn Al-Hashimi
Fonti: http://www.schiiten.com/backup/AhlelBayt.com/www.ahlelbayt.com/articles/imamah/fraud.html
http://www.imamreza.net/eng/imamreza.php?id=6519

Articolo pubblicabile riportando la fonte: http://studiamolashia.blogspot.com/